L’anoressia e la bulimia sono disturbi alimentari complessi che richiedono un trattamento multifocale, generalmente sotto la supervisione di professionisti della salute mentale e fisica. Il cibo, infatti, non è il problema principale, ma bisogna andare alla radice del disagio e approfondire il rapporto umano con i pazienti.
Anoressia e bulimia in Italia
Anoressia e bulimia in Italia assumono sempre più i connotati di un’epidemia giovanile. Siamo arrivati a 3 milioni di adolescenti che hanno problemi seri di disturbi alimentari, e anche l’inizio della patologia si è accorciato, e riguarda in prevalenza giovani maturi tra i 18 e i 30 anni e giovanissimi dai 12 ai 17 anni Il recupero è lento e incerto, e per provarci bisogna coinvolgere, oltre ai familiari, una squadra di terapeuti che comprenda il nutrizionista, il medico e lo psicologo. Secondo i calcoli dell’American Psychiatric Association (PSA), i tempi di recupero, quando la terapia funziona, non sono inferiori a 57-79 mesi.
Sintomi
Riconoscere in anticipo i sintomi del paziente che ormai è avviato sulla strada dell’anoressia e della bulimia è molto importante per definire in tempo una terapia efficace.
I sintomi più evidenti, da non sottovalutare, sono:
- Ossessivo controllo del peso: di solito si accompagna anche a un quotidiano esame del corpo e a un’attenzione maniacale rispetto a ciò che si mangia;
- Uno spiccato cambiamento ponderale che può essere in più o in meno
- Un esercizio fisico compulsivo, ostinato e spesso al di sopra delle proprie possibilità;
- Abbuffate seguite da vomito autoindotto;
- Un uso smodato di diuretici e lassativi.
Chi soffre di anoressia e bulimia, a questi sintomi aggiunge comportamenti ispirati alla reticenza, alla negazione del problema e al rifiuto del confronto.
A quale peso si è anoressici?
Non esiste una soglia di peso precisa, sotto la quale viene diagnostica l’anoressia, che per oltre il 90 per cento dei casi colpisce le donne. I primi segnali appaiono attorno ai 12 anni, e in generale gli specialisti adottano un parametro indicativo per lanciare l’allarme: un peso corporeo inferiore di oltre il 15 per cento rispetto a quello standard per età e sesso. Oppure un Indice di Massa Corporea (IMC) uguale o inferiore a 17: il valore viene calcolato come rapporto tra il peso in chilogrammi e il quadrato dell’altezza in metri.
Cure e trattamenti
Che cosa possiamo fare per frenare l’onda lunga dell’anoressia? I farmaci non aiutano, specie nel caso dei bambini. Bisogna agire su tre livelli:
familiare,
nutrizionale e
psicologico. Innanzitutto i ragazzi che soffrono di
disturbi alimentari hanno bisogno del calore e della serenità della famiglia, e devono essere curati. Anche in strutture specializzate, se necessario. Quanto all’aspetto psicologico, convinciamoci che si tratta di una forma di dipendenza, come la droga e l’alcol, e come tale va affrontata. Infine, l’alimentazione: prima riusciamo a insegnare ai nostri figli il valore e il senso del cibo, e minori saranno le possibilità di vederli scivolare verso la zona grigia dell’
anoressia.
Terapie
Le terapie sono di tre tipi:
- Terapia cognitivo-comportamentale (CBT): è uno degli approcci più efficaci per trattare i disturbi alimentari. Aiuta a modificare i pensieri e i comportamenti distorti riguardo al cibo, al peso e al corpo.
- Terapia familiare: soprattutto utile per gli adolescenti, coinvolgendo la famiglia nel processo di guarigione per migliorare la comunicazione e il supporto emotivo.
- Psicoterapia individuale: per esplorare le cause psicologiche e emotive che portano al disturbo alimentare e per sviluppare strategie di coping.
