IN CILE I BORGHI LI SALVANO GLI ARTIGIANI
Da una parte, vecchi artigiani dal passato lontano e troppo spesso dimenticato. Dall’altra, giovani imprenditori con la passione per il restauro delle gemme antiche sperdute tra le montagne della loro terra. Succede in Cile, dove la Fundaciòn Altiplano forma studenti nella costruzione degli stabili con le tecniche antiche proprie della loro tradizione, affiancando l’insegnamento di modernissime tecniche di conservazione. L’obiettivo, ovviamente, è quello di conservare il patrimonio culturale cileno con i cileni stessi.
La fondazione ha portato a termine un programma di formazione che ha consentito di restaurare il patrimonio culturale delle Ande. In quell’aspra regione montuosa cilena, decine di piccoli borghi sopravvivono a stento a causa dell’abbandono degli abitanti che cercano migliori fortune in città. Quella della fondazione è un’iniziativa che punta proprio a prendersi cura di questo scollamento tra storia e contemporaneità, che sembra spesso maturato irreversibilmente. Progetti come questo, invece, dimostrano che è possibile coniugare passato e presente, storia e modernità.
Inoltre, il progetto offerto dalla fondazione cilena, ha anche dato l’opportunità a molte persone del posto di mettere i primi mattoni per la loro carriera da restauratori. Una carriera che, a detta dei cileni coinvolti – ma è facile immedesimarsi con loro -, non è solo un lavoro manuale, fatto di mascherina, guanti e utensili precisi e delicati. Il loro è soprattutto un lavoro spirituale, che nasce e cresce dalla passione per la conservazione del retaggio e patrimonio culturale del proprio paese e del proprio Paese.
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TUTELA DEL PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE ITALIANO
L’iniziativa cilena non può che essere l’esempio virtuoso cui ispirarsi, ovunque, ma soprattutto in Italia. Infatti, a dispetto del fatto che l’Italia sia un Paese del G7, una potenza economica del mondo occidentale, che conta molte metropoli da Nord a Sud, lo stivale è costellato da piccoli borghi. Piccole, a volte minuscole, realtà sparse su un territorio non troppo vasto ma spesso aspro e impervio, basti pensare alle parti più inarrivabili dell’Appennino, o all’Irpinia, la Sila. Ma anche le troppo spesso desolate terre pugliesi o siciliane, così come le aree rurali della Pianura Padana.
Non c’è da nascondersi, è un problema più evidente al Sud, mentre al Nord i piccoli borghi sono sempre più meta di turismo sostenibile grazie soprattutto a intelligenti politiche provinciali e regionali. A parte, però, il classico concetto della rivalutazione del nostro patrimonio artistico e culturale, l’insegnamento che ci arriva dal Cile può avere ancor più valore. Infatti, non è difficile pensare alla possibilità di istituire un’iniziativa simile da focalizzare sulle aree del Centro Italia colpite dai terremoti degli scorsi mesi. Scosse che hanno mietuto tante vittime, e che rischiano di lasciare interi paesi – gemme e vero patrimonio italiano e globale – abbandonati alle proprie macerie.
Occorre, infatti, affiancare ai piani abitativi provvisori, iniziative volte alla rivalutazione delle bellezze nascoste e custodite dai borghi come Amatrice e Assisi – solo per citare i più famosi. Quella cileno è un’ottima rotta che viene d’oltreoceano, e può calzare perfettamente nelle esigenze di quelle comunità che vogliono restare tali e che, invece, rischiano di atomizzarsi nella necessità di avere un tetto sulla testa.
COME TUTELARE IL PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE:
L’IMPORTANZA DEI BORGHI IN ITALIA:
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