Gli italiani hanno ormai ingoiato una vera patrimoniale sulla casa, ben dissimulata nella giungla dei nomi e dei numeri ballerini, e adesso bisogna fare i conti con gli effetti strutturali, sull’economia e sulla vita delle famiglie, di un fenomeno a prova di qualsiasi verifica contabile: la progressione esponenziale delle tasse sugli immobili.
TASSE SULLA CASA. Partendo dal governo di Giuliano Amato (1992), quando fu varata l’Ici, in un’altra stagione di conti pubblici a rischio e stangate a vista, possiamo dire che il prelievo complessivo è schizzato dall’1 per cento del pil a oltre il 2,5 per cento. Nel frattempo il governo di Silvio Berlusconi del 2008 ha abolito l’Ici sulla prima casa (una promessa vincente in campagna elettorale), e quello del 2012, di nuovo con l’Italia sull’orlo del baratro, ha introdotto l’Imu, sempre escludendo l’abitazione principale. Poi è arrivato Mario Monti, altra accelerazione delle imposte e altra tosatura per i proprietari di immobili, e adesso è in campo il governo di Enrico Letta con i suoi pasticci e le sue incertezze in materia fiscale. Risultato: dall’Ici all’Imu il gettito fiscale è raddoppiato e il conto complessivo in termini di tasse, al momento, è di oltre 30 miliardi di euro l’anno. Al momento, perché restano da definire alcuni dettagli non proprio irrilevanti, come per esempio quanto si pagherà in termini di tassazione immobiliare per lo smaltimento dei rifiuti e l’eventuale reintroduzione dell’Irpef sulla seconda casa.
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IL MERCATO IMMOBILIARE IN EUROPA. Sia chiaro: partivamo da livelli molto bassi, troppo bassi, di tassazione immobiliare. Lo aveva detto con parole forti ed esplicite Vincenzo Visco, dal pulpito della Banca d’Italia e ancora prima di diventare Governatore: «In Italia la proprietà immobiliare gode di un regime fiscale più leggero di quanto accade in altri paesi europei». Vero, almeno all’epoca del discorso di Visco. Con tre considerazioni, però, da aggiungere alle analisi della Banca d’Italia che poggiano innanzitutto sui dati dell’Ocse e di Eurostat. La prima considerazione è che la media europea della tassazione immobiliare è pari all’1,4 per cento del pil, dunque più di un punto in meno rispetto agli attuali livelli dell’Italia. E inoltre si tratta di valori piuttosto variabili, paese per paese, laddove in Francia siamo all’1,8 e in Gran Bretagna schizziamo al 3 per cento. Con il particolare, però, che in Inghilterra il mercato immobiliare, a differenza dell’Italia, non solo non è in caduta libera, ma sembra destinato a crescere continuamente. Anche in piena recessione economica, o quasi. Nel mese di settembre 2013, infatti, i prezzi delle case in Gran Bretagna sono aumentati del 5 per cento rispetto all’anno precedente, grazie all’effervescenza del mercato e alla forte domanda di immobili. E questo che cosa significa per i cittadini inglesi? Semplicemente che pagano più tasse, ma il valore delle loro case aumenta continuamente. E anche in Germania, dove la tassazione immobiliare è decisa nei diversi lander, nel 2013 c’è stato un aumento del 4 per cento della domanda di nuove abitazioni. Dunque, il mercato regge, i giovani possono acquistare case e i proprietari beneficiano di un aumento del valore degli immobili.
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CASE PREZZI IN DISCESA. In Italia il mercato immobiliare, anche questo è un dato della Banca d’Italia, è precipitato del 20 per cento dai valori del 2008, e si prevede un’ulteriore discesa nel 2014 e, forse, una stabilizzazione dei prezzi (verso il basso) nel 2015. Le case degli italiani valgono sempre meno, le tasse invece volano sempre più in alto. Lo scenario è da brivido se si tiene presente, e questa è la seconda considerazione rispetto alle autorevoli parole di Visco, che tre famiglie italiane su quattro hanno una casa di proprietà, e quasi il 14 per cento delle famiglie paga, o dovrebbe pagare, un mutuo. La casa in Italia è stata per mezzo secolo, dal secondo dopoguerra, il luogo della sicurezza, dello status, della crescita economica e civile, del benessere faticosamente conquistato, di un risparmio privato che rappresenta il vero tesoro del sistema Italia. Stangare tutto questo, con una progressione così cruenta, è un colpo al cuore del Paese, prima che alle tasche dei cittadini.
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TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA PER DIMINUIRE LE TASSE. Infine, nessuno può dimenticare, con un minimo di onestà intellettuale e di corretta analisi dei dati e dei fenomeni, che le stangate fiscali sugli immobili, a getto continuo e progressivo, sono i frutti avvelenati di ciò che la politica, e un’intera classe dirigente, non sono mai riusciti a fare, da anni, troppi anni: una razionalizzazione della spesa pubblica. Cioè un taglio secco degli sprechi e dei privilegi, di amministratori pubblici e di tribù corporative che ormai appartengono al tessuto della società italiana. Non siamo riusciti a tagliare la spesa pubblica improduttiva, abbiamo scialato (quanti sprechi…) in quelle amministrazioni locali che adesso fanno a gara per aumentare le aliquote fiscali e piangono miseria per i servizi dei cittadini che non possono garantire. L’onda di un mare in tempesta così ci ha travolto. E sulla casa abbiamo ripetuto il film del bancomat applicato alla benzina: più tasse, tanto è semplice incassare, con la vastità dei soggetti da colpire ( automobilisti o proprietari di immobili) e nonostante i mille equivoci sui tempi e sulle modalità di pagamento. Tutto a buon rendere, fino a quando gli italiani riusciranno a resistere.
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