Obama scende in campo per salvare le api: 50 miliardi di dollari per fermare la strage

Il presidente americano ha capito che senza le api l’agricoltura americana è a rischio. E negli Stati Uniti soltanto nell’ultimo anno sono andate distrutte un quarto delle arnie. Lotta anche ai pesticidi più potenti.

Come salvare le api: l'impegno di Barack Obama per mettere in sicurezza l'economia agricola degli Stati Uniti

COME SALVARE LE API: L’IMPEGNO DI OBAMA – Con una mossa che ha sorpreso anche i suoi più stretti collaboratori, Barack Obama ha messo in agenda un nuovo obiettivo da centrare entro la fine del suo mandato: salvare le api. Non si tratta di un ammiccamento presidenziale al mondo ambientalista, quanto di una scelta politica molto forte, molto convinta. E molto bene finanziata.

L’IMPEGNO DEGLI STATI UNITI PER SALVARE LE API – Il presidente degli Stati Uniti, infatti, ha messo sul tavolo 50 miliardi di dollari di fronte a una strage che sta avendo pesanti ripercussioni per l’intero ecosistema del Paese. Soltanto nell’ultimo anno sono andate distrutte un quarto delle arnie, sotto i colpi di diversi fattori concomitanti. Dall’uso massiccio di potenti pesticidi con ingredienti chimici devastanti per la popolazione delle api a una perdita di variabilità genetica legata alla diminuzione della flora di cui si nutrono le api, fino alla diffusione degli acari, i loro principali parassiti.

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IL PIANO PER METTERE IN SICUREZZA L’ECONOMIA AGRICOLA DEGLI STATI UNITI – La battaglia per salvare le api, che ha richiesto lo stanziamento di fondi straordinari da parte della Casa Bianca, ha tre obiettivi di fondo e il suo risultato finale non sarà marginale ai fini del consuntivo politico del secondo mandato di Obama. Il primo obiettivo è sicuramente quello di mettere in sicurezza l’economia agricola degli Stati Uniti, laddove il 90 per cento delle coltivazioni del Nord America si fondano proprio sull’impollinazione delle api. Per non parlare della California che, da sola, produce l’80 per cento delle mandorle di tutto il mondo, e per coltivarle servono 1,4 milioni di arnie che oggi rappresentano il 60 per cento del totale disponibile. Salvare le api, insomma, diventa un problema di sicurezza economica ed alimentare per Obama. Il secondo obiettivo è al crocevia tra economia e ambiente, come dimostra anche il fatto che per i suoi interventi il presidente degli Stati Uniti si è rivolto, contestualmente, al Dipartimento dell’Agricoltura e all’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Epa). E’ noto che le api sono decisive per la biodiversità e per l’equilibrio dell’ecosistema, un terreno sul quale le politiche di Obama, rispetto alle aspettative suscitate già con la sua prima elezione, sono state molto deludenti. Al punto che lui, presentatosi agli elettori come il primo presidente “verde” della storia americana, rischia di chiudere anche il secondo mandato a mani vuote. Sul piano nazionale, dove ha sbattuto il muso contro il muro dell’opposizione repubblicana, e sul piano internazionale dal momento che non è riuscito a stringere alcun accordo significativo con la Cina sul dossier dell’abbattimento delle emissioni di C02. Un fiasco dopo l’altro.

LA POLITICA AMBIENTALISTA DI OBAMA – Adesso, con la battaglia per salvare le api, il presidente prova a rilanciare la sua politica ambientalista, tarandola sul traguardo di ridurre i consumi da combustibili fossili e di considerare la soglia di un aumento di 2 gradi centigradi della temperatura media come il limite invalicabile, oltre il quale gli americani rischierebbero la catastrofe climatica. E, a proposito di emissioni, Obama tenterà di introdurre dei meccanismi ispirati all’idea di “chi inquina paga”, cioè una sorta di bolletta a carico di chi produce anidride carbonica. «Non possiamo continuare a rovesciare questa roba nell’atmosfera e farne pagare il conto a tutti gli altri» ha ripetuto spesso Obama. Ma qui resta l’incognita dell’opposizione repubblicana e dei rapporti di forza al Congresso, dove il presidente rischia di trovarsi in minoranza sul dossier C02. Per il momento, il presidente ha solo aggirato l’ostacolo lasciando gestire all’Epa, che risponde direttamente al governo, i nuovi limiti sulle emissioni da parte delle automobili (l’auto elettrica è nel cuore e nella testa di Obama, ma i tempi per rendere questa tecnologia da mass market sono ancora lunghi) e nuove regole sull’attività delle centrali elettriche.

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LA POLITICA DEGLI STATI UNITI IN MATERIA ENERGETICA – Dall’ambiente all’energia, e qui siamo al terzo tassello del puzzle di Obama. Per uno degli strani paradossi della storia, e delle leggi dell’economia, lui, il presidente “verde” è riuscito a dare una svolta alla politica energetica americana grazie alla spinta massiccia dell’estrazione dello shale gas che non è proprio una tecnologia particolarmente gradita agli ambientalisti. Fatto sta che oggi l’America, in materia energetica, può sbandierare la sua autosufficienza e presentarsi come un Paese esportatore, mentre le imprese statunitensi godono di uno straordinario vantaggio competitivo grazie a bollette energetiche più leggere di un terzo rispetto alla concorrenza europea e asiatica. Con un abile gioco dei “due forni”, Obama è riuscito a trovare un punto di equilibrio tra le ragioni delle grandi imprese americane, quasi tutte energivore, e quelle dell’ambientalismo e della stessa lobby verde. La battaglia per salvare le api si inquadra dentro questo gioco di pesi e di contrappesi della politica americana, tra economia, ambiente ed energia, che Obama cerca di orientare nonostante l’imperativa legge dei numeri che lo vede in seria difficoltà quando una qualsiasi legge deve ottenere il placet dal Congresso.

IL FILM D’ANIMAZIONE “BEE MOVIE” – Nella sua guerra per salvare le api, il presidente potrebbe utilizzare, come degli spot, alcuni spezzoni del film Bee Movie, un capolavoro del cinema d’animazione con il comico americano Jerry Seinfeld che presta la sua voce all’ape maschio protagonista del racconto, Barry B. Benson. Nel film, dopo una serie di colpi di scena, si materializza il disastro di una Terra senza api con la vita vegetale che, senza l’impollinazione, rischia di scomparire. La favola ha il suo lieto fine, quando le api riprendono a produrre il miele e a restituirlo agli uomini, che a loro volta riconoscono il valore essenziale dell’attività degli insetti dei quali non sapevano nulla, se non una generica provenienza del miele dagli alveari. Il messaggio di Bee Movie è chiaro: le api devono sopravvivere, innanzitutto nel nostro interesse. Quello che Obama vuole suscitare con la sua battaglia.

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