L’universo delle case popolari in Italia è il regno degli abusi e degli sprechi. Esiste, in diverse regioni e non sono nell’Italia meridionale, un vero e proprio racket, un giro malavitoso che controlla l’assegnazione di questi alloggi. Dove con molta frequenza finiscono persone che non ne hanno alcun diritto, ed anche a prezzi stracciati. Poi c’è lo spreco della manutenzione e dell’incuria: non si fanno i lavori necessari a mantenere in modo decorso stabili e quartieri, il comune chiude entrambi gli occhi e neanche sa quanti appartamenti possiede. E dove si trovano.
CASE POPOLARI A NEW YORK
Tutto il sistema italiano si regge sull’assistenzialismo, sullo spreco e sull’indifferenza: chi ha una casa in affitto, anche a prezzi stracciati, è probabile che non abbia voglia di tirare fuori neanche un euro per lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Alla fine, il conto di questa anarchia lo pagano le coppie giovani che non possono accedere né all’universo inquinato delle case popolari né ai mutui in banca, che comunque restano proibitivi, anche considerando il livello molto basso di salari e stipendi. Un modello di soluzione arriva da New, dove pure non mancano problemi abitativi, ma dove è stato creato un meccanismo che incentiva acquisti, manutenzione e convivenza, sul filo della logica del condominio condiviso.
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COME SI ASSEGNANO CASE POPOLARI A NEW YORK
Le case popolari a New York si assegnano secondo graduatorie molto rigorose, dove non c’è spazio per il clan della malavita o per i clandestini fuorilegge. Ma sono previsti, e qui sta la novità del meccanismo, una serie di passaggi successivi. Se tutti gli inquilini di un palazzo, all’unanimità, intendono comprare il loro appartamento, formano una cooperativa, vanno negli uffici comunali, ricevono la richiesta super scontata (dal 30 al 50 per cento del valore di mercato della casa) e procedono all’acquisto.
IL MODELLO CASE POPOLARI DI NEW YORK
Una volta diventati proprietari, e non più inquilini, i cittadini di New York che vivono nelle case popolari hanno tutto l’interesse a tenere in buone condizioni non solo le loro case, ma tutti gli spazi condivisi. Da qui un arredo urbano nei quartieri popolari più che decente. Se poi il proprietario di un alloggio popolare, acquistato a prezzo super scontato e con un mutuo molto basso, decide di vendere, cosa che può fare, scatta un altro vincolo. Molto interessante a proposito di condominio condiviso. Una percentuale tra il 25 e il 35 per cento della differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita dell’immobile (in pratica il guadagno del proprietario che ha deciso di vendere) deve essere versata alla cooperativa. Per spese future di migliorie del palazzo o anche per eventuali emergenze. Notate come in questo meccanismo, molto fluido e trasparente, non ci sono zone d’ombra né assistenzialismo o bonus di qualsiasi genere. Si aiuta chi davvero ne ha bisogno e chi è intenzionato a fare cose utili nell’interesse di tutta la collettività.
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