Coronavirus, la vitamina D è la più utile. La trovate in alcuni pesci e nel tuorlo d’uovo

La D è una vitamina strategica per rafforzare in modo naturale il nostro sistema immunitario. E aiutarci a prevenire malattie virali. Ma per più dei due terzi arriva dal sole e il resto lo trovate in alcuni cibi

coronavirus e vitamina c

CORONAVIRUS E VITAMINE

Anche le vitamine hanno la loro parte nella battaglia contro il coronavirus. Senza esagerare con le aspettative e senza diffondere notizie che non hanno alcun fondamento scientifico come quella, circolante in Rete, in base alla quale una terapia possibile sarebbe a base di vitamina C e D. Assurdo. Le vitamine, lo ripetiamo all’infinito, non possono sostituire in alcun modo i medicinali, laddove è vero invece che un’assunzione regolare di Vitamina C e D, durante tutto l’anno, contribuisce ad alzare le nostre barriere immunitarie, con una importante funzione puramente preventiva. E senza alcun bisogno di ricorrere agli integratori alimentari, uno spreco assoluto di soldi e di salute, in quanto queste vitamine le possiamo assumere, nelle dosi giuste, da fonti naturali e attraverso l’alimentazione.

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CORONAVIRUS E VITAMINA C

Partiamo dalla vitamina C: le dosi giornaliere non sono eccessive. Il fabbisogno giornaliero è di appena 85 milligrammi per le donne e 105 milligrammi per gli uomini. Basta un’arancia al giorno e i due terzi del fabbisogno vengono coperti, mentre con appena due kiwi si arriva a quota 125 milligrammi. D’estate e in autunno, la vitamina C la possiamo trovare innanzitutto nelle fragole, nelle ciliegie e nei frutti di bosco. Poi ci sono le verdure, i cavoli, i broccoli e un solo un peperone, di un etto, è in grado di coprire le esigenze giornaliere di vitamina C.

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CORONAVIRUS E VITAMINA D

In realtà, la vitamina più adatta a contrastare in termini preventivi il coronavirus è la D che per lungo tempo è stata associata soltanto alle ossa e alla robustezza dello scheletro, in quanto prezioso regolatore del metabolismo del calcio. Non è così. La vitamina D, secondo una significativa quantità di studi scientifici, è molto importante anche come naturale immunomodulante, capace cioè di regolare le nostre difese immunitarie e con ciò proteggerci dalle aggressioni virali. La potente azione della vitamina D si lega in 2.776 punti diversi del DNA ed esercita un ruolo di modificatore di ben 200 geni.

L’importanza della vitamina D, ai fini non della cura ma della prevenzione del coronavirus, sembra confermata anche da un’importante analisi scientifica realizzata sul campo. Due professori dell’università di Torino, Giancarlo Isaia (Geriatria) e Enzo Medico (Istologia) sono andati a studiare tratti comuni e indicazioni cliniche sui contagiati dal coronavirus. E hanno scoperto una maggioranza di persone con carenza di vitamina D, ipovitaminosi D. La ricerca, con tutti i suoi dettagli, è stata affidata all’Accademia di Medicina di Torino che ha definito i primi risultati “molto interessanti”.

Ma dove si trova e come si fa il pieno di vitamina D? La fonte principale (circa il 75-80 per cento) è il sole, dunque bisogna caricarci di vitamina D tra la primavera e l’estate, quando la pelle la sintetizza in grandi quantità. Poi ci sono gli alimenti. I più importanti, per il contenuto di vitamina D, appartengono a tre categorie.  Ci sono innanzitutto latticini, formaggi e tuorlo d’uovo. Poi alcune specie di pesci: salmone, spada, tonno, sgombro. Aringhe e sardine. Infine l’avocado e le bevande vegetali fortificate, dal latte di mandorla a quello di soia.

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DOVE SI TROVA LA VITAMINA D

Considerando la fonte più importante della vitamina D, il sole, con il passare degli anni e con la vita sedentaria, la sua presenza nel nostro organismo tende a diminuire. In particolare ci sono due fattori che rischiano di comprometterla: il poco tempo trascorso all’area aperta, e la massa adiposa che ne blocca la formazione. Ecco perché la vitamina D, nelle dosi giuste, più che con gli inutili integratori alimentari si conquista con i corretti stili di vita. Semplici, chiari ed efficaci. Attorno all’alimentazione, all’attività fisica d a un peso corporeo non eccessivo.

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