La musica dal vivo è sempre più un lusso, riservato a pochi privilegiati. I biglietti dei concerti ormai hanno prezzi inaccessibili e anche immotivati, alimentando così una catena di sprechi e speculazioni. In Italia, solo per fare qualche esempio, per ascoltare un cantante straniero servono 100-150 euro (ma per ascoltare Madonna a Milano, non ne bastavano 500), se nazionale almeno la metà: e questo per i posti meno cari.
Colpa dell’inflazione, si dice. Non è vero. Questi aumenti dipendono da altri fattori, e sono tutti speculativi. Il primo è l’aumento esplosivo del cachet degli artisti: raddoppiato dall’anno precedente al Covid-19. In secondo luogo, con i biglietti salati si paga l’assurda concentrazione
nel settore dell’organizzazione dei concerti. La maggior parte dei grandi eventi dipende dalle stesse aziende. In Italia, per esempio, operano due grandi gruppi internazionali: l’americana Live Nation e la tedesca Eventim. Quest’ultima negli ultimi anni ha acquisito diversi promoter nazionali come D’Alessandro e Galli, Friends & Partners, Vertigo e Vivo Concerti. Entrambe le multinazionali gestiscono artisti, organizzano concerti e hanno anche piattaforme che vendono biglietti. Nel 2010 Live Nation si è fusa con Ticketmaster, mentre dal 2007 Eventim ha TicketOne. Per avere un’idea dei profitti di queste società, la piattaforma Ticketmaster, ormai la principale potenza del settore, ha consentito alla sua casa madre, la società Live Nation, in un solo trimestre, nel 2024, di fare utili per 3,8 miliardi di dollari. Meglio di qualsiasi banca.
Terzo fattore: il secondary ticket. I biglietti vengono acquistati, a grandi blocchi, da persone, società o bot automatici, che poi li rimettono in vendita a prezzi completamente diversi. Uno dei casi più clamorosi di questa pratica molto penalizzante per i consumatori, riguarda il cantante americano Bruce Springsteen: una parte dei biglietti del suo tour negli Stati Uniti, che avevano un prezzo di partenza intorno ai 200 dollari, sono andati in vendita sul mercato secondario a oltre 5.000 dollari.
Il caro-prezzi per i concerti dal vivo in America è un tema molto sentito, tanto che il presidente John Biden è intervenuto pubblicamente promettendo misure per <porre fine a condizioni inique sui biglietti per i concerti>. Parole al vento che non hanno dato alcun risultato. Molto più efficace la reazione degli utenti, innanzitutto giovani e giovanissimi, che iniziano a farsi sentire con la protesta più dura: la diserzione. Che ha portato all’annullamento di molti concerti pop e interi tour (un caso per tutti: Jennifer Lopez ha cancellato l’intero tour previsto nel 2024, dicendo, con una falsa scusa, che vuole dedicarsi di più alla famiglia).
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