Gli smartwatch sono diventati un prodotto di largo consumo nell’universo dei gadget tecnologici: se ne vendono più di 180 milioni di pezzi all’anno. Ma adesso si pone un problema di sicurezza, rispetto ai materiali che vengono usati. Uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Science & Technology Letters, e realizzato presso l’università Notre Dame dell’Indiana, in America, ha fatto venire alla luce la presenza massiccia nei cinturini degli smartwatch dei famigerati PFAS, i circa 8mila composti chimici che vengono utilizzati per rendere gli oggetti di centinaia di categorie merceologiche più resistenti all’acqua.In particolare i cinturini contengono una quantità elevata di acido perfluoroesanoico (PFHxA), considerato cancerogeno e altamente rischioso specie per il fegato e per i reni. Questa sostanza tossica ha la caratteristica, funzionale all’uso degli smartwatch, di restare inalterata anche in seguito a un prolungato contatto con la pelle. Lo stesso discorso, con gli stessi rischi, riguarda i fitness tracker, i braccialetti che si indossano al polso per misurare in tempo reale la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca, i chilometri percorsi a piedi. Li usa un americano su cinque, e di solito sono indossati per 11 ore al giorno, di media.
Leggi anche:
- Pfas: cosa sono e come si possono ridurre
- Quanta plastica abbiamo nel corpo
- Bastoncini di pesce: tutti i punti critici in due test
Vuoi conoscere una selezione delle nostre notizie?
- Iscriviti alla nostra Newsletter cliccando qui;
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite;
- Seguici su Facebook, Instagram e Pinterest.