CONTRO IL FAMILISMO AMORALE
La storia è orribile. Ma nella sua drammaticità ha una luce che può diventare un utile paradigma per tutte le donne che subiscono violenza e per quelle che vivono accanto a loro. Rosanna Belvisi, un’impiegata cinquantenne, milanese, è stata uccisa con 29 coltellate dal marito Luigi Messina. Con una sentenza molto discutibile, l’uomo è stato condannato a 18 anni di reclusione ( la metà della pena richiesta dal pm) in quanto il giudice ha escluso l’aggravante della crudeltà. Come se 29 colpi di coltello fossero una normale reazione da uomo. A questo punto i legali di Messina, come capita spesso in processi di questo genere, scommettendo sull’indulgenza dei giudici pensano di fare Bingo e chiedono, in appello, lo sconto della pena. E chi si oppone, oltre ovviamente all’accusa? Valentina, 25 anni, una bellissima ragazza, la figlia di Rosanna e Luigi.
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FEMMINICIDIO
Dopo avere ripudiato il cognome del padre, Valentina si è rivolta direttamente ai giudici milanesi con queste parole: «Non voglio che mio padre esca presto dal carcere, non può avere uno sconto di pena dopo quello che ha fatto a mia madre. Sarebbe come ucciderla una seconda volta…». Valentina, tra l’altro, aveva sempre invitato la madre a lasciare il marito, ma lei, cocciuta e ostinata come tante, troppe donne generose, non ci riusciva. E sperava sempre che lui potesse cambiare.
Non ci sono parole per commentare il dramma di una rottura così dirompente tra un padre e sua figlia. Ma quello che ci sembra importante è la forza di una reazione. Le donne, quando subiscono violenze dagli uomini, hanno sempre un grande nemico in casa o nella loro testa: il familismo. Il familismo amorale, virus dell’Italia dove invece abbiamo milioni di famiglie meravigliose.
OMICIDIO ROSSANA BELVISI
Ci sono troppi uomini che se la cavano e continuano a fare i padri-padroni delle loro mogli, compagne e figlie, solo perché si sentono protetti dallo scudo di queste torbide relazioni familiari. La deriva del familismo, appunto. È così che le donne non denunciano, difendono l’indifendibile, si arrendono di fronte alla violenza, come se fosse una cosa ordinaria e ineluttabile. Con la sua presa di posizione, che certo non può non esserle costata un dolore atroce, Valentina ha avuto il coraggio di prendere una posizione, di non coprire il padre che, come tanti uomini nelle stesse condizioni, riesce a cavarsela con pene ridicole anche perché l’omertà familiare spinge i giudici a escludere le aggravanti nei processi per femminicidio.
Valentina ha detto un ‘No’ grande come una casa a questo infernale meccanismo. Si è fatta forte e ha messo il padre, nudo e solo, di fronte alle sue responsabilità. Non ha ceduto alle lusinghe del familismo. Lei voleva una famiglia, e aveva capito che quella con il padre e con la madre non poteva funzionare e andava avanti grazie alla debolezza di una donna che non riusciva a liberarsi dalla stretta di uomo che ieri l’ha uccisa a coltellate e oggi chiede lo sconto della pena.
La foto di copertina è tratta dalla pagina Facebook di Valentina
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