Perché siamo diventati così aggressivi nelle discussioni? Perché sprechiamo la possibilità di arricchire le nostre idee confrontandole con altre, diverse, e ci infiliamo nel tunnel litigio? Cosa abbiamo smarrito nella nostra comunicazione? Una cosa è certa: il mondo è diventato più litigioso, le nostre relazioni più aggressive. E la comunicazione via Internet è costruita, pensata e organizzata, proprio per fare divampare le divergenze e andare allo scontro con l’interlocutore. Pensate al meccanismo dei social: ciò che un tempo magari anche si pensava, ma comunque non si diceva per evitare che si potesse accendere la miccia dello scontro, adesso nelle piattaforme è linguaggio corrente. Facebook, come Twitter, attizzano il narcisismo inducono ad aggredire, e fanno sentire protagonista che si esprime anche con l’insulto.
Chiariamolo in partenza: discutere senza aggredire è un obiettivo per chi ha voglia di costruire relazioni solide, trovare punti di intesa più che di scontro con gli altri. Se la cosa non vi interessa, potete fermarvi qui nella lettura di questo articolo. L’antropologo americano Edward T. Hall ha studiato la distinzione tra due tipi di comunicazione: a basso contesto, ad alto contesto. La prima è diretta, esplicita, non accetta e non rincorre mediazioni. Il contesto non esiste, conta solo il messaggio e la sua semplificazione. Questa è la comunicazione su misura per l’universo di Intenet e per il circo mediatico dei talk show, dove non conta il contenuto di ciò che di dice, ma il modo, aggressivo, con il quale si parla con gli altri e si colpisce il pubblico spingendolo verso la montagna da scalare, l’audience. La comunicazione ad alto contesto è più riflessiva, mediata, i suoi messaggi non sempre sono espliciti e spesso sono impliciti. Per discutere senza aggredire, e senza aggredirsi, bisogna ridurre la comunicazione a basso contesto, quella più su misura con la frenesia e il presentismo delle nostre vite, e scommettere sulla comunicazione ad alto contesto, per la quale esiste una maggiore preparazione da curare.
Indice degli argomenti
Quando litigare non serve
Come risolvere un problema senza litigare
Partiamo dal caso più frequente di una discussione: abbiamo un problema da risolvere e rischiamo di litigare con il nostro interlocutore dal quale ci separa una decisa divergenza di opinioni. Che fare? Come affrontarlo? Cedere o andare al braccio di ferro? Una comunicazione ad alto contesto ci induce a fare scelte nette, con l’obiettivo di arrivare alla soluzione e non alla riproposizione del problema con reciproche recriminazioni. Da qui alcune mosse.
- Organizzare mentalmente la discussione e costruirla in modo da immaginare, nella nostra testa, una sorta di scaletta, e le possibili prese di posizione dell’interlocutore. Ricordatevi che il vostro traguardo non è un regolamento dei conti, ma la soluzione del problema.
- Nella discussione vale sempre una fondamentale legge della fisica: a ogni azione corrisponde una reazione di segno uguale e contrario. Tenetelo presente.
- Ogni discussione ha tempi e luoghi. Non forzate in alcuna direzione e mettete sempre a vostro agio la persona con la quale state discutendo.
- Partite dall’esprimere in modo chiaro e coinciso il vostro punto di vista, senza disperdervi in troppi preliminari, senza prenderla troppo larga, e andando dritti al punto. Anche qui: zero recriminazioni e un ragionevole appello a trovare una soluzione. Senza sprecare troppo tempo.
- A questo punto potete iniziare a parlare della vostra ipotesi di soluzione, del vostro punto di vista, non presentandolo come il verbo consacrato. È solo un’opinione, anche se ovviamente avete tutto il desiderio di difenderla.
La discussione costruttiva
Una volta che la discussione è partita c’è bisogno di andare avanti in modo costruttivo, senza aggredire chi può apparire come un avversario considerando la distanza che separa i vostri punti di vista. Potreste trovarvi nella sgradevole circostanza di essere aggredito da chi non è interessato alla soluzione del problema, ma solo allo scontro. Parte da qui una sorta di fase due della discussione nella quale è decisivo il modo con il quale approcciate il dissenso che l’interlocutore manifesta anche con le urla.
- Non perdete la calma e mantenete il vostro stile, senza farvi trascinare nella rissa. Il disaccordo deve restare circoscritto all’argomento della discussione e non allargarsi fino alla persona che avete di fronte.
- Dategli il tempo di sfogarsi, anche in silenzio, senza interromperlo, e semmai solo alla fine ponete qualche domanda. Una su tutte: quali sono le sue proposte per risolvere il problema. Se la risposta è fumosa, vuol dire semplicemente che l’interlocutore non è ancora interessato a trovare un’intesa. Vuole lo scontro. Voi potete ribadire le vostre opinioni, dando però segnali di apertura.
Il rispetto
In una discussione con un interlocutore che tende all’aggressività, è molto importante mantenere le distanze in termini sia di linguaggio sia di atteggiamento. Anche fisico. Servono segnali di apertura, e dovete manifestarli con convinzione.
- Il dissenso non vi deve spaventare. Fa parte della vita e aiuta a crescere. La regola vale anche per i figli: guai se andate sempre d’accordo con. Loro, prima o poi sconterete questa anomalia. E magari avverrà improvvisamente e in un colpo solo.
