Come si pronuncia la parola “Grazie”

Si usa con frequenza e con spontaneità. Con convinzione e non per formarlità. Senza lasciarsi travolgere dalla febbre della fretta e delle vite sempre di corsa

grazie

Una parola semplice, breve, fulminea, ma preziosissima, da non sprecare mai: Grazie. Esprime il potere occulto e contemporaneo della gratitudine e della gentilezza, due ingredienti essenziali della vita leggera e intensa. Ma dire “Grazie”, con frequenza e senza affettazione, è anche un modo per guardare gli altri, non essere soli, aprire il cuore e la mente alle relazioni, scansare la trappola del narcisismo.

Ma come si pronuncia la parola “Grazie”. Ci sono tre cose da tenere presente e alle quali abituarsi. La prima è la naturalezza, non bisogna dare alcun segnale di forzatura nel pronunciare la parola-chiave della gentilezza. Dirla in modo spontaneo garantisce anche l’efficacia del suo significato, la forza di non risultare indifferente a chi l’ascolta. La seconda è la frequenza. Non bisogna essere né avari né timidi con la parola “Grazie”: usatela spesso, ogni volta che risulta appropriata. Fatela ascoltare come un pezzo strutturale del vostro lessico, una vocale del dizionario che usate ogni giorno. Solo così “Grazie”, nel tempo e con la forza dell’abitudine, non sarà più una formalità da espletare, ma un desiderio inconscio di avvicinarsi all’altro attraverso la porta, da spalancare, della gentilezza. Infine, questa parola non può e non deve restare sepolta nella palude della fretta, del presentismo, delle vite che scorrono sempre in affanno. E, prima di abituarvi alla sua definitiva e usuale pronuncia, fate un esercizio serale, una semplice domanda: Oggi quante volte ho detto “Grazie”? Dalla risposta dipenderà la vostra capacità di avere fatto una grande conquista per il vostro stile di vita.

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