Comuni virtuosi: non conviene avere i conti in ordine

Essere un comune virtuoso, con i conti in regola e senza debiti che rischiano di portare al default, non conviene. Vi consiglio di leggere un interessante reportage su Linkiesta che raccoglie le esperienze e gli sfoghi degli amministratori locali lombardi che, nonostante il loro buon governo, rischiano di restare strangolati dai tagli dei trasferimenti agli […]

grassobbio ok

Essere un comune virtuoso, con i conti in regola e senza debiti che rischiano di portare al default, non conviene. Vi consiglio di leggere un interessante reportage su Linkiesta che raccoglie le esperienze e gli sfoghi degli amministratori locali lombardi che, nonostante il loro buon governo, rischiano di restare strangolati dai tagli dei trasferimenti agli enti locali. Il quadro nazionale è il seguente: su 2.390 comuni al di sopra dei 5mila abitanti, soltanto 143 possono definirsi “virtuosi” nel senso che hanno rispettato i parametri contabili previsti dal patto di stabilità.

Di questi 143 comuni ben 122 sono al Nord e 11 nella provincia di Bergamo. E proprio nella provincia di Bergamo si concentra il racconto pubblicato su L’Inkiesta. Qui i sindaci con le carte in regola protestano e dicono di essere con l’acqua alla gola, nonostante i conti rispettosi delle indicazioni nazionali. E, protestano in coro gli amministratori “virtuosi”, di fronte a questo quadro sembra perfino più conveniente avere una cattiva e inefficace contabilità, con sprechi e buchi.

La lezione è chiara: i tagli lineari non funzionano, e i comuni che riescono a mantenere i conti in ordine andrebbero premiati. Non messi in ginocchio e istigati a trasferirsi dalla lista dei buoni a quella dei cattivi.

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