Albert Einstein avrebbe affrontato l’epocale transizione verso il cambiamento delle politiche ambientali, energetiche, sociali, e in generale collegate ai 17 obiettivi Onu per lo Sviluppo sostenibile, con una lapidaria affermazione: “Un problema non si può risolvere usando lo stesso modo di pensare con il quale lo abbiamo creato“.
Questo concetto è fondamentale, come bussola, nei nostri comportamenti individuali, gli stili di vita, e anche nelle scelte politiche collettive. Facciamo un esempio banale sul primo punto: se fino a ieri potevamo consentirci il lusso, noi occidentali, di sprecare energia con condizionatori a palla, o con la luce accesa e sprecata in tutta la casa, oggi tutto ciò non è più possibile. Non solo non è utile, e dunque dannoso, ma rischia di farci precipitare in un baratro fatto anche di peggioramento della qualità della vita. Mentre abbiamo tutte le opportunità di fare un salto in avanti, molto in avanti. Se solo ci convinciamo che la soluzione del problema passa per un cambiamento rispetto a modi di vivere e di governare finora utilizzati, anche con lo scopo di riequilibrare le enormi ingiustizie di una globalizzazione preziosa e inarrestabile quanto fuori controllo da parte dell’uomo.
Stesso discorso vale per il cambiamento climatico, quello per il quale soffriamo tutti ogni volta che vediamo scomparire un frammento della natura oppure quando scoppiamo di caldo, di un caldo improssivo quanto inaspettato.
Un tempo esistevano i “negazionisti” del cambiamento climatico. Coloro che, per interesse, per stupidità, per vezzo intellettualistico, negavano l’esistenza del problema. E dicevano, in sostanza: Tutto va bene, madama la marchesa. Adesso solo ad ascoltarli questi parolai a buon mercato, fanno solo sorridere per la inconsistenza dei loro pensieri. Preoccupa, invece, il fatto, ben più grave, che ci siano alcuni governi nel mondo (pensiamo all’America di Trump) che pensano di risolvere il problema del cambiamento climatico negando la verità scolpita da Einstein. Ovvero non modificando di una virgola, se non in qualche aspetto marginale, i nostri stili di vita, le nostre politiche energetiche, il nostro modello di sviluppo.
Eppure, a proposito di certezze scientifiche alla Einstein, ormai si è consolidata un’ampia letteratura scientifica, che ciascuno di voi può trovare su qualsiasi mezzo di informazione internazionale, in base alla quale un cambiamento delle politiche energetiche, radicale e non di facciata, darebbe benessere, ricchezza, lavoro. A chi? A tutta la popolazione mondiale, e non a una ristretta minoranza di persone che provano a ridimensionare i cambiamenti climatici per continuare a fare i loro affari, legittimi (non sempre), per carità, ma nefasti, senza correzioni di fondo, per milioni e milioni di uomini e donne.
A dire che le politiche a difesa del clima, come per esempio l’abbandono dei combustili fossili, con la necessaria gradualità richiesta da una transizione in atto, sono un investimento per il futuro, in grado di migliorare condizioni e qualità della vita, lo dicono, solo per citare alcune fonti al di sopra di ogni sospetto: il Fondo monetario internazionale, l’Ocse, tutte le commissioni governative di esperti nominate nei Paesi occidentali per studiare il fenomeno del surriscaldamento, il World economic forum. Forse ai piani alti di queste istituzioni, c’è qualcuno che conosce la bussola di Einstein per cambiare, in meglio, il mondo. Da subito.
Einstein e la soluzione dei problemi
- Per risolvere un problema bisogna riformularlo nei termini corretti. Dove nasce? Da che cosa è scaturito? E qui diventa indispensabile il ricorso alla scienza e l’uso dell’onestà intellettuale.
- Per risolvere un problema bisogna prendere coscienza del contesto nel quale è sorto. Fumare, fino a quando non si sono scoperti i gravissimi danni provocati dalle sigarette, non era considerato un problema. Ma una banale abitudine.
- Per risolvere un problema possono essere determinanti creatività, intuizione, coraggio. Sono le cose che fanno la differenza e anticipano il cambiamento.
Foto tratta dalla pagina Facebook Albert Einstein
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