Come riciclare le mascherine anti Covid

Sono ovunque e costituite da materiali sintetici difficili da riciclare. Ma sono decine i progetti in piedi che cercano di trovare soluzioni per smaltirle e favorire l'economia circolare.

come riciclare le mascherine anti covid
Se c’è un rifiuto sul quale la ricerca si sta concentrando per sfruttarne al massimo le potenzialità in termini di riciclo, sicuramente si tratta delle mascherine. E questo per due motivi: l’enorme consumo, 180 milioni di pezzi all’ora nel mondo e la quantità di materiale, soprattutto polipropilene, da recuperare. Ma come riciclare le mascherine?

COME RICICLARE LE MASCHERINE

Gli esperimenti sono in fase avanzata, la tecnologia continua a fare progressi, e le mascherine diventano sempre più un pezzo forte della nuova economia circolare. Hanno un ottimo potenziale per la costruzione di strade; per creare nuova plastica, molto resistente; per catturare la polvere. E anche per realizzare opere d’arte.

MASCHERINE PER COSTRUIRE STRADE E FARE ASFALTO

In Australia, la Royal Melbourne Institute of Technology ha trovato una soluzione del tutto innovativa: utilizzare le mascherine per creare strade nuove. Per ogni chilometro di asfalto servono circa tre milioni di mascherine. Ciò vuol dire che potrebbero essere smaltite in maniera intelligente circa 90 milioni di tonnellate di dispositivi medici anti Covid.
L’Italia non è stata a guardare e nell’ultimo periodo grazie alla ricerca scientifica è emersa con nuove soluzioni eco-sostenibili. Infatti, il piano prevede che oltre a riciclare mascherine chirurgiche, FFP2 e FFP3, si possano smaltire anche camici e altri dispositivi utilizzati durante la pandemia di Covid-19. Supra, Single Use PPE Reinforced Asphalt, è un progetto ambizioso che cerca di individuare un metodo specifico sul come riciclare le mascherine, camici e materiali usa e getta realizzati in tessuto-non-tessuto.
riciclare le mascherine in asfalto, strade

MASCHERINE PER FARE VISIERE PROTETTIVE E APRIPORTE

Un’alternativa del tutto originale è stata promossa dall’azienda francese Plaxtil. I materiali sintetici sono stati mescolati a resine, cercando di ottenere un composto plastico nuovo. In particolare, il progetto ha portato alla creazione di apriporta, ossia strumenti ideati appositamente per aprire porte senza avere un contatto diretto con le maniglie e visiere protettive, ancora in uso per combattere la diffusione del virus.

MASCHERINE PER TUBI E MOBILI ESTERNI

Gli Stati Uniti emergono con la multinazionale TerraCycle. L’azienda raccoglie dispositivi di sicurezza anti Covid come:
  • Mascherine
  • Guanti monouso
  • Visiere protettive

E in seguito conducono una sorta di quarantena di tre giorni sui rifiuti e separano i diversi materiali. Infine, il Polipropilene, agente inquinante che compone per più del 90 per cento le mascherine che indossiamo, viene trattato in maniera tale da diventare utile per creare nuovi materiali come mobili da esterno, tubi e altri oggetti plastici.

MASCHERINE CHE DIVENTANO PELLET

L’impresa canadese Vitacore invece cerca di riutilizzare le mascherine chirurgiche e anche dispositivi medici più pesanti per smaltire i rifiuti in maniera ecologica. In particolare, al come riciclare le mascherine, l’azienda di Burnaby, Vancouver, ha risposto con un piano preciso: trasformando tutti i materiali raccolti in pellet. Più nello specifico, in un materiale plastico che può essere utilizzato per diversi scopi.

MASCHERINE PER OGGETTI D’ARTE

Sembrerà incredibile, ma le mascherine sono diventata anche ispirazione per artisti. E come per magia, sono diventate vere e proprie opere d’arte, da poter esporre in casa. L’estro ad esempio ha spinto un giovane studente della Corea del Sud  a creare sgabelli a tre piedi. ma come? Riciclando ben 10 mila mascherine usate e oltre una tonnellata di inutilizzabili procurate da un’azienda. Risultato? Più arte creativa, meno spreco e meno inquinamento.
come riciclare le mascherine

MASCHERINE BIODEGRADABILI

Oltre ad uno sviluppo nella ricerca per ovviare al problema del consumo e dell’inquinamento prodotto da mascherine e rifiuti generati per il Covid-19, il mondo è anche attivo sul fronte delle soluzioni biodegradabili. Infatti, continuare a immettere nel mercato merce difficile da gestire rende tutto più complesso, oltre a inquinare e peggiorare le condizioni già difficili del pianeta. Per questa ragione, alcune realtà stanno individuando nuovi materiali in grado di abbattere l’impatto ambientale e ridurre lo spreco.
In Svizzera, ad esempio, l’Istituto di Tecnologia di Losanna sta sperimentando una nuova plastica ottenuta al 99 per cento da biomasse. Ma il problema che non permette di partire è dettato dai costi di produzione elevati che per ora rendono la maggior parte delle nuove idee ancora non idonee.
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