Le accuse sono pesantissime. Truffa, corruzione, falso ideologico. E, sono parole degli inquirenti, “un diffuso sistema di malaffare, con una vasta rete di relazioni illegali e scambi di favori, per favorire nei concorsi universitari i candidati espressione dei decani”. Nel mirino della Procura di Bari e della Guardia di Finanza ci sono 35 docenti universitari, accusati di presunti favoritismi in ben nove università italiane, da Roma a Macerata, da Milano a Teramo. Nomi illustri, come l’ex Garante della privacy, Francesco Pizzetti, e l’ex ministro del Pdl Anna Maria Bernini. E nomi di cinque personalità accademiche comprese del gruppo dei saggi del governo Letta incaricati di supportare l’azione di governo in materia di riforme istituzionali: Augusto Barbera, Giuseppe de Vergottini, Carmela Salazar, Lorenza Violini e Beniamino Caravita.
CONCORSI TRUCCATI IN UNIVERSITA’, NESSUNA NOVITA’. Accuse pesantissime, dicevamo, ma al momento tutte da dimostrare, compreso il reale peso delle intercettazioni telefoniche, durante le quali alcuni degli indagati utilizzavano la lingua latina per messaggi cifrati. In questa fase delle indagini non si può anticipare alcuna sentenza, tantomeno per via mediatica, e c’è solo da augurarsi che l’inchiesta arrivi presto a un punto di svolta con le eventuali richieste di rinvio a giudizio o con l’archiviazione.
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NEPOTISMO, UN GRANDE CLASSICO. Le cose certe, però, sono già due. Il malcostume del più sfrenato nepotismo e dello scambio di favori nel mondo accademico italiano non è una novità. Indagini come quella di Bari sono in corso in diverse città e riportano tutte alla stessa tipologia di comportamenti, prima che di reati: per molti, troppi professori, l’università é “roba loro”, dove possono fare qualsiasi forzatura, compresa l’assegnazione di cattedre e incarichi a parenti, mogli, amanti, amici degli amici.
Stiamo parlando di un universo dove “lor signori”, con la complicità dei politici, hanno creato un mostro: un’università, quella italiana, con 95 atenei, 370 sedi distaccate e 170mila materie di insegnamento a fronte di una media europea di 90mila. E quando parliamo di corsi di laurea, materie di insegnamento, sedi, parliamo automaticamente di cattedre che poi spesso vengono assegnate con concorsi opachi se non truccati.
SAGGI DEL GOVERNO CON GLI STESSI VIZI DEI POLITICI. La seconda considerazione riguarda il fatto che gli indagati che si ritrovano nel ruolo di saggi del governo, almeno stando all’impianto delle accuse, hanno gli stessi vizi, specie in materia di trasparenza, dei politici ai quali stanno offrendo la loro competenza. E ciò dovrebbe fare riflettere sulla simmetria dei comportamenti delle nostre classi dirigenti e sul fatto che, se abbiamo una politica così scadente, forse dobbiamo convincerci che non è un’esclusiva, un virus, concentrato nei palazzi del potere politico.
Infine, il saggio professore Augusto Barbera, con stile e ironia, ma anche con pesante disappunto, dice: “Cado dalle nuove e mi preoccupa l’effetto mediatico di questa indagine. Spero che si sappia presto se é un’indagine con fondamento o una bufala“. Giusto. E anche rispetto al rischio di essere triturati da sentenze scritte sui giornali prima di essere affermate nelle aula di giustizia, professori e politici hanno lo stesso profilo. E si rassomigliano tanto.
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