Siamo diventati tutti, più o meno, prigionieri della firma digitale. Ovvero un modo con il quale si può dare valore legale ai documenti senza farli circolare materialmente da un posto all’altro, senza attendere tempi di spedizione, senza prendere appuntamenti di persona. Soltanto in via elettronica.
COSTI FIRMA DIGITALE
Questa procedura è molto comoda, per esempio nei rapporti tra il cittadino e la Pubblica amministrazione. Quando dobbiamo firmare un contratto di lavoro per una prestazione professionale. Se c’è da fare una fornitura. In alcuni casi, il meccanismo è andato talmente avanti che alcune aziende non prevedono più la possibilità di firme cartacee, e accettano solo quelle elettroniche.
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FIRMA DIGITALE
I soggetti che in qualche modo monopolizzano questo ricco mercato per creare e poi gestire la firma digitale sono tre: Aruba, le Poste, le Camere di Commercio. Nel mezzo poi ci sono una serie di agenzie che possono seguire la pratica. Sulla carta è tutto molto semplice, e alla fine per una cifra, di fatto equivalente tra i vari, finti “competitor”, circa 50 euro, si riceve un kit per procedere con l’uso della firma digitale.
TASSA FIRMA DIGITALE
Fin qui nessuna obiezione. Una cosa però mi è saltata all’occhio e nessuno mi ha dato una risposta convincente e riguarda la scadenza della firma digitale. Una volta ottenuta con tanto di PIN per l’abilitazione e di scheda magnetica, dura soltanto tre anni. Poi bisogna rinnovare (che cosa, di concreto?) e tirare fuori altri 50 euro. E qui c’è puzza di spreco.
Primo: in base a quale criterio uno strumento del genere ha bisogno di un rinnovo e per giunta a una scadenza così ravvicinata? Un passaporto, solo per fare un esempio, si rinnova per altri dieci anni per consentire la verifica e la conferma di alcune circostanze essenziali (per esempio: la residenza del titolare o la sua età): con la firma digitale che cosa dovrebbe cambiare?
FIRMA DIGITALE, TASSA SULLA SEMPLIFICAZIONE
Secondo: non si capisce il motivo per il quale il costo del rinnovo sia così alto. Se non per il fatto che si sta facendo un regalo ai tre soggetti che in regime di un monopolio svolgono l’operazione per conto dei consumatori.
Terzo: la firma digitale è il classico strumento messo in campo per semplificare la vita del cittadino. Cioè per renderla più semplice, e anche per ridurne i costi. Con il rinnovo obbligatorio della firma digitale invece si segue un percorso inverso e si introduce una sorta di tassa sulla semplificazione. Soldi assolutamente sprecati.
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