Cop27: un flop annunciato e già scritto

Un summit inutile, al quale non partecipano due dei tre paesi più inquinatori del mondo. Che si svolge in Egitto, un paese insostenibile innanzitutto per la mancanza di democrazia.

cop 27

Non per fare i disfattisti di maniera ma la nuova edizione della Conferenza sui cambiamenti climatici (Cop27) ha tutte le premesse per tradursi in un ennesimo fallimento. Che non fa bene alla causa della sostenibilità, e porta solo a uno spreco di denaro, di tempo e di credibilità dei governi e delle istituzioni sovranazionali.

COP27 UN FALLIMENTO ANNUNCIATO

Il primo punto del fallimento riguarda l’assenza di due dei tre paesi più inquinatori del mondo: Cina e India. La Cina ha consolidato questo triste primato, alla base della crisi climatica, con 10 miliardi di tonnellate di C02 emesse in un solo anno, pari al 28 per cento del totale. L’India è al terzo posto, dopo gli Stati uniti (5,2 miliardi di tonnellate) con 2,6 miliardi di tonnellate. Per caprici: è come se a una conferenza di pace si presentassero tutti, tranne i paesi che hanno fatto la guerra. Che senso può avere un incontro del genere?

In secondo luogo, per avere un minimo di credibilità questo summit doveva aprirsi con un fatto concreto, almeno uno. E non con la solita carrellata di parole, annunci, proclami. E con la brutta abitudine ormai acquisita dai potenti del mondo che parlano e annunciano catastrofi, come se non avessero loro il boccino in mano. E l’unico fatto che avrebbe dato il segno di una svolta è quello di iniziare a pagare le promesse fatte ormai da anni, da quando i paesi ricchi si sono impegni a raccogliere 100 miliardi di dollari per i aiutare i paesi più poveri, vittime dell’inquinamento dei ricchi, a varcare la soglia della transizione energetica. E invece non si è visto ancora un centesimo. Intanto la siccità ha ridotto alla fame 19 milioni di persone nell’Africa orientale e gli ultimi otto anni sono stati i più caldi nella storia dell’umanità (dati Onu).

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COP27 SHARM EL-SHEIKH

Infine, comprendiamo che i potenti della Terra e coloro i quali per mestiere parlano di clima, ambiente e inquinamento abbiamo bisogno di luoghi ameni per incontrarsi. Un’atmosfera vacanziera aiuta a rilassarsi, a stare bene in compagnia, a fare qualche incontro sentimentale che ti cambia la vita. Ma il mare di Sharm el-Sheikh, in Egitto, è il luogo più sbagliato per un Conferenza sul clima. E’ la punta di diamante turistica di un Paese dove sono calpestati i più elementari diritti, compreso quello al dissenso. E la sostenibilità, senza la democrazia, è la parola più vuota da pronunciare.

Fonte immagine: Cop27/Facebook

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