Poche parole, e un fatto: salviamo l’Orchestra Mozart. Tutti noi, ognuno come ritiene opportuno e possibile, come segno concreto di un Paese che onora da subito la memoria di Claudio Abbado, uno dei suoi più grandi geni, non solo musicali, del secondo Novecento. Il maestro ci ha lasciato lunedì 20 gennaio, ma nove giorni prima, l’11 gennaio, l’Orchestra Mozart di Bologna, l’ultima creatura di Abbado, aveva tristemente annunciato di sospendere le sue attività. Il motivo? Mancanza di fondi, sia per la crisi economica e per la scarsa sensibilità di istituzioni e di privati rispetto a un’eccellenza culturale made in Italy, come l’Orchestra Mozart, sia perchè Abbado, malato da tempo, aveva sospeso ogni attività già del settembre scorso.
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L’ORCHESTRA MOZART. Ricordiamo che l’Orchestra Mozart è nata appunto a Bologna nel 2004, e tra le tante cose che ha fatto ci sono anche i posti di lavoro per le persone che vi lavorano , e le opportunità per i giovani musicisti che Abbado non ha mai spesso di seguire e di allevare. Un presidio culturale, insomma, ma anche una fabbrica della musica nel senso più ampio del termine. Chiudere l’Orchestra Mozart sarebbe un delitto per il sistema culturale italiano, e uno spreco nazionale per i danni che ne deriverebbero a tutti i livelli.
COSA SI PUO’ FARE DI CONCRETO. Che cosa si può fare, concretamente? Innanzitutto alzare la voce, e chiedere in coro: Salviamo l’Orchestra Mozart. Come ha fatto, per esempio, Roberto Saviano, dalle pagine dell’Espresso, il settimanale diretto da Bruno Manfellotto.
Poi impegnare le istituzioni a darsi una mossa, a partire dal governo, e le prime affermazioni del ministro Massimo Bray sembrano andare nella direzione giusta. Anche se non bastano, e dobbiamo sapere, con realismo, che il ministero dei Beni Culturali e del Turismo, non ha le casse piene di soldi.
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Terza mossa: chiamare all’appello le istituzioni e le reti associative locali, sul territorio bolognese ed emiliano (Abbado ha diretto anche l’orchestra Mahler Chamber a Ferrara), e i privati, cioè imprese e singoli cittadini. Ricordiamo che Abbado era molto amato e seguito, come dimostra l’esistenza dal 1995 del Club degli Abbadiani itineranti. E’ possibile mai che tra tanti ammiratori ricchi e famosi non ci sia qualcuno che voglia contribuire al salvataggio dell’Orchestra Mozart?
Abbado è inostituibile, sicuramente, ma non questo non significa che alla sua morte debba morire anche l’Orchestra Mozart. E quanto al successore di Abbado e alla continuità del suo lavoro alla Mozart, vi segnalo un’idea di Sergio Cofferati, sindaco di Bologna nel 2004 e socio del Club Abbadiani Itineranti: chiamare Diego Matheuz, giovane direttore d’orchestra di origine venezuelana, scoperto proprio da Abbado. Matheuz, che considera Abbado come il suo secondo padre, ha imparato dal maestro, a parte i segreti e l’arte della direzione, anche un sua lezione fondamentale: come non sprecare il talento.
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