Reddito di cittadinanza, nel Sud già lo chiedono come se fosse legge. Ma guai a non mantenere gli impegni

La misura è scolpita nel programma elettorale dei Cinque Stelle e se andranno al governo non potranno ignorarla. Il problema delle coperture. Intanto c’è chi si presenta in comune e chiede: «Mi date il modulo per la richiesta?».

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COME FINANZIARE IL REDDITO DI CITTADINANZA

Proclamati i vincitori, c’è già chi presenta il conto. Così in molte cittadine del Mezzogiorno, dopo la netta affermazione elettorale del Movimento Cinque Stelle, ci sono già tante persone che si presentano negli uffici comunali o presso le sedi dei Caf sindacali per chiedere i moduli con i quali fare la richiesta di un reddito di cittadinanza. Per ora solo annunciato.

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DOVE TROVARE I FONDI PER IL REDDITO DI CITTADINANZA

Lasciamo da parte un attimo il folclore del Sud, e affidiamo agli esperti in flussi elettorali il conteggio di quanto l’annuncio di questa misura abbiamo pesato nella travolgente vittoria dei grillini. Stiamo ai fatti. La povertà in Italia è una cosa molto seria, che coinvolge 1 milione e 600mila famiglie e ha stracciato un intero tessuto sociale. Per fortuna, dopo anni di diniego, finalmente c’è maggiore consapevolezza della portata devastante del fenomeno. Che fare? Fino a gennaio la scelta dell’Italia è stata chiara e semplice: nulla. Poi, con l’ultimo governo Gentiloni, è stato introdotto un reddito di inclusione (equivalenze a reddito di cittadinanza o reddito di povertà) con regole molto stringenti per accedervi. Dunque una prima misura già esiste, e non bisogna aspettare il risultato elettorale per applicarla. Una misura che, ricordiamolo, già in questa formulazione costerà 2,55 miliardi di euro nel 2018 e 2,75 miliardi di euro nel 2019. Non pochi soldi, per un governo che dovrà, nel frattempo, trovare un bel gruzzolo di miliardi per evitare l’aumento dell’Iva.

Questo è il quadro, e il fatto che ci siano già le file per ottenere i moduli in applicazione di una legge inesistente la dice lunga sul clima e sulle aspettative nel Mezzogiorno. I grillini, come tutti i partiti, non possono quindi scherzare con il fuoco. Hanno preso un impegno con gli elettori e devono mantenerlo, senza mandare alla malora i conti pubblici. E secondo me con due paletti. Primo: il reddito di cittadinanza va dato ai veri poveri, guai se diventasse un’ennesima misura urbi et orbi del Mezzogiorno clientelare (vedi i precedenti delle pensioni di invalidità). Secondo: non può essere un aiuto a vita, deve avere una scadenza. E se chi lo riceve, nel frattempo, dovesse rifiutare una proposta di lavoro, l’assegno va sospeso.

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IMPORTANZA DI MANTENERE LE PROMESSE DOPO IL VOTO

Con quale formula i rappresentanti del movimento Cinque Stelle potranno mantenere il loro impegno elettorale? Qui c’è solo l’imbarazzo della scelta. Abbiamo buone pratiche in tutti i paesi dell’Europa del Nord, anche se si tratta di nazioni dove non ci sono furbi pronti all’arrembaggio. Abbiamo alcune forme di applicazione di questa misura di contrasto alla povertà anche in diverse regioni italiane. Abbiamo una proposta dell’ex ministro Enrico Giovannini, che suggerirei ai grillini di riprendere, e un’idea avanzata da Tito Boeri, presidente dell’Inps, l’istituto che poi dovrà materialmente pagare l’assegno. L’unica cosa che non si può fare è fingere di avere scherzato, e considerare un impegno scolpito nel programma elettorale dei Cinque Stelle come lettera morta. A quel punto più che le file per richieste fuori tempo, ci sarebbero le sommosse per gli impegni traditi.

(Credits immagine di copertina: Marco Iacobucci EPP / Shutterstock.com)

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