La mamma di un bambino autistico spiega ai coetanei come si parla con lui

Tutto scritto in un semplice e straordinario vademecum. Un modo per agevolare l'integrazione e non isolare i piccoli autistici

come comunicare con bambini autistici
Secondo i dati ufficiali del ministero della salute, in Italia un bambino su 77 ha un disturbo dello spettro autistico. L’età di questa statistica è quella compresa tra i 7 e i 99 e i maschi sono ben 4,4 volte in più rispetto alle femmine.

BAMBINI AUTISTICI

I bambini autistici, uniti dalla  classificazione di pazienti colpiti da un “disturbo dello spettro autistico”, non sono tutti uguali, e non hanno tutti gli stessi problemi. Se non per un aspetto, come leggiamo sul sito dell’Humanitas: i disordini del neurosviluppo, caratterizzati da alterazioni precoci, già entro i primi tre anni di vita, dell’interazione sociale e della comunicazione verbale e non verbale. Dunque, è la comunicazione l’aspetto fondamentale dell’autismo con tutte le conseguenze che ne derivano sul piano della difficoltà nei rapporti affettivi. Compresi quelli più stretti, per esempio con i genitori.

COME COMUNICARE CON BAMBINI AUTISTICI

Le parole giuste con il tono giusto. Il linguaggio da usare con i bambini è uno degli aspetti più delicati che le famiglie, e anche gli amici e gli insegnanti a scuola, devono affrontare nel momento in cui si relazionano con loro. E cercano di alimentare una comunicazione, sotto qualsiasi forma.

BAMBINI AUTISTICI

In questo caso, la prima cosa da fare è educare a una corretta definizione. Non un bambino down, ma un bambino con la sindrome di down; non un bambino autistico, ma con l’autismo. La differenza non solo lessicale, ma sostanziale. Con il giusto uso del vocabolario, si definisce una malattia e non l’identità di una persona. E ciò alleggerisce, non di poco, il rapporto con loro e l’empatia attraverso la quale si possono rompere i muri della separatezza.

COME INTERAGIRE CON UN BAMBINO AUTISTICO

In generale il primo scoglio da superare rispetto all’autismo è proprio quello della comunicazione. Comunicare, per esempio, con un bambino affetto da autismo potrebbe rivelarsi difficoltoso: molto spesso i piccoli colpiti da tale patologia non ti guardano e non ti parlano. Sembra quasi che non ti ascoltino. In realtà non è così e chi li frequenta sa quanto siano sensibili.

BAMBINI AUTISTICI

L’idea di un vademecum dell’amicizia è venuta alla mamma di Matteo, bambino affetto da autismo, per aiutare i compagni di classe a relazionarsi con il figlio.

I bambini autistici e l'integrazione scolastica

COS’È L’AUTISMO

L’autismo è una malattia di cui si conosce ancora poco. Non si può prevedere con test genetici come altre forme di disabilità e, spesso, ci si accorge che qualcosa nel proprio bimbo non funziona nella maniera normale solo quando comincia a frequentare il nido o la scuola dell’infanzia. Ma i bimbi autistici, proprio come quelli normodotati, hanno il loro modo di comunicare anche se evitano gli sguardi, il contatto e spesso anche la lingua parlata.

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INTEGRAZIONE SCOLASTICA BAMBINI AUTISTICI

Ecco il vademecum dell’amicizia stilato dalla mamma di Matteo per aiutare i suoi compagni di classe a relazionarsi con lui:

  • Salutami quando ci incontriamo. Forse non riuscirò a risponderti ma sarò felice lo stesso.
  • Posso ascoltare le tue parole ma non le capisco fino a che non le ho imparate a memoria una ad una. Inoltre sento i suoni e i rumori in maniera molto amplificata, assordanti come un trapano.
  • Se parli velocemente e utilizzi frasi lunghe non riesco a capire che cosa vuoi dire. Le parole mi sembrano unite le une alle altre come un lungo treno. Se non capisco quello che mi dici spiegamelo lentamente, con gesti e mimica. Oppure con l’aiuto di figure.
  • Non offenderti se mentre mi parli non ti guardo. Sembra che io non ti ascolti ma, in realtà, sono attentissimo a ciò che dici.
  • Non posso guardarti negli occhi. Se mi fai una domanda, anche se so la risposta, non riesco a dirtela.
  • La luce mi dà fastidio per questo amo gli occhiali scuri. Alcuni ragazzi come me non riescono ad attraversare un prato perché è troppo verde. Alcuni colori mi terrorizzano.
  • Il mio olfatto è molto sviluppato: annuso tutto, anche quello che mangioLa mia pelle non sopporta i vestiti. Le cuciture mi fanno impazzire. Anche essere toccato mi provoca quasi un dolore. Non sopporto nemmeno il vento sulla pelle.
  • Quando si lavora in gruppo dammi ordini semplici e fammi vedere come si fa.
  • Se giochiamo insieme passami la palla. All’inizio sarò una frana ma giocare mi rende felice.

Non sprecare

QUANDO INIZIA A PARLARE UN BAMBINO AUTISTICO?

Quando inizia a parlare un bambino autistico? Il processo del suo linguaggio non è lineare. Può capitare, per esempio, che il bambino inizi a parlare precocemente, per poi smettere improvvisamente, e riprendere con qualche parola tra i tre e i quattro anni. Una volta che suonano i primi campanelli d’allarme (problemi di socializzazione e di comunicazione, comportamenti stereotipati, interesse concentrato su alcuni oggetti, gesti del corpo e delle mani sempre uguali), e dopo una corretta diagnosi, necessariamente clinica, inizia il percorso di cura e di riabilitazione del bambino. Con una specifica attenzione sulle strategie da adottare sul linguaggio, per non smarrire i fili di collegamento con il bambino, seguendo i suoi interessi, provando a coinvolgerlo in attività condivise. E parlando con lui un linguaggio semplice, adatto alle sue competenze linguistiche.

PROGETTO BLUHOME

Un esperimento molto interessante, unico in Europa, per migliorare la comunicazione e la gestione della vita quotidiana dei bambini con autismo è quello realizzato a Varese. Si chiama Bluhome, è curato dalla Fondazione Sacra Famiglia, e prevede quattro appartamenti dove per un’intera settimana tre operatori e un supervisore stanno accanto alle famiglie ospitate giorno e notte.

bluhome
Foto di BluHome

Grazie alle telecamere nascoste ed ai collegamenti audio, vengono così osservati i comportamenti quotidiani dei bambini e dei loro familiari, le relazioni reciproche, i dialoghi, il gioco, i momenti dei pasti. Ma anche le uscite per una passeggiata, per fare la spesa, o per andare a giocare. Tutto per migliorare la comunicazione con i bambini autistici e per costruire relazioni più serene  tra loro e i genitori.

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