Costruire un muretto di contenimento, per esempio in un giardino scosceso, per renderlo più agevole, è la migliore soluzione migliore in termini di sicurezza. Esistono tante tecniche per poterlo fare. Se in passato, i muri di contenimento erano fatti principalmente di pietra, col passare del tempo il cemento ha preso il sopravvento. Ovviamente, per il muretto di cemento è necessario che ci si faccia assistere da esperti del settore. Se invece, ci si vuole cimentare in un’opera muraria “fai da te”, si può optare per il muretto “a secco”. Quest’ultimo, diventa anche un elemento decorativo per il giardino e gli conferisce un aspetto più naturale, se paragonato ad uno stesso elemento realizzato in cemento.
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Come si costruiscono
Il muro in questione si chiama “a secco” proprio perché non viene adoperato nessun tipo di legante per tenere unite le pietre, come ad esempio la malta. Nel muretto “a secco”, le pietre vengono sistemate le une sopra le altre, lasciandole intatte, non prima però di aver spianato bene il terreno. Si comincia prendendo una corda da muratore come guida e su un estremo di questa si poggia la prima pietra; poi, si ricopre con una seconda pietra l’altro capo della guida; dopodiché, tutte le pietre vengono messe in fila, cercando di allinearle. Quando la prima fila è sistemata, bisogna dare loro una leggera pendenza verso l’interno e poi le si rinfianca sul retro, utilizzando della ghiaia oppure della terra. Infine, la corda viene alzata e si inizia a creare una seconda fila.
A cosa servono
Rispetto ad un muretto di cemento, quello “a secco” necessita di maggior pazienza e precisione. Ogni pietra deve esse collocata in maniera ottimale per evitare che l’opera possa subire crolli strutturali se urtata. Ovviamente, quando ci si appresta a costruire un muro a secco, bisogna sempre tener conto della funzione cui deve assolvere. Le pietre da adoperare devono essere squadrate, eventualmente adoperando uno scalpello. La caratteristica principale di un muretto “a secco” è l’equilibrio tra altezza e larghezza. Se il muro è alto, anche la larghezza dovrà aumentare, affinché sia stabile. Il muretto “a secco” è un’opera povera, ora soppiantata da quelle che prevedono l’utilizzo di nuove tecnologie. Però, in alcune circostanze, è ancora una soluzione necessaria. Quando ci si trovi dinanzi a terreni sassosi o a pendii, cosa comune in tante regioni d’Italia, il muro “a secco” diventa una vera e propria esigenza, nel caso in cui alcune aree debbano essere dotate di gradoni per essere destinate a vigneti o tramutate in orti.
Per il muretto “a secco”, come già detto, si usano le pietre, grandi e piccole, alternandole tra loro. Ma si possono adoperare anche pietre ricavate da una vecchia demolizione di un edificio, mischiate a scaglie di vario genere. Insomma, il muretto “a secco” è un buon modo per riciclare il materiale a disposizione, sempre che sia adatto a questo tipo di opera muraria.
Tipi di muro a secco
Di muretti a secco ne riconosciamo di due tipi:
- Il muretto “a secco” di confine, che come dice il nome stesso, crea un confine tra due aree. Questo muretto è trapezoidale e tale forma gli conferisce una maggiore stabilità. Lo si realizza effettuando uno scavo di circa 20 cm per la lunghezza e la larghezza, per poi collocare i sassi grandi nello scavo, affinché che l’opera sia stabile. Tale muretto, dunque, è più largo sulla base e si restringe in cima. Per evitare che l’acqua crei delle infiltrazioni nel muretto, bisogna posizionarvi sopra delle pietre tipo “copertina” che inoltre lo rendono anche molto più saldo.
- Il muretto “a secco” contro terra, invece, assolve la funzione di contenimento del terreno. Esso può contenere un aiuola, un albero o segnare il dislivello in giardino. In tale tipologia di muretto “a secco”, il lato contro terra è perpendicolare mentre quello esterno è inclinato verso la pendenza dell’area, così da poter sostenere la spinta naturale del terreno. Anche l’acqua può esercitare una spinta notevole ed è per questo che in tale tipo di muro si lasciano dei fori a metà altezza, che fanno uscire l’acqua, evitando che questa si accumuli nel terreno, il quale poi eserciterebbe una spinta maggiore sull’opera muraria.
