CARENZA DI MEDICI IN ITALIA
C’è qualcosa di veramente osceno nello spreco dei medici che facciamo in Italia. In sintesi, ed è tutto documento con numeri e fatti: a fronte di giovani che non trovano lavoro ed emigrano, di laureati e laureandi che fanno i lavoretti da gig economy, ci consentiamo il lusso di gettare alle ortiche almeno 10mila posti di lavoro, i medici che mancano all’appello nell’Italia condannata all’eterna emergenza. Anche sanitaria.
Infatti, a fronte di questo buco nero che andrà sempre più allargandosi, ci sono alcune regioni, come per esempio il Molise e il Veneto, che sono state costrette ad assumere medici in pensione, con contratti a tempo determinato, per coprire i vuoti in organico negli ospedali. Vuoti che riguardano il servizio di pronto soccorso come una serie di attività specialistiche per le quali poi il cittadino normale deve fare liste d’attesa interminabili (altro spreco di una Sanità con troppe ombre che si sommano tante luci, a partire dal fatto che abbiamo un Servizio sanitario universale, cioè garantito a tutti).
Andando poi a vedere da vicino dove mancano più medici, scoprite la ciliegina sulla torta di questa commedia dell’assurdo. Indovinate la regione dove servono più medici e dove ci sono più posti da coprire? La Sicilia. La stessa regione dove i giovani, anche bravi e preparati, si arrangiano con sovvenzioni e contributi di varia natura, oppure fanno lavori in nero, oppure decidono, ancora una volta di emigrare.
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MANCANZA DI MEDICI IN MOLISE
Ci riempiamo sempre la bocca sulla necessità di non sprecare il capitale umano di questo benedetto Paese, e poi che cosa scopriamo? Semplicemente che nell’Italia della disoccupazione record, entro il 2025 all’appello mancheranno ben 11.800 medici di famiglia e 16.700 specialisti. Posti vuoti. A lanciare l’allarme sono la Federazione delle aziende sanitarie pubbliche (Fiaso), i vari sindacati dei medici, a partire dall’Anaao- Assomed, per non parlare delle stesse amministrazioni regionali che controllano il rubinetto e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale. Un patrimonio del Paese, con tutte le sue inefficienze comprese, da difendere e semmai rafforzare, dopo che ha superato i 40 anni di età (è stato varato nel 1978).
L’ultimo caso è quello del Veneto e del Molise dove, a causa della carenza di medici, l’Azienda sanitaria regionale (ASREM) è stata costretta a richiamare al lavoro quelli già in pensione. In Molise non è una novità il fatto che spesso l’ASREM non riesca ad assegnare i posti di lavoro non solo per lo scarso numero di partecipanti ai concorsi ma anche perché, in molti casi, i vincitori rinunciano all’incarico ottenuto e scelgono di lavorare altrove ma, quello della mancanza di medici, è ormai un problema che, a breve, dovranno fronteggiare anche altre regioni a partire dalla Sicilia. Qui, secondo ANAAO Assomed, uno dei più importanti sindacati del settore, da oggi al 2025 mancheranno circa 2.251 specialisti. Segue il Piemonte che dovrà fare fronte alla mancanza di 2.004 medici.
NUMERO DI MEDICI IN ITALIA
Uno spreco incredibile, ben documentato anche dalle statistiche presentate da ANAAO Assomed: allo stato attuale, i medici vanno in pensione a 65 anni. Secondo il sindacato, la curva dei pensionamenti raggiungerà il suo culmine tra il 2019 e il 2022 con uscite intorno a 6000/7000 medici l’anno. Entro il 2025, dei circa 105.000 medici impiegati nel settore pubblico, circa 52mila andranno in pensione. Dal confronto dei dati relativi ai pensionamenti e le nuove assunzioni da parte del Sistema Sanitario Nazionale di nuovi medici specializzati, ANAAO Assomed ha evidenziato che tra le specializzazioni che si troveranno a far fronte alla carenza di specialisti saranno soprattutto: pediatria, anestesia e rianimazione, medicina d’urgenza, medicina interna, chirurgia generale, radiodiagnostica, malattie dell’apparato cardiocircolatorio, ginecologia, psichiatria e ortopedia.
In assenza di una politica di assunzioni mirata, le uscite stimate per via dei pensionamenti non saranno bilanciate dalle nuove assunzioni.
