L’Aristolochia, e in particolare l’Aristolochia elegans, la specie più diffusa in Italia, è molto apprezzata per i loro fiori di forma curiosa (spesso ricordano serpenti e corpi contorti), divisi in tre parti: un lobo superiore (spesso diviso), una parte centrale con peli rivolti verso il basso e una parte inferiore a forma di otre. Grazie a questa forma, al loro particolare odore e alle screziature giallo oro, i fiori attirano e poi imprigionano gli insetti impollinatori, liberandoli solo quando hanno fatto scorta di polline.
Origini del nome
Il nome di questa pianta deriva dal greco, e precisamente da aristos, che significa migliore, e loche, che significa nascita o parto. La scelta deriva dalla credenza nell’antichità che questa pianta potesse avere qualità benefiche per le donne, in particolare durante la fase della gravidanza e del parto.
Specie più diffuse
Si contano circa 500 specie di Aristolochia, tra queste le più diffuse sono:
- Aristolochia macrophylla. Conosciuta come “pipevine”, questa specie è una delle più comuni negli Stati Uniti. Ha grandi foglie cuoriformi e fiori di colore viola, che hanno una forma che ricorda una pipa. È una pianta rampicante che può crescere molto rapidamente.
- Aristolochia serpentaria. Questa specie è usata in medicina tradizionale, particolarmente in America del Nord, come rimedio per trattare disturbi respiratori e digestivi. Il suo nome comune è “serpent’s root” o radice di serpente.
- Aristolochia elegans. La più coltivata in Italia, dove è conosciuta con i nomi “fior di regina” o “fiore di pipa”. Pianta ornamentale dalle grandi e spettacolari infiorescenze, è apprezzata per il suo aspetto esotico, ma è anche oggetto di preoccupazioni per la sua tossicità.
- Aristolochia gigantea. Una specie tropicale, nota per i suoi fiori giganti che possono misurare fino a 30 cm di lunghezza, con una forma a tubo. Questa specie è popolare come pianta ornamentale.
Esposizione e clima
Trattandosi di una pianta che proviene dalle regioni tropicali e subtropicali del mondo, l’Aristolochia ha bisogno di caldo e di climi miti, e teme il vento e il gelo. In particolare l’Aristolochia elegans, che proviene dal Brasile, richiede una temperatura minima invernale non al di sotto dei 10 gradi, quindi al Nord va coltivata in vaso e ricoverata nei mesi freddi. Il genere Aristolochia predilige il clima mediterraneo e l’esposizione può essere sia in ombra sia in pieno sole. Nel pieno sviluppo vegetativo questa specie può superare i venti metri di altezza.
Terreno e cure colturali
II terreno deve essere ben drenato, soffice, tendenzialmente fertile e ricco di sostanza organica. La potatura va fatta a fine inverno.
Annaffiature
Devono essere costanti, ogni 15-20 giorni. E bisogna mantenere il terreno umido senza ristagni d’acqua.
Semina e fioritura
La propagazione avviene per seme o per talee a fine marzo. Si deve prima recidere una talea dalla pianta madre (il ramo deve essere abbastanza lungo, almeno 10 centimetri), e poi mettere a radicare in un vaso e, quando compaiono i nuovi germogli, mettere a dimora definitiva. Il periodo di fioritura va da aprile a giugno.
Problemi e rimedi
Le aristolochia sono soggette a macchie fogliari, dovute a diversi funghi: in genere è sufficiente eliminare le parti colpite. I principali nemici dell’Aristolochia sono il marciume delle radici, causato dal ristagno idrico e l’oidio, o mal bianco, malattie fungine che compaiono se il clima è troppo umido.
Aristolochia in fitoterapia
L’Aristolochia elegans è una pianta da sconsigliare ed evitare per usi fitoterapici, in quanto tossica, anche a basse dosi: gli aristolochici contenuti nella pianta, possono danneggiare i reni, il tratto urinario e il DNA delle cellule e ciò ha reso ha reso le Aristolochie oggetto di studi intensivi nel campo della tossicologia e dell’oncologia. Già nel 2001, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato linee guida per limitare l’uso dell’Aristolochia a causa dei suoi effetti dannosi sulla salute e questo ha portato alla ritirata di molti prodotti medicinali contenenti sostanze proveniente da questa pianta.
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