Rifugiati, 5 bugie da smontare. Ogni due secondi nel mondo una persona è in fuga. Quante arrivano in Italia

Troppe fake news sui richiedenti asilo. In Italia sono stati 170mila nel 2017, nel 2018 sono dimezzati. La stragrande maggioranza arrivano da paesi africani e non sono islamici. Tempi troppo lunghi per le sentenze. Il bluff della Francia.

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COSA SAPERE SUI RICHIEDENTI ASILO

Ogni due secondi nel mondo una persona è in fuga. Da guerre, carestie, fame, catastrofi, pulizie etniche, cambiamenti climatici. E solo nel 2017 ben 68,5 milioni di persone hanno abbandonato le proprie case per la prima volta. Bisogna partire da questi dati per smontare alcune bugie, e altrettanti luoghi comuni, sul fenomeno globale dell’onda lunga dei richiedenti asilo. L’onda che, per effetto della nostra collocazione geografica, colpisce in modo particolare l’Italia, spesso, diciamo pure quasi sempre, lasciata sola, innanzitutto dai nostri alleati europei. Ma vediamo meglio quali sono le 5 bugie più gravi che circolano anche sul web e alimentano le tensioni con gli stranieri inquinando la discussione sul tema dell’immigrazione e sui provvedimenti che servono per governarla.

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COSA SAPERE SUI RIFUGIATI

L’Italia è invasa dagli stranieri. Semmai è vero il contrario. Nel 2017, e già in questo anno le domande erano in discesa rispetto al periodo 2014-2016, i richiedenti asilo in Italia sono stati 170mila. Nel 2018 le domande si sono dimezzate (- 52 per cento), come dimostrano i dati relativi già al primo trimestre dell’anno. Dunque la tendenza è verso il basso: la pressione dei richiedenti asilo è in decrescita. Ma certamente, considerando il numero globale (una persona in fuga ogni due secondi) non possiamo pensare che l’onda vada ad arrestarsi. È un fenomeno con il quale faremo i conti ancora a lungo, per anni, molti anni. Meglio saperlo e attrezzarsi.

La solitudine dell’Italia. Qui la bugia si mescola alla verità. La seconda è evidente a tutti: anche grazie a uno sciagurato accordo internazionale firmato dal nostro governo, il famoso Trattato di Dublino, l’Italia è spalle al muro di fronte ai rifugiati. Trovandosi circondata dal mare e al centro del Mediterraneo, è chiaro che siamo un luogo di approdo ideale, il più vicino e il più semplice da raggiungere, per quei milioni di disperati in fuga. L’Europa ci lascia soli in quanto non accetta, e alcuni paesi si rifiutano perfino di discuterne, una distribuzione delle quote dei migranti spalmata su tutti i paesi. Però, e qui entriamo nelle sabbie mobili delle bugie, bisogna fare una distinzione tra paesi che comunque sono in prima fila e collaborano e paesi che invece girano la testa dall’altra parte.

Prendiamo il caso di Germania e Francia. Sono i due paesi-guida in Europa, e da loro arrivano spesso lezioni all’Italia, ma i due atteggiamenti sono opposti. La Germania è al primo posto in Europa per numero di richieste di asilo all’anno (198mila), ben sopra l’Italia. La Francia, invece, capofila dei buonisti e delle nazioni che vogliono dare insegnamenti di etica, di morale e di solidarietà a tutto il mondo, è solo a metà classifica (91mila), con la metà delle persone che chiedono asilo sul suo territorio rispetto alla Germania e alla stessa Italia. Qui i conti non tornano e vanno sistemati.

