«Chi non ha lavorato seriamente non va condonato. L’idea di avere incentivi più alti al Nord perché c’è meno sole rispetto al Meridione ci lascia perplessi. In poche parole: il settore fotovoltaico chiede soprattutto certezze e stabilità per poter lavorare in modo sereno». È chiarissimo Claudio Andrea Gemme, presidente dell’Anie (Federazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche) di Confindustria, in occasione della presentazione della monografia/dosser Costi e benefici del fotovoltaico del Gifi (Gruppo imprese fotovoltaiche italiane). Gemme è nettamente contrario a un condono tombale per le rinnovabili ma non è d’accordo nemmeno con la bozza contenuta nell’articolo 47 del decreto Sviluppo (che dovrebbe essere soppresso), che sotto la spinta di gruppi ben radicati nel Settentrione, introdurrebbe incentivi differenziati e più favorevoli al Nord rispetto al Meridione, richiesta basata sul fatto che gli impianti solari meridionali grazie al sole più forte producono (e quindi guadagnano) di più di quelli piazzati a latitudini maggiori. La stessa perplessità è stata espressa anche dalle altre associazioni di categoria: Assosolare e Aper. Ma il punto che Gemme ha tenuto a sottolineare è uno: le regole non possono cambiare ogni tre mesi perché chi «opera nel fotovoltaico non può navigare a vista».
TRA INCENTIVI E SVILUPPO – Un concetto che è stato ripreso e sviluppato da Valerio Natalizia, presidente di Gifi. Illustrando i dati più che lusinghieri del settore fotovoltaico italiano – senza nascondere l’aiuto fornito dagli incentivi, in particolare quelli del terzo conto energia, ma tenendo ben presente che «gli incentivi alle rinnovabili sono un investimento e non un costo» – Natalizia ha rimarcato che «nel 2011 l’Italia sarà probabilmente il primo mercato al mondo per potenza fotovoltaica installata e può rappresentare un modello di riferimento». L’idea del dossier nasce proprio dall’esigenza di far conoscere ai cittadini il «buono» del fotovoltaico italiano: 40 miliardi di investimenti all’anno, in gran parte privati e anche dall’estero, 100 mila posti di lavoro tra i quali 20 mila diretti e con un’età media inferiore a 35 anni, gettito Iva garantito allo Stato di 4 miliardi di euro nel 2010. «Il settore, quindi», ha aggiunto Natalizia, «non può e non deve essere identificato con malavita, approfittatori e avventurieri delle rinnovabili, distruzione del paesaggio o solo come qualcosa che genera costi». Anche se, come ha riconosciuto, oggi senza incentivi la gran parte del settore fotovoltaico non potrebbe sopravvivere.
BOLLETTA – Natalizia con i dati del dossier ha ribattuto alle due principali accuse che vengono rivolte al fotovoltaico: pesare sulle bollette delle famiglie italiane e gli incentivi che finiscono in gran parte dall’estero. «Sul lungo periodo il 70% degli investimenti resta in Italia», ha precisato, «perché è un falso mito il fatto che in Italia non ci sia una filiera del fotovoltaico: non bisogna focalizzarsi solo sui moduli, c’è un indotto molto sviluppato». Secondo Natalizia l’onere relativo all’incentivazione del fotovoltaico è solo l’1,5% della bolletta elettrica totale.
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