Leggo questa notizia e salto dalla sedia: a Città del Messico è possibile vendere i rifiuti, e fare la spesa con i soldi ricavati dalla cessione dell’immondizia. Conosco bene la capitale messicana, vi sono stato più volte e mi ha sempre colpito l’altissimo livello di inquinamento. Ricordo i cartelli lungo le strade del centro della città: Non fate jogging alle prime ore del mattino perchè l’aria che respirate è sporca. Eppure, anche a Città del Messico, si sta facendo strada la convinzione che i rifiuti da problemi possono trasformarsi in risorse. Per incentivare la raccolta differenziata, e per mettere a regime la catena di smaltimento della spazzatura, le autorità locali hanno lanciato la campagna dell’acquisto del cibo pagato con i sacchi pieni di immondizia. Come funziona? Il cittadino di Città del Messico si presenta la domenica mattina nel parco di Chapultepec con i suoi sacchi, tutti rigorosamente differenziati e puliti. Una volta pesati, a ogni chilo di rifiuti corrisponde, in base alla categoria (carta, plastica, alluminio, vetro, etc…) un voucher di “punti verdi”, spendibili nei negozi e nelle botteghe agricole convenzionate. Se sei bravo, insomma, puoi fare la spesa con il ricavato della spazzatura. Un primo effetto di questa politica è la chiusura della gigantesca discarica di Città del Messico, quella di Bordo Poniente, grande come 45 campi di calcio. Ma le autorità sperano che, attraverso l’incentivo dei voucher, i messicani possano portare la loro differenziata ai valori delle migliori città europee. In Messico, capite? E in Italia quando leggeremo notizie di questo genere?
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