CITTÀ DELLE DONNE –
La guerra gli ha portato vie genitori, figli o mariti. Durante il conflitto spesso hanno subito violenze e torture. Sono le mujeres desplazadas (le donne sfollate di guerra) colombiane che l’avvocatessa Patricia Guerrero dal 1998 ha riunito in una Liga per far fronte alle mille difficoltà della guerra civile che devasta da decenni questo Paese del Sud America. Grazie all’intervento di quella che possiamo considerare una vera e propria eroine centinaia di madri single o vedove di guerra hanno ricominciato a vivere dignitosamente partendo da un principio sacrosanto: avere un tetto sopra la testa. “Per me è importante che le donne siano proprietarie delle case – ha dichiarato la Guerrero in una recente intervista all’agenzia internazionale Reuters – perché questo le rende libere”.
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PROGETTO DONNE COLOMBIANE –
Così la Liga de mujeres desplazadas, così si chiama l’associazione fondata da Guerrero, ha letteralmente costruito un nuovo quartiere, che si trova a Cartagena, nel nord della Colombia, e che ha preso il nome simbolico di “Città delle donne“. Inaugurata nel 2006 è formata da un insieme di 98 case, ha dato ospitalità a centinaia di sfollate che avevano dovuto lasciare la propria abitazione per colpa delle minacce e degli attacchi dei paramilitari o dei guerriglieri. Il fenomeno del “desplazamiento forzado” è una delle tante disastrose conseguenze del conflitto armato colombiano. Nel Paese, infatti, quando i guerriglieri delle Farc o dell’Eln, le bande criminali o i narcotrafficanti prendevano possesso di un territorio, obbligavano gli abitanti ad andarsene a suon di minacce, omicidi, sparizioni. Attualmente in Colombia, secondo le stime ufficiali, ci sono più di 6 milioni di sfollati di guerra e la maggior parte di loro è composta da donne e bambini.
SALVARE LE DONNE DALLA GUERRA –
In questa città la resistenza alla guerra si è concretizza in azione quotidiana. Oggi ci sono negozietti, un paio di ristoranti, due chiese, una cattolica e una evangelica, la scuola, il parco giochi per bambini e il centro multifunzionale. La vita scorre serena in un sogno diventato realtà, ma non è stato affatto facile dargli forma. La Liga, infatti, dapprima ha reso coscienti queste donne che avevano diritto a una nuova vita e che unite questo futuro sarebbe stato possibile. Poi nel 2003, grazie finanziato dal Congresso degli Stati Uniti attraverso l’agenzia per lo Sviluppo internazionale, ha cominciato a dar vita al progetto della costruzione della Città. A tirare su i muri e a progettare le case ci hanno pensato le donne stesse che hanno partecipato a corsi di formazione con i quali hanno imparato a fare i mattoni, innalzare i muri e a montare le porte. Perché “le capacità degli uomini sono uguali a quelle delle donne e questo l’abbiamo dimostrato”. Oltre alle difficoltà organizzative e finanziare hanno dovuto far fronte anche a numerose intimidazioni e minacce. Quello della città era un progetto nuovo, diverso, gestito da donne e per di più desplazadas, tutti motivi per i quali erano considerate un fastidio. Così in poco tempo sono cominciate le azioni dimostrative e diverse persone sono state uccise. In molte si sono spaventate e sono scappate ma uno zoccolo duro ha denunciato e resistito fino a quando questo magnifico sogno è diventato realtà.
Le foto sono tratte dal sito della Liga de mujeres desplazadas
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