Il paese europeo più avanti nella legislazione per il congedo parentale è sicuramente la Spagna. Innanzitutto il periodo previsto è molto lungo, e arriva fino a 16 settimane, di fatto il congedo più generoso tra le nazioni che fanno parte dell’Ocse. In secondo luogo, le norme sono molto attraenti per i padri, per cui la metà dei neo-padri resta a casa mentre le mogli-madri vanno a lavorare.
La legge spagnola prevede che le prime 6 settimane siano obbligatorie e ininterrotte, immediatamente successive al parto. Le altre 10 settimane possono essere assunte in continuità con il periodo obbligatorio oppure interrotte in periodi settimanali (cumulabili e indipendenti) fino a quando il neonato non raggiunge l’età di un anno.
La retribuzione nel periodo del congedo in Spagna è molto alta. Lo stipendio integrale, durante questo periodo, è pagato interamente dalla previdenza sociale spagnola a una sola condizione: che il genitore abbia pagato un tetto minimo di contributi, variabile sulla base della sua età.
- Nessun periodo contributivo coperto, per i giovani che abbiano meno di 21 anni alla data di nascita del figlio.
- Novanta giorni di contributi versati, entro i 7 anni antecedenti al congedo, per i giovani di età compresa tra i 21 e i 26 anni.
- Centottanta giorni di contributi versati, sempre entro i 7 anni antecedenti al congedo, per i giovani di età superiore ai 26 anni.
In Spagna, infine, è previsto anche il congedo per allattamento, con una formula che prevede la riduzione dell’orario di lavoro, per consentire un regolare rifornimento del latte materno, fino al nono mese di vita del neonato. In questo periodo, lo stipendio della neomamma, nonostante la diminuzione delle ore di lavoro, non subisce alcuna riduzione.
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