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(Credit: Nicolas Economou / Shutterstock.com)

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FAKE NEWS SUI MIGRANTI

Gli islamici ci invadono. Anche questa è una fake news, se andiamo a esaminare senza pregiudizi i paesi di provenienza dei richiedenti asilo. Nell’ordine, ai primi posti compaiono paesi africani come la Nigeria e il Bangladesh, e soltanto il primo rappresenta una quota dei richiedenti asilo pari al 21 per cento del totale. Per trovare richiedenti asilo da pesi islamici dobbiamo arrivare al terzo posto della classifica, e in particolare al Pakistan, che rappresenta una quota del 9 per cento del totale. Tra l’altro, dalla contabilità delle domande risulta che, in questi casi, di tratta di islamici che sono in dissenso con gli integralisti del loro paese, e in alcuni casi fuggono proprio per evitare di vivere in questo oscurantismo anti-occidentale e anti-cristiano.

Tempi del giudizio e porte aperte a tutti. Torniamo a una mezza verità e a una mezza bugia. La verità è che il meccanismo di esame, con relativo verdetto, dei richiedenti asilo in Italia è troppo lungo, farraginoso e includente. Ciò crea incertezza, non consente di distinguere le persone e le lascia nel limbo dell’incertezza, dove sono anche più esposte alle sirene della criminalità. Tra l’altro questo problema ci viene rimproverato dai nostri partner europei, che in questo caso hanno ragione: l’incertezza delle norme e della loro applicazione apre il varco all’immigrazione clandestina e illegale. O, peggio, al tour dei terroristi che partono da un paese, come l’Italia, e poi si allungano a commettere attentati nel Nord Europa, Germania e Francia. A fronte di un’onda di 170mila domande presentate in un solo anno, gli organismi di valutazione non riescono ad esaminarne più di 22-23mila l’anno. Uno squilibrio insostenibile. L’affollamento dei Centri di accoglienza nasce anche da questo buco nero dei tempi di giudizio: e più si resta dentro queste strutture, meno spazio c’è per chi arriva. Teniamo conto, comunque, che nel mondo ci sono tre milioni di richiedenti asilo che aspettano una risposta.

La bugia clamorosa invece è che apriamo le porte, senza farci troppi scrupoli, a tutti i richiedenti asilo. La verità è esattamente il contrario. Il giudizio di questi tribunali, nel tempo, è cambiato, diventando sempre più severo. Il risultato è che siamo a una media di bocciature pari al 61 per cento, laddove la media nei paesi dell’Ocse è del 54 per cento. Siamo quindi tra i più severi al mondo.

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NOTIZIE FALSE SUI RIFUGIATI

I richiedenti sono delinquenti. Qui oltre alle statistiche contano i fatti. Già i numeri avvertono che questo assioma è del tutto infondato, ma poi se andate a fare un esame più attento e da vicino per rispondere alla domanda «Che cosa fanno i richiedenti asilo?», scoprirete molte sorprese, in gran parte di segno positivo. Recentemente, per esempio, è stato sottoscritto un accordo triangolare tra la regione Sardegna, 3 comuni e 11 associazioni di volontariato per fare lavorare, gratuitamente, ben 250 richiedenti asilo presenti sull’isola. In attività di volontariato sociale: spazzano le strade, puliscono i giardini, assistono gli anziani. È un modello che funziona bene anche in altre regioni, e andrebbe considerato come un format da applicare ovunque.

Tanti, tantissimi richiedenti asilo già ce l’hanno fatta, e in attesa di un giudizio definitivo non stanno con le mani in mano a succhiare denaro pubblico oppure si danno da fare per delinquere. Sono invece integrati, prima ancora del giudizio del tribunale. Qualche storia l’abbiamo anche raccontata su questo sito. Aprono fattorie didattiche, come a Ozzano. Fanno gli agricoltori, in Trentino-Alto Adige. I sarti, in Puglia. E organizzano corsi e progetti da master chef, in Toscana. Quindi sono in tanti a darsi da fare, mentre chi gioca sporco nell’ombra fa parte di una minoranza. Una ristretta minoranza. 

(Credit immagine di copertina: photofilippo66 / Shutterstock.com)

QUANDO GLI IMMIGRATI SI INTEGRANO BENE:

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