Cattedre con il trucco, il vizietto e lo spreco dei nostri baronetti universitari. In tutta Italia

Peggio dei politici. Solo a Firenze ci sono 59 professori indagati, tra i quali un ex ministro, e 7 arrestati. A Pisa una giovane ricercatrice, Giulia Romano, doveva vincere il concorso. Ma poi ha denunciato l’imbroglio: tre professori indagati.

concorsi universitari truccati

CONCORSI UNIVERSITARI TRUCCATI

Corruzione e falso in atto pubblico. Sono queste le imputazioni più ricorrenti quando i magistrati inquirenti mettono le mani su lunghe catene di baroni, baroncini e baronetti universitari che hanno il pessimo vizio di truccare i concorsi per portare in cattedra “gli amici e i parenti degli amici e dei parenti”. E di truccarli con un’organizzazione sistemica e capillare, come svela, ma è solo uno dei tanti esempi, l’inchiesta di Firenze con 59 professori indagati, in tutta Italia, e ben 7 arrestati.

Nessun processo è stato celebrato, dunque non anticipiamo sentenze né diamo tutti per colpevoli, ma il quadro che viene fuori dall’inchiesta, è davvero desolante. E prima e dopo i reati ci interessa l’enorme spreco che deriva da reati di questo genere.

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CONCORSI TRUCCATI

Primo spreco: la fuga dei giovani dall’Italia è più chiara e motivata, se si pensa che i concorsi all’università vengano truccati in questo modo da tardo medioevo. Secondo spreco: il merito, sì proprio quella parolina così cara a baroni e baronetti, va a farsi benedire. E in Italia aumenta la convinzione che per farsi strada non servono le capacità, conquistate anche attraverso gli studi, ma bastano le raccomandazioni e la spinta delle tribù, per esempio quelle accademiche. Terzo spreco: vogliamo sempre prendercela con la politica, e sappiamo tutti quanto valga poco anche dal punto di vista etico il nostro ceto politico, ma i baronetti fanno anche peggio, molto peggio. Confermando così la caduta verticale del nostro establishment. I baronetti con il vizietto dei concorsi truccati comandano in tutte le università italiane, da Foggia a Bologna, da Sassari a Roma, ma sono incollati anche a poltrone di commissioni ministeriali e di consigli di amministrazione e comitati di consulenza di aziende. Rappresentano poteri forti, altro che poteri ex forti. E non è un caso se, per esempio, nelle maglie dell’inchiesta di Firenze sia finito anche Augusto Fantozzi, professore universitario, ma anche ex ministro e commissario liquidatore della nota Alitalia. Innocente fino a prova contraria, lo ripetiamo, ma intanto inquisito con accuse gravissime e con un bel curriculum sulle spalle.

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NEPOTISMO UNIVERSITÁ

L’inchiesta di Firenze è una delle tante sulla corruzione e i vari reati che si commettono all’interno del mondo universitario. In alcuni casi, proprio come con i politici accusati di corruzione, ci pensa la prescrizione a mettere tutti in salvo, in altre vicende ci sono persone coraggiose, spesso donne, che provano ad alzare la voce contro questo spreco del quale tutti dovremmo vergognarci. Dentro e fuori l’università. Come Giulia che ha voluto portare alla luce il pentolone dei brogli e degli imbrogli nei concorsi per assegnare cattedre in Italia.

Giulia romano ha 39 anni, un marito professore, due figli e una passione infinita per la genetica. Al punto che, dopo avere vinto due concorsi, per un posto in banca e alla Consob, ha rinunciato a due posti di lavoro ben pagati per coltivare la sua passione. E si è avventurata nel girone infernale del mondo universitario attraverso la porta più stretta, ma anche l’unica per stare dentro il sistema: quella di ricercatrice.

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CORRUZIONE CONCORSI UNIVERSITARI

Passano gli anni, e dopo il gradino del dottorato all’università di Pisa, per Giulia Romano, ormai alla soglia dei 40 anni, arriva l’occasione di un concorso per un posto di ordinario proprio all’università di Pisa. Giulia ha tutte le carte in regola per vincere. Risultati strepitosi durante tutto il suo percorso di studi, pubblicazioni in Italia e all’estero, grande stima per il lavoro di ricercatrice a Pisa.

Ma al momento della verità, Giulia scopre che quel concorso, come tanti, troppi, nell’università italiana, è truccato. Tutto è già deciso secondo il più sfacciato metodo delle raccomandazioni e del clientelismo universitario. A svelare il misfatto è lo stesso presidente della commissione del concorso, parlando al telefono con il suo collega, il marito di Giulia.

Senza sapere, però, che la battagliera ricercatrice avrebbe registrato la telefonata per consegnarla in procura. Da qui è partita un’inchiesta sul concorso, e tre docenti dell’università, una delle più antiche e prestigiose d’Italia, sono sotto inchiesta e rischiano un processo.

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(Nella foto, Giulia Romano. Fonte: Corriere della Sera)

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RACCOMANDAZIONI CONCORSI UNIVERSITARI

Vedremo come finirà questa indagine: dispersa in un porto delle nebbie come buona parte delle inchieste che riguardano il nepotismo medievale dell’università italiana, o in un processo esemplare per baroni e baronetti delle nostre facoltà. Intanto due cose sono sicure. La prima riguarda Giulia. Si aspettava un minimo di sostegno e di solidarietà all’interno dell’università. E invece la sua denuncia è rimbalzata contro il muro del gelo e del silenzio, a partire dai vertici dell’università di Pisa che probabilmente scommettono sul tempo che tutto cancella. E sull’omertà, con reciproche convenienze, che protegge gli imbrogli di lor signori delle cattedre.

La seconda certezza riguarda gli effetti di questa catena di sprechi alimentati dal potere di lor signori. I più bravi o rinunciano o vanno via. Restano i peggiori, bravi solo a farsi raccomandare. Tutte le regole saltano, e anche la corruzione diventa norma. Se i professori imbrogliano, gli studenti che cosa imparano? Così affonda l’università italiana.

L’ITALIA DEGLI SPRECHI, DELLA CORRUZIONE E DELLE RACCOMANDAZIONI:

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