Nell’insieme rappresentano una sorta di carta di identità di ciascun capo di abbigliamento. Un quadro sintetico che aiuta a usarlo nel modo migliore, a capire che cosa stiamo indossando, a curarlo nel tempo. E innanzitutto a non rovinarlo. Parliamo delle etichette dei vestiti, che devono apparire in qualsiasi prodotto e linea, a meno non si tratta di un falso o di un pezzo arrivato dalla Cina. Che cosa contiene l’etichetta dei vestiti? Quali sono le informazioni basilari che dobbiamo imparare, con semplicità, a leggere? Le indicazioni contenute nelle etichette sono, in generale, di due tipi. Nel primo gruppo rientrano le notizie sul produttore, sul marchio, del luogo di produzione e sul tipo di tessuto utilizzato. E già qui possiamo farci un’idea del capo di abbigliamento che stiamo indossando. Il secondo gruppo di informazioni, invece, si riferisce alle modalità da seguire per il lavaggio (a mano, in lavatrice, a secco), per la stiratura e per l’asciugatura. Questa parte di notizie è fondamentale per non rovinare i capi di abbigliamento e per farli durare a lungo.
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Etichette intelligenti
Con l’aiuto delle ultime tecnologie, le etichette intelligenti dotano i vestiti di veri e propri tag che trasformano il capo in un pezzo unico nonostante continui a rispondere alle logiche della produzione di massa. Grazie a questa traccia tech le nuove magliette possono interfacciarsi con le applicazioni su smartphone o le piattaforme e fornire informazioni, non solo sullo stato del capo ma anche sulla nostra salute, magari misurando il grado di sudorazione o il movimento. In questo modo si può sfruttare una vera e propria miniera di informazioni che è sempre con noi. Questa speciale carta d’identità del capo abbatte anche la piaga della contraffazione e ci permette di poter godere con tranquillità degli ottimi prodotti del made in Italy. Sotto questo punto di vista una delle tecnologie più all’avanguardia è quella del Rfid, delle vere e proprie etichette anticontraffazione che vengono associate a uno speciale microchip, chiamato tag o transponder. In questi piccolissimi dispositivi sono memorizzate tutta una serie di informazioni relative all’origine, alla composizione e al processo di fabbricazione del capo a cui si aggiungono i tradizionali dati come taglia, colore e modello. In questo modo il tag è in grado di certificare l’autenticità del vestito e allo stresso tempo funziona come un sistema invisibile antitaccheggio fino a quando il capo si trova all’interno del negozio.
Lavaggio in acqua
Sull’etichetta, la bacinella con acqua indica che il capo può essere lavato in acqua, mentre la manina immersa indica che può essere lavato a mano. Infine i vari numeri indicano le temperature massime. Solo la croce sopra alla bacinella sta a significare che il capo in questione non si può lavare in acqua.
Lavaggio a secco e candeggio
Passiamo ora ad un’altra categoria di simboli. Il cerchio indica che si può lavare il capo a secco. Mentre le varie lettere indicano il tipo di lavaggio da effettuare: F sta per lavaggio a secco con prodotti a base di trifluoro, P sta per lavaggio a secco con prodotti a percloroetilene con cautela, A significa lavare a secco con cautela, W significa che l’indumento si può lavare solo a secco. Il triangolo indica il candeggio. Se è bianco si può trattare l’indumento con la candeggina altrimenti meglio non farlo.
Asciugatura
L’asciugatura dell’abbigliamento, invece, è rappresentata dal simbolo del quadrato. Nello specifico il quadrato col cerchio interno rappresenta l’asciugatura con la macchina mentre quello senza cerchio indica l’asciugatura all’aria aperta. I puntini nella prima serie indicano la temperatura: un puntino bassa, due temperatura normale, mentre la croce significa che il capo non può essere messo nell’asciugatrice. Se trovate il simbolo del quadrato con la linea orizzontale vuol dire che l’indumento deve essere messo ad asciugare su una superficie piana, le tre righe verticali indicano che va fatta l’asciugatura all’aperto mentre la busta indica: asciugatura sulla stampella.
Stiratura
Infine la stiratura. Anche per questo processo sono previste delle indicazioni sull’etichetta: il ferro da stiro senza simboli vuol dire che l’indumento può essere stirato, i pallini all’interno del ferro indicano, in base al numero, la gradazione di temperatura da utilizzare (bassa, media e alta), mentre la croce sul ferro vuol dire che non bisogna stirare quel capo d’abbigliamento.
Come scegliere il programma di lavaggio
Come abbiamo visto, i simboli riportati sulle etichette dei nostri vestiti forniscono informazioni importanti relative al lavaggio e all’asciugatura e vanno pertanto letti prima di scegliere il programma giusto della lavatrice. In generale le etichette associano diversi simboli ai vari metodi e alle varie fasi del lavaggio. La bacinella indica il lavaggio in acqua, il cerchio il lavaggio a secco, il triangolo il candeggio, il quadrato l’asciugatura e il ferro da stiro la stiratura. Ci sono poi i simboli del lavaggio con acqua, sia a mano che in lavatrice, i simboli del lavaggio a secco, quelli del candeggio, e quelli relativi all’asciugatura, ovvero il quadrato con cerchio, che indica che l’abito può andare in asciugatrice, e il quadrato con X, che segnala il divieto di usare l’asciugatrice. Infine possiamo trovare i simboli relativi alla stiratura, che sono rappresentati da un ferro da stiro con dei puntini, il cui numero varia a seconda della temperatura massima.
Le etichette dei vestiti
Le etichette dei vestiti devono contenere anche la provenienza del capo di abbigliamento e il materiale con il quale è stato fabbricato. Se il tessuto è misto l’etichetta riporta i vari filati che sono stati utilizzati in ordine decrescente, dal più utilizzato al meno utilizzato. Se il tessuto è di un solo materiale allora l’etichetta riporterà, per esempio, 100% lana, cotone o altro. Oltre ai materiali, come dicevamo, l’etichetta deve riportare anche la provenienza del capo.
Il significato di Made in
La dicitura “Made in” è una formula del linguaggio commerciale internazionale che indica il luogo di produzione degli abiti. E’ importante sottolineare che non corrisponde necessariamente al luogo dove l’abito è stato progettato. Il classico esempio è Made in Italy, che sta per “prodotto in Italia”.
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