- Il rispetto, altro grande valore nelle relazioni umane, deve essere reciproco. Potete chiederlo, ma dovete anche essere in grado di darlo. Il rispetto unidirezionale in una discussione non esiste.
- Fate qualcosa per sciogliere l’atmosfera, specie se vi sembra molto tesa. Una battuta efficace, un tocco di leggera ironia, un ricordo gradevole per entrambi. Nella discussione bisogna sempre creare ricreare il clima giusto.
- E visto che abbiamo parlato del valore positivo del dissenso, predisponete la vostra anche ad accettarlo. Magari tra le cose che dice il vostro interlocutore, alcune sono importanti e da condividere. Con un piccolo sforzo da “mente aperta” ci potete arrivare.
- Controllate sempre la vostra emotività, anche quando i toni si fanno aspri. Fatevi aiutare dalla tecnica del respiro: lungo e profondo.
Come far cambiare idea
Riuscire a fare cambiare idea al nostro interlocutore, e in generale a chi ci ascolta, è davvero la cosa più difficile. Talvolta sembra la classica “missione impossibile”. Non scoraggiatevi e tenete presente che solo gli stupidi incalliti non riescono a cambiare idea, per tutti gli altri esiste sempre un varco. Basta trovarlo e poi spingere l’interlocutore ad attraversarlo.
- Un vecchio detto orientale recita così: “Costruisci ponti d’oro al nemico che fugge”. Chi stiamo provando a convincere non è un nemico, ma il meccanismo che dobbiamo cercare di mettere sul tavolo è proprio questo: aiutarlo a cambiare idea facendogli mantenere, e non perdere, la faccia.
- Chi cambia idea deve sentire questo attraversamento di un guado come una vittoria, e non come una sconfitta. Aiutatelo a costruire questa convinzione.
- Per cambiare idea l’interlocutore non deve essere messo spalle al muro nel corso della discussione. Dovete sempre lasciargli una via d’uscita.
- Non fate mai “l’errore del dominatore”: non sbattete in faccia a chi state convincendo la vostra, presunta o reale non è importante, superiorità. Potreste anche ottenere una vittoria sul momento, ma poi pagherete a caro prezzo il risultato temporaneo. Avrete un nemico in più da affrontare nella vostra vita.
- Non cantate vittoria, e non mostratevi esaltato, nel momento in cui riuscite a raggiungere un obiettivo così complicato.
Differenza tra discutere e litigare
In una discussione i toni possono salire, anche per passione o per interesse, ma esiste sempre un confine netto, facile da individuare tra il discutere e il litigare. Nel primo caso si affermano e si confrontano, fino alla più netta presa di posizione, opinioni, anche differente. Senza pregiudizio, senza preconcetti, e con la mente aperta. Innanzitutto, si ascolta. Nel secondo caso, invece il contenuto della discussione diventa secondario, e ciò che conta è la distanza con l’altro. Il litigio ha la sua premessa nella volontà di litigare, la discussione per sua natura tende al compromesso, anche se non è detto che ci si arrivi e le posizioni possono restare distanti, anche al termine della discussione. In questo caso più che il traguardo finale, è importante il percorso che abbiamo fatto.
Come calmarsi durante un litigio
Abbiamo visto che cosa fare quando l’interlocutore si arrabbia e come coglierlo in contropiede fino a provare a fargli cambiare idea. Vediamo l’atteggiamento più efficace quando le parti si invertono, e siete voi a perdere la pazienza.
- I movimenti del corpo diventano essenziali. Provate a rilassarvi, allargate le spalle, aprite le mani, allargate la postura. E respirate profondamente. Cercate, anche attraverso questi piccoli e istantanei esercizi, di recuperare la calma e di tornare a discutere con piena lucidità.
- Cercate di farvi ripetere quanto avete ascoltato, date un margine a chi, a questo punto, è diventato un vostro avversario nel corso della discussione. Anche in questo caso torna di attualità il meccanismo della via d’uscita, che dovete sempre offrire.
- Abbassate la voce: l’alto volume non favorisce alcun tipo di conciliazione e semmai attizza lo scontro. Un tono basso, suadente, leggero, aiuta invece a ritrovare il clima giusto nel quale si può discutere senza arrabbiarsi.
- Fate scivolare le offese. Non è indispensabile andare a rincorrere, una per una, le parole che avete ascoltato e vi hanno offeso. Fatele scorrere anche con una buona dose di indifferenza. E ricordate sempre che le parole sono pietre: non bisogna sempre raccoglierle da terra, quando arrivano, e rilanciarle nel campo dell’avversario.
Aggressioni su Internet
Qualsiasi esperto di informatica potrà spiegarvi perché Internet, e in generale la comunicazione online, è stata costruita per essere aggressiva. Le piattaforme digitali hanno ottimi motivi per estremizzare il dibattito, e annullare sfumature, compromessi, e riflessioni. Primo: il linguaggio violento è quello che produce più condivisioni e più attenzioni. Come la rissa in tv. Secondo: l’indignazione, con annessa aggressione, è quanto più piace al popolo dei social. Chi si arrabbia incassa immediatamente like e retweet. Terzo: questi numeri piacciono agli investitori pubblicitari e producono introiti. Per l’universo di Internet discutere senza arrabbiarsi, e senza aggredirsi, è un pessimo affare.
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