Corte dei Conti: La corruzione costa 60 miliardi lanno, condanne solo per 75 milioni

La corruzione in Italia vale circa 60 miliardi di euro l’anno, ma nel 2011 sono state inflitte condanne solo per 75 milioni. Lo afferma il procuratore generale aggiunto della Corte dei Conti, Maria Teresa Arganelli, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Il nostro paese, ricorda la Corte dei conti, “nella classifica degli Stati percepiti […]

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La corruzione in Italia vale circa 60 miliardi di euro l’anno, ma nel 2011 sono state inflitte condanne solo per 75 milioni. Lo afferma il procuratore generale aggiunto della Corte dei Conti, Maria Teresa Arganelli, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Il nostro paese, ricorda la Corte dei conti, “nella classifica degli Stati percepiti più corrotti nel mondo stilata da Transparency International per il 2011 assume il non commendevole posto di 69 su 182 paesi presi in esame e nella Ue è posizionata avanti alla Grecia, Romania e Bulgaria”.

Ma anche sul fronte dell’evasione dell’Iva l’Italia è ai livelli più alti in Europa. Solo in Spagna fanno peggio. Lo ha sottolineato il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, anche lui intervenuto all’inaugurazione dell’anno giudiziario: ”Analisi accurate condotte per l’imposta sul valore aggiunto – afferma Giampaolino – evidenziano per l’Italia un tax gap superiore al 36 per cento, che risulta di gran lunga il più elevato tra i paesi europei con l’eccezione della Spagna, per la quale lo stesso rapporto supera il dato”. E denuncia: “Illegalità, corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese e le cui dimensioni, presumibilmente, sono di gran lunga superiori a quelle che vengono,spesso faticosamente alla luce”.

Per il presidente della Corte dei conti in Italia “sono carenti le misure e le valutazioni ex post circa l’impatto che le politiche pubbliche esercitano sulla dinamica delle entrate e delle spese, mentre grande attenzione è riservata alle proiezioni e alla stima degli effetti attesi dei principali provvedimenti. Cosicché vi è una quasi totale mancanza di documenti e studi – aggiunge – dedicati a verificare a posteriori se, quanto e come abbiano in realtà funzionato gli strumenti impiegati per migliorare il coordinamento della finanza pubblica e la qualità della spesa”.

Critico Giampaolino anche con la trasformazione degli enti pubblici in società. “Spesso tale procedura si riduce – spiega il presidente – a vuota forma o ad artificioso guscio quando le sue regole, flessibili per consentire una gestione efficiente dell’impresa, vengono strumentalizzate da un’amministrazione non orientata all’economicità e, di fatto, esonerata da responsabilità. In un tale quadro la giurisdizione contabile deve necessariamente supplire, in presenza di impiego e gestione di pubbliche risorse, alla mancata adozione dei rimedi societari da parte del socio se non, frequentemente, all’inadeguatezza dei medesimi”.

Ed il presidente della Corte dei conti spiega anche che  ”alla lotta all’evasione deve essere accompagnata la lotta allo sperpero del denaro pubblico”. “Secondo i nostri calcoli – conclude Giampaolino – l’evasione si aggira tra i 100 e i 120 miliardi di euro”.

 

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