Che fare quando si preferisce un figlio

Tutti lo negano, ma la preferenza esiste nel 65 per cento delle famiglie. Una su tre

Che fare quando si preferisce un figlio

Nessuno lo ammette, e tutti lo negano, ma la preferenza di un figlio rispetto ad altri, da parte di uno o entrambi i genitori, è molto diffusa. Secondo uno studio dell’Università della California, pubblicato sul Journal of Family Psychology, la preferenza da parte di un genitore esiste nel 65 per cento delle famiglie. Una su tre.

Avere una preferenza, anche se la stessa idea viene spesso rimossa da madri e padri, è umana e comprensibile, anche se può generare sensi di colpa. In realtà, la sua naturalezza nasce dal fatto che quasi sempre la preferenza nasce dalla migliore sintonia e affinità che si possono avere con un figlio rispetto a un altro, e non si traduce necessariamente in un amore superiore tra figli diversi.

La preferenza può nascere anche dalla condizione del figlio scelto. Si tratta del più piccolo, e rischia di essere maltrattato dai fratelli o dalle sorelle maggiori; è meno simpatico degli altri e fa fatica ad avere amicizie e relazioni; ha problemi fisici o psicologici. Poi ci sono preferenze che nascono dal fatto che in un figlio ci si rispecchia di più, lo si sente più vicino al proprio carattere e al proprio modo di approcciare la vita.

Ma che cosa succede ai figli che avvertono le preferenze nei confronti di uno di loro? Potrebbero non accorgersene, come potrebbero ignorare l’atteggiamento del genitore che ha fatto questa scelta, ma in alcuni casi si generano sofferenze (anche molto nascoste), dolori, insicurezze, ansia e scarsa autostima. Il privilegiato, invece, corre il rischio di sentirsi sul piedistallo, di coltivare un senso di superiorità e di compromettere il rapporto con fratelli e sorelle.

In ogni caso, la preferenza di un figlio rispetto agli altri non va dissimulata, almeno con sé stessi. E tantomeno esibita.

  • Scavare sulle cause. Senza auto-flagellarsi e senza coltivare inutili sensi di colpa, una prima cosa utile, per non sprecare i legami familiari in virtù di una possibile preferenza, è scavare con leggerezza sulle sue cause. Si tratta di una scelta momentanea? C’è insofferenza nei confronti degli altri figli? C’è qualcuno che sentiamo più vicino in un particolare momento? Dalle risposte dipendono le azioni conseguenti. Per esempio: se la preferenza nasce da un distacco con un altro figlio, è su questo versante che bisogna lavorare per recuperare il rapporto, piuttosto che preoccuparsi troppo della preferenza mostrata. Ancora: la preferenza, anche inconscia, può nascere da una causa banalissima. Un figlio è più facile da gestire rispetto a un altro.
  • Non alterare gli equilibri. Una preferenza può essere naturale, ma modificare gli equilibri naturali all’interno della famiglia può creare degli scompensi molto pericolosi. Qui serve uno sforzo, per non dare più affetto, e anche più attenzioni concrete e materiali a uno dei figli. Sarebbe comunque ingiusto.
  • Evitare i paragoni. Una volta che la preferenza non comporta un disequilibrio nell’affetto e negli interessi, è bene evitare qualsiasi paragone tra i figli. E giocare sulla leggerezza per sdrammatizzare anche casi evidenti di disallineamento tra i figli. In famiglia le diversità vanno sempre vissute come delle risorse e non come dei traumi.
  • Non alimentare tensioni tra fratelli. In ogni caso una preferenza non deve alimentare le tensioni tra fratelli. Un bravo genitore è capace di trasmettere il senso dell’unità e ispirare i figli alla continua ricerca della complicità, più che della competizione o, peggio della divisione. E questo anche se c’è l’ombra della debolezza di una preferenza a favore di un figlio.

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