Questa volta, sembra un miracolo, il gioco di squadra ha funzionato. Come in una partita di calcio combattuta fino all’ultimo secondo, Napoli è riuscita, in pieni tempi supplementari, ad assicurarsi due delle quattro regate della Coppa America 2012-2013, condividendo così con Venezia la sede della più importante regata velica del mondo. Per un giorno, che potrà valere oro nel calendario di una sciagurata città, ha funzionato l’alleanza tra istituzioni governate da forze politiche contrapposte (regione e comune) e imprenditori spesso in conflitto anche al loro interno, e non è andata perduta l’ennesima occasione con gli appuntamenti che possono cambiare il volto di una grande metropoli. Gli effetti a catena della conquista, sebbene in condominio, di un evento di questa portata, sono evidenti: ci saranno lavoro e benefici economici per l’intero ciclo di attività che la Coppa America trascina, e ci sarà finalmente la possibilità di riconvertire in modo definitivo un quartiere strategico di Napoli, quella zona di Bagnoli che dalla fine dell’industria siderurgica si è ritrovata senza un’identità, un ruolo e una funzione, ed è finita sepolta nella palude delle scelte incompiute. Gli sportivi di tutto il mondo punteranno i riflettori, e innanzitutto il potente apparato dei media, sulla città e Napoli potrà riscattare la sua immagine di capitale dell’immondizia che ha sepolto strade e civiltà per mostrare invece i suoi talenti, oltre che i suoi tesori. Non solo una straordinaria occasione di marketing internazionale, dunque, ma anche l’occasione per guardarsi allo specchio e scoprire le potenzialità che pure esistono in un territorio tanto degradato.
Vedremo molto presto se e come gli amministratori locali e gli imprenditori, la squadra che ha vinto la partita per l’assegnazione della Coppa America ai supplementari, riusciranno a mantenere gli impegni presi per attrezzare la città e gli impianti previsti in occasione della prima regata napoletana in calendario nella vicinissima primavera del 2012. Oggi, però, c’è già sul tavolo il risultato di una preziosa sinergia che ha retto alla prova del noto autolesionismo partenopeo: il successo di un metodo che a questo punto dovrà essere replicato. La squadra che ha portato a casa le regate della Coppa America dimostra come, nel rispetto dei ruoli e dell’autonomia di ciascuno, si possano sconfiggere le più croniche malattie dei napoletani, come la tendenza a un’irrazionale guerra tra poveri o la furbesca fuga dalle proprie responsabilità attraverso il meccanismo dello scaricabarile, o come la perdita di qualsiasi senso dell’interesse generale e la ricerca ossessiva del piccolo cabotaggio. Dove ha sempre dominato il potere di interdizione, con il verdetto di ieri ha vinto, una volta tanto, la capacità di collaborare per un concreto e condiviso obiettivo. Alcuni appuntamenti per replicare il metodo-Coppa America, senza rincorrere falsi e ipocriti unanimismi, sono già in calendario. Pensiamo a grandi eventi internazionali, a partire dal Forum della Culture, che possono dare a Napoli, in modo stabile, il ruolo di grande ed efficace città vetrina, a problemi e scelte amministrative che possono essere affrontati soltanto con lo stesso spirito di collaborazione, come la questione dei rifiuti e il futuro di un’altra zona strategica della città, cioè Napoli Est. Il positivo verdetto di Plymouth è un punto di partenza, adesso si tratta di lavorare per la prossima tappa e per un traguardo, il riscatto di Napoli, che non è la speranza di qualcuno ma il sogno di tutti.
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