Riaprire al più presto parchi e giardini. Specie per le famiglie meno fortunate

La loro chiusura è stata una scelta controversa e contraddittoria. Ricordiamoci che gli italiani, in media, vivono in case piccole. E nel verde non ci sono rischi di assembramenti

coronavirus riapertura parchi e giardini

La prima cosa da riaprire, appena possibile? Parchi e giardini. La loro chiusura, avvenuta in modo graduale, disordinato e controversa da regione a regione, è un danno enorme per le fasce di popolazione più deboli. Quelle che tutti dicono di dolere proteggere. I meno ambienti, i bambini, le famiglie numerose, gli anziani.

Stare tutti a casa è una necessità, ma non si è capito fino in fondo il motivo per il quale in quei pochi spazi di permessi che abbiamo (per esempio la passeggiatina entro i 200 metri dall’abitazione) viene preclusa la possibilità di godere del verde, degli alberi, dei giardini. Questa blindatura è ancora più contraddittoria se la mettiamo in relazione alla possibilità che viene concessa di uscire con un figlio piccolo. Per portarlo dove? Non sarebbe proprio il parco il posto ideale?

CORONAVIRUS RIAPERTURA PARCHI

Dicevamo poi della evidente discriminazione. Gli appelli d’autore si sono susseguiti, per settimane, a ritmo incessante. Quante star si sono messe in fila a lanciare appelli per dire a tutti: «Non uscite di casa». Già, ma quali case? Gli autori degli appelli stanno comodi, in case luminose e spaziose, con giardini, terrazzi, balconi. Spazi dove passeggiare liberamente, senza avere l’incubo di auto-reclusione o di un divieto da aggirare. L’italiano medio, invece, vive con tutta la sua famiglia e magari anche con qualche nonno o qualche zio, in circa 80 metri quadrati (il tedesco in 109 e il francese in 112) e ai bambini e ai giovani manca il 40 per cento di spazio rispetto alle rispettive necessità.

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SOVRAFFOLLAMENTO ABITATIVO IN ITALIA

Questi dati (fonte Istat) rappresentano una media, ma basta andare in un qualsiasi quartiere popolare di una qualsiasi città per rendersi conto che cosa il sovraffollamento abitativo degli italiani. Ovvero delle famiglie più penalizzate dalla chiusura dei parchi e dei giardini. Chiunque vive in un quartiere popolare, con più figli in una stanza, ha a una distanza non eccessiva dalla propria abitazione uno spazio verde, un parco o un giardino che, in momenti come il dramma del coronavirus, diventano essenziali. Ossigeno e sfogo.

Diversi sindaci, per esempio Marco Bucci di Genova, che hanno più sensibilità rispetto ai reali stili di vita dei cittadini, giustamente hanno fatto notare un ulteriore punto debole, anche rispetto alla logica, della chiusura di parchi e giardini. Sono gli spazi dove, per loro natura, c’è meno concentrazione e meno rischi di assembramenti. Lo abbiamo visto anche dalle immagini scattate in tante città italiane, con strade affollate di gente e nonostante i divieti. Strade piene, e parchi vuoti. Assurdo.

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Infine, con tutto il rispetto per gli esperti e per il comitato tecnico-scientifico che affianca il governo nelle sue decisioni a proposito del coronavirus, c’è da ricordare che la politica in tempi di emergenza non può sempre nascondersi dietro il paravento delle competenze. Le stesse che poi ignora in tempi di ordinaria amministrazione. Esistono delle decisioni che vanno prese assumendosi delle responsabilità, e facendo delle scelte nell’interesse di chi si rappresenta. Riaprire al più presto parchi e giardini è una di queste decisioni.

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(Nell’immagine di copertina: Villa Ada (Roma). Photo credit: Ackab Photography/Shutterstock.com)

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