Una sola parola, molto breve. Ma potentissima. Quasi un soffio delle labbra per pronunciarla, eppure, detta al momento giusto e con la persona giusta, da sola, può cambiare il corso di una giornata, e perfino di una relazione umana. Scusa. Null’altro che questo, un termine che abbiamo del tutto cancellato dal nostro vocabolario quotidiano, in tempi di rancore facile e condivisioni difficili. In tempi nei quali essere gentili, e magari riconoscere un errore, cosa che, banalmente, capita a tutti e tutti i giorni, è considerato quasi un handicap, una forma di fragilità.
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COME CHIEDERE SCUSA
Chiedere scusa può essere anche uno sforzo, visto che abbiamo paura, con questa parolina, di mostrarci deboli, remissivi, perdenti. O, peggio, sconfitti. E invece riconoscere un errore, anche quello banale che poi nel silenzio reciproco può gonfiarsi fino all’astio, con naturalezza e disinvoltura, è il modo più semplice per evitare sprechi enormi. Sprechi di tempo (gli scontri silenziosi e prolungati molto spesso si traducono in una enorme dispersione di tempo e di energie), di affetti, di relazioni. Di amore. E di buoni rapporti a tutti i livelli, a casa, in famiglia, come sul lavoro, dove talvolta contano anche le gerarchie e dire scusa può essere indispensabile.
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COME CHIEDERE SCUSA IN MODO CONVINCENTE
Ma per pronunciare questa parola-chiave, che migliora tutte le relazioni umane, bisogna anche capire quale può essere il momento più giusto, essere capaci di utilizzare tono e parole giuste, e dimostrare di non essere un giocatore di poker che sta bluffando, trasmettendo, al contrario, la convinzione che stiamo facendo davvero sul serio.
- Non abbiate fretta. È vero che lasciare una ferita aperta nei rapporti umani, rinunciando comunque a riconoscere un errore, anche quando a sbagliare magari si è stati in due, può consumare il legame. Renderlo vulnerabile fino al punto di non ritorno e alla sua perdita. Ma per chiedere scusa, molto spesso bisogna sapere cogliere il momento giusto, e avere un tempismo corretto. Può essere un attimo dopo l’errore, o qualche tempo dopo. L’importante, comunque, è non avere fretta.
- Siate chiari. Pochi giri di parole, e niente sguardi obliqui. Quando si chiede scusa, è sempre meglio essere diretti e guardare l’interlocutore negli occhi. Se possibile, evitate frase generiche, del tipo “Forse c’è stato un malinteso….”, che possono perfino irritare, e andati dritti al punto. Anche senza troppo approfondire (talvolta è controproducente), ma dando importanza a una cosa essenziale: la vostra sincerità.
- Mettetevi in discussione e lasciate tempo all’altro. Chiedere scusa è un gesto di sana umiltà, e come tale ha ancora più valore. Quindi cogliete l’occasione per guardarvi dentro, capire meglio la genesi dei vostri errori: avrete più energia per superare il pregiudizio iniziale di consideravi deboli pronunciando la parola Scusa. Allo stesso tempo, non incalzate il vostro interlocutore, una volta che avete chiesto Scusa. Per esempio, dicendo: “Mi perdoni?”. Oppure “Adesso è tutto a posto?”. Questo meccanismo delle scuse sincere e semplici, antidoto allo spreco di affetti autentici, deve avere il suo tempo per sedimentare.
- Evitate messaggi elettronici. Se possibile, e se non avete un’urgenza e una particolare necessità, evitate di chiedere Scusa utilizzando la tecnologia. Cioè con un sms o una mail o uno dei tanti messaggini che girano nella Rete. No, la cosa migliore, quando si tratta di scuse, è di esprimerle di persona. Guardandosi in faccia, appunto.
- Attenti al tono. L’ironia e la leggerezza, che di solito sono ingredienti preziosi di una vita densa e ricca dal punto di vista della qualità umana, possono non essere adatte alla parola scusa che state pronunciando. Valutate se non è il caso di scegliere uno stile sobrio, specie se state pronunciando le scuse in un ambiente di lavoro. Ed evitate espressioni, anche con il sorriso e con il tono amichevole, del tipo: “Però anche tu…”. Rischiate solo di riaprire la ferita e di dovere ricominciare tutto daccapo.
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Mostrare il rammarico. Senza lo spreco di inutili esagerazioni, senza dilungarsi troppo nel chiarimento, è importante esprimersi dal primo istante mostrando un autentico rammarico, non artefatto. Il dispiacere deve venire fuori, senza se e senza ma, che nelle vere scuse non sono contemplati.
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Un possibile rimedio. Anche questa non deve essere una domanda retorica e forzata, ma naturale: <Posso rimediare in qualche modo?>. Magari la persona danneggiata daal nostro comportamento se l’aspetta ed è bene non deluderla.
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L’impegno a non ripetere l’errore. Le vere scuse nascono dalla capacità di assumersi una responsabilità, e di riconoscere l’errore, fermo restando che tutti possiamo sbagliare, e nessuno è titolato a dare giudizi facili. L’impegno a non ripetere l’errore completa questo sforzo di chiarezza e di responsabilità. E può fare molto piacere al nostro interlocutore.
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