La prima terapia contro l’anoressia e la bulimia è l’ascolto, accompagnato dalla riscoperta di sentimenti che aiutano a creare relazioni: la tenerezza, l’empatia, la condivisione. Tanti baci, abbracci e carezze.
Il nutrizionista
A supporto di terapie prettamente psicologiche, c’è poi il lavoro interdisciplinare di altri specialisti. Un nutrizionista o dietista specializzato può aiutare a pianificare una dieta equilibrata e sicura per ripristinare il peso corporeo e correggere eventuali carenze nutrizionali. Inoltre può aiutare a sviluppare un rapporto più sano e sereno con il cibo, attraverso l’educazione alimentare.
I farmaci
In alcuni casi, possono essere necessari farmaci, come gli antidepressivi (SSRI), per trattare comorbilità come depressione o ansia che spesso si accompagnano a disturbi alimentari. Se ci sono gravi complicanze fisiche (come perdita di peso estrema, squilibri elettrolitici, o danni agli organi), è necessario un trattamento medico intensivo, che può includere ricoveri ospedalieri.
Dove si cura l’anoressia
Ci sono due livelli di luoghi dove si curano anoressia e bulimia in Italia. I casi più lievi sono gestiti negli ambulatori, quelli più complessi nei centri diurni e residenziali, come appunto Palazzo Francisci a Todi, un vero centro eccellenza per queste patologie, guidato da Laura Della Ragione.Complessivamente i centri diurni, pubblici e privati, in Italia sono 146. Ma con una forte disparità territoriale. In Puglia, per esempio, mancano completamente centri predisposti per i ricoveri e per la riabilitazione residenziale. In Calabria c’è un solo ambulatorio. In Sardegna, un’unica struttura residenziale, Lo Specchio, che però funziona molto bene. Nelle Asl di tutte le regioni del Sud Italia manca il personale competente e specializzato per la cura dei disturbi alimentari. Nelle regioni meridionali l’unica Struttura residenziale pubblica, per persone che soffrono di disturbi alimentari, si trova a Chiaromonte, in provincia di Potenza, e accoglie pazienti che arrivano dalla Campania, dalla Calabria e dalle isole.
Centri specializzati
Neanche il tempo di arrivare a una mappatura completa dei Centri dove è possibile curare i disturbi alimentari, e il
Ministero della Sanità ha dovuto prendere atto del crollo dei posti letto destinati a questi trattamenti. I
Centri specializzati, secondo l’ultimo censimento dell’Istituto superiore di sanità, sono scesi da 164 a meno di cento Il taglio ha riguardato anche strutture molto importanti, come il
San Raffaele a Milano, dove i posti letto per
anoressia e bulimia sono stati ridotti da 20 a 5. Intanto le persone a carico del Servizio sanitario nazionale per disturbi alimentari sono passate da 2,3 a 3,6 milioni. Con un aumento, appunto, del 56 per cento. per trovare un centro più vicino alla residenza del paziente, è possibile fare riferimento alle associazioni come la
Associazione Nazionale Disturbi Alimentari (ANDA) o consultare il Servizio sanitario regionale.altrimenti basta andare su
questa pagina e cercare il Centro più vicino per la cura dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione.
Mi nutro di vita onlus
Di fronte ai buchi della rete assistenziale per i pazienti che soffrono di disturbi legati all’alimentazione, le varie associazioni di volontari si stanno battendo con un preciso obiettivo: aumentare le risorse per combattere l’epidemia. In prima fila c’è la onlus Mi nutro di vita, fondata e presieduta da Stefano Tavilla dopo la scomparsa a soli 17 anni di sua figlia Giulia, morta poco prima di essere ricoverata in un centro specializzato. Tra le richieste presentate dalle associazioni al ministero della Salute c’è quella di classificare i disturbi alimentari all’interno dei Servizi minimi ai quali hanno diritto i cittadini all’interno del Servizio sanitario nazionale. E sganciare i Dca dalla categoria delle fragilità psichiatriche: in questo modo ci sarebbero più risorse e più personale da destinare alla rete di assistenza per anoressia e bulimia.
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