Guerra dell’Isis: come spiegarla ai giovani della generazione Erasmus

Ci fanno domande alle quali dobbiamo dare delle risposte. Ricordando la tragicità della storia, che comprende anche la possibilità della guerra. E il fatto che valori come libertà e sicurezza non sono sempre garantiti. Vanno difesi.

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COME SPIEGARE L’ISIS AI GIOVANI –

Loro, i nostri figli, sono la generazione Erasmus: abituati a viaggiare in continuazione, mobili per definizione, apolidi nel dna. Noi, i genitori, siamo gli eredi del Novecento insanguinato da due conflitti mondiali che abbiamo conosciuto per via ereditaria e di un lungo periodo di apparente pace universale. In mezzo, nel dialogo tra le generazioni, c’è la nuova guerra. Come raccontarla? Come spiegarla? Quale senso dare a uno scontro che, per sua natura, modificherà gli stili di vita di una generazione che è crescita viaggiando senza problemi e senza paure?

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COME SPIEGARE LA GUERRA ALL’ISIS AI RAGAZZI –

In primo luogo dobbiamo spiegare la tragicità della storia, alla quale loro non sono abituati. L’odio, la violenza, la banalità del male: fanno parte di questo misterioso motore della storia che gira insieme allo sviluppo tecnologico. Il progresso non è fatto solo dagli smartphone, ma anche da un terrorismo che evolve fino a diventare stato, lo stato del terrore.

La guerra, da sempre, fa parte di questa tragicità. Ne dobbiamo avere consapevolezza, e non per questo sottovalutarla. Anche se è una guerra asimmetrica: senza un teatro del conflitto (ma con fronti sempre in aggiornamento), senza un esercito regolare (ma con la tremenda novità dei soldati che si fanno esplodere, vittime e carnefici), con il sottofondo di un impianto ideologico che affonda le sue radici nella religione. Guerra era una parola tabù, dopo Parigi nessuno la nega. Tutti ne abbiamo preso atto, e l’identità lessicale della fase che stiamo vivendo è già un passo avanti. Come in tutte le guerre della storia, nella sua versione tragica, servono le azioni militari e i negoziati, il bastone e la carota.

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I VALORI DELLA CIVILTÀ OCCIDENTALE –

Un secondo aspetto da spiegare ai nostri figli riguarda il senso di valori universali come libertà, democrazia e sicurezza. I nostri valori, quelli che fanno parte ormai dei nostri codici genetici. Bene: non sono un patrimonio di civiltà assoluto e garantito. Anche loro sono a rischio, specie se il nemico li nega e non li ha mai conosciuti, e anche loro vanno preservati e riconquistati, giorno per giorno, senza considerarli chiusi in una cassaforte. Ci aspettano anni di minore libertà e di minore sicurezza: ma questo ci aiuterà ad apprezzare meglio i valori fondanti della civiltà occidentale, che non possono essere preservati a costo zero.

MAI CEDERE ALLA PAURA –

Infine, guai a cedere alla paura. Il micidiale attacco al nostro vivere quotidiano, i ragazzi che ballano in una discoteca, gli amici che cenano in un ristorante, i tifosi che vanno allo stadio, non deve renderci più fragili e più vulnerabili. Al contrario, sappiamo bene dove vuole arrivare il nemico, quali obiettivi cerca di realizzare. E la paura semina solo incertezza, stravolge i dati della realtà, sterilizza l’efficacia della reazione.  La generazione Erasmus gioca anche su questo versante il suo futuro di cittadini del mondo.

(Fonte immagini: Getty Images)

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