MANCANZA DI MEDICI IN ITALIA
Ad alimentare questo spreco ci sono almeno due precise responsabilità politiche e amministrative. Mancano i medici, quelli che sono al lavoro negli ospedali sono sempre più anziani e poco aggiornati (nel 51,5 per cento dei casi hanno superato i 55 anni), il numero di quelli andati in pensione non è stato coperto integralmente a causa dei blocchi del turnover e intanto nelle facoltà di Medicina continua ad andare in onda la farsa degli ingressi a numero chiuso. Chiusissimo. Senza contare che, anche eliminando il numero chiuso nelle Facoltà di medicina, bisognerebbe attendere almeno 9-10 anni per vederne gli effetti in termini di disponibilità in organico. Stessa storia nelle scuole di specializzazione, dove non si fa altro che tagliare, tagliare, tagliare. Nel corso degli anni, proprio per ridurre i costi, è stato previsto un numero inferiore di borse di specializzazione rispetto a quello effettivamente necessario. Con i poveri specializzandi che, su ordine di qualche barone di turno, fanno turni massacranti, senza pause e senza ferie, come è stato denunciato da migliaia di questi giovani. A questo si aggiunge anche il dimezzamento dei posti da primario, una situazione che ha finito per demotivare tantissimi medici a perseguire la carriera proprio perché senza sbocchi.
Le associazioni, inoltre, denunciano condizioni di lavoro sempre più difficili per via del numero insufficiente di lavoratori, sia negli ospedali che nei servizi territoriali. Una politica miope che lascia che le cose continuino ad andare nella direzione dello spreco di posti di lavoro. E di un danno enorme per l’assistenza sanitaria: perché alla mancanza dei medici corrisponde un servizio più scadente, in particolare per le fasce più deboli della popolazione che non possono permettersi il lusso dell’assistenza sanitaria privata. Tra l’altro molti medici, anche neolaureati, stanno scegliendo la strada dell’emigrazione: non ci sono dati precisi su quanti medici, ogni anno, lasciano l’Italia però, secondo le rilevazioni Enpam e Eurispes, si parla di circa mille ogni anno. Il numero potrebbe essere però più elevato.
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CARENZA MEDICI SPECIALISTI IN ITALIA
Anche la macchina burocratica ha le sue colpe. A forza di lottizzare posti di primari e capi, vice, e dirigenti vari, nelle diverse strutture sanitarie si è perso qualsiasi contatto con la realtà del mercato del lavoro in questo settore. Solo un Paese sciagurato come l’Italia può arrivare a questa formula suicida di accesso alla professione medica, che garantisce il combinato disposto di un doppio spreco: lavoro gettato alle ortiche e assistenza sanitaria pubblica sempre più a rischio. Gli unici a potersi consolare sono i medici già in attività: guarda caso, il 40 per cento di loro sono figli di medici.
CARENZA INFERMIERI IN ITALIA
Ma non mancano solo i medici in Italia: scarseggiano anche gli infermieri. Come ha dichiarato il sottosegretario alla Salute Armando Bartolazzi alla Federazione nazionale degli ordini degli infermieri (Fnopi), in Italia servono 53mila infermieri. Circa 22mila quelli che andranno in pensione. Una carenza che, ovviamente, potrebbe avere delle conseguenze sull’accesso alle cure e sull’assistenza.
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CAUSE PENALI CONTRO I MEDICI
C’è infine un ultimo capitolo, non marginale, in questo colossale spreco di risorse umane. Di un’Italia insostenibile, per quanto riguarda il rapporto tra formazione e lavoro. Come nella scuola vanno di moda gli attacchi per via giudiziaria da parte delle famiglie contro gli insegnanti e i presidi, così rispetto ai medici abbiamo scoperto la via giudiziaria per risolvere, o meglio: non risolvere, i guai che pure abbiamo in materia di malasanità. Pensate: ogni anno si contano 35.600 azioni legali contro i medici. Ma il 95 per cento di quelle penali e il 70 per cento di quelle civili finiscono con il proscioglimento. I più colpiti dai contenziosi sono i chirurghi, con il 45 per cento dei sinistri, come denunciato dall’Acoi, l’Associazione dei chirurghi ospedalieri.
Ora, non vogliamo fare una difesa corporativa della categoria, e abbiamo spesso denunciato sul nostro sito Non sprecare casi di medici irresponsabili e incompetenti. Ma questa valanga di contenziosi non porta da nessuna parte. Non protegge i cittadini-utenti, che fanno comunque fatica ad avere giustizia in caso di errori gravi e negligenze, e scoraggia i medici. Fino a fare passare la voglia di esercitare questa preziosa e nobile attività. I medici, infatti, per proteggersi dalla valanga giudiziaria, devono sottoscrivere costose e talvolta inefficaci polizze, pagare stuoli di avvocati (la medicina difensiva, così si chiama in gergo, costa un miliardo l’anno), ed evitare di prendersi qualsiasi responsabilità, quando pure sono indispensabili. E allora che cosa accade? I più giovani scelgono la via breve: rinunciano a questo mestiere. E il cerchio dello spreco dei medici si stringe come un cappio al collo degli italiani.
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