Vantaggi
Le costruzioni a secco vantano antiche origini ed è stata la prima metodologia di costruzione usata dagli esseri umani. Costruire “a secco” vuol dire edificare stratificando materiali, senza che vi sia necessità di colanti idraulici o sigillanti, che devono asciugarsi e dunque comportano un notevole allungamento delle tempistiche. Oggi, questo tipo di edilizia impiega materiali che vengono legati tra loro con delle viti oppure ad incastro, dunque con un tipo di giunzione del tutto meccanica. Si parla, perciò, anche di bioedilizia, perché uno dei vantaggi più lampanti di questo tipo di tecnica della costruzione, è proprio la possibilità di smontarne e riciclarne le parti, cosa che capita quando un edifico, così costruito debba, per esempio, essere demolito, per una qualsivoglia ragione. Si riducono, pertanto, gli sprechi di materie prime, si limita lo spreco di acqua e l’immissione nell’ambiente di polveri inquinanti. L’edilizia “a secco” rappresenta una vera sfida per l’edilizia del futuro, sia per la costruzione “ex novo” sia per la ristrutturazione. È assai diffusa nel nord dell’Europa ma ancora troppo poco adoperata in Italia. Un immobile da costruire tutto “a secco”, prevede una struttura portante in acciaio o in legno, che viene montata meccanicamente e successivamente tamponata con cartongesso o fibrocemento. Le pareti possono essere anch’esse in cartongesso oppure in paglia pressata. Velocità ed eco sostenibilità, sono dunque i primi vantaggi di questo tipo di edilizia, così come pure l’abbattimento dei costi e dei tempi di realizzazione effettivi dell’edificio stesso.
Sistema a secco
Il sistema “a secco” è infatti molto più rapido, rispetto a quello tradizionale, il quale prevede che, una volta messi i pilastri e le travi, si debba attendere che il calcestruzzo raggiunga la solidità prevista prima di dare il via ai lavori di tamponamento esterno. Col sistema “a secco”, composto di elementi prefabbricati che vengono rigidamente controllati dal punto di vista qualitativo, si risparmia moltissimo tempo. Inoltre, tali strutture sono di gran lunga più leggere e riducono il peso che grava sulla struttura dell’edificio in questione.
Differenza tra muro di contenimento e muro recinzione
- Il muro di sostegno è un’opera muraria che, come si evince dal nome stesso, deve “sostenere” e anche arginare cumuli di terra naturali oppure assicurare la stabilità di accumuli artificiali che siano inclinati in maniera superiore ad un’inclinazione naturale; altresì deve contenere grossi volumi di acqua in serbatoi, piscine oppure bacini. Questo tipo di muro non deve mai scorrere sul piano d’appoggio, non deve ruotare intorno al suo punto più esterno per non rischiare di ribaltarsi; il terreno su cui poggia, deve resistere alle sollecitazioni di compressione e infine, tutto l’insieme, costituto da muro e terreno, non deve soccombere alla compressione delle sollecitazioni le quali potrebbero farlo scivolare a valle. Ovviamente, la destinazione d’uso incide grandemente sulla tipologia di muro di sostengo che si costruisce. Un muro di sostegno di una diga dovrà, necessariamente essere diverso da un muro di terrazzamento. Le pietre utilizzate, sono quelle reperibili nel luogo in cui ci si trova. Tufo, pietra lavica, granito, dovranno anche essere lavorate in modo da ottenere degli elementi modulari che facilitano la posa in opera. Il muro di contenimento deve appunto “contenere”, cioè deve sostenere il terreno, per esempio quando è franoso. Il muro di contenimento, ad esempio, sostiene terrapieni, evitando che franino a valle, assicurando l’integrità del terreno. Il muro di sostegno non è considerato una pertinenza, cioè un’opera priva di autonoma destinazione, ma è una vera e propria nuova costruzione, che apporta una trasformazione dell’area sulla quale incide. Dunque, per tale ragione, necessita di un permesso di costruire rilasciato dal Comune di residenza (Cass., sez. III, 21 novembre 2018, n. 55366).
- Il muro di recinzione, secondo la definizione che ne offre la Corte di Cassazione, è quell’opera muraria le cui facce emergono dal suolo e che è isolata da qualunque altra costruzione; esso, inoltre, funge da demarcazione e da separazione tra due proprietà; la sua altezza non deve superare i tre metri. Il muro di cinta, differisce, quindi, sensibilmente da quello di sostegno e tale differenza si evince anche dalla normativa che ne autorizza la messa in opera. Il muro di recinzione, possiede, a differenza di quello di contenimento, la caratteristica della pertinenza e dunque non necessita del permesso di costruire in quanto ha la mera finalità di recintare una proprietà. È sufficiente presentare una CILA (Comunicazione inizio lavori asseverata) da inviare all’ufficio tecnico del Comune, anche telematicamente.
Quanto costa
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