I conti non tornano con il servizio di bici in affitto lanciato da Uber in Italia. Costa troppo. E ancora una volta la parola sostenibilità, che in questo caso diventa sinonimo di mobilità condivisa in alternativa all’uso dell’auto di esclusiva proprietà, diventa la foglia di fico sotto la quale nascondere una politica commerciale troppo spregiudicata. E poco conveniente per il consumatore.
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UBER PREZZI
Lo sbarco di Jump by Uber a Roma è avvenuto in pompa magna. Con sindaca e assessori pronti a benedire la potente multinazionale americana che in poche settimane ha messo in piedi una rete di circa 3mila biciclette, sul territorio della capitale, per il servizio di bike sharing a pedalata assistita. Di fatto, elettrico.
Le bici sono belle. Telaio in alluminio, design elegante, cestino molto comodo nella parte anteriore, colore rosso fuoco. D’altra parte hanno funzionato e funzionano nelle principali città americane ed europee: perché non dovrebbe essere la stessa cosa anche in Italia?
Ma l’asino casca e arriva lo spreco quando si fanno i conti con i costi. Abbiamo mandato sul campo alcuni nostri collaboratori che hanno usato il servizio di Uber e poi lo hanno confrontato con analogo servizio per lo sharing di moto e di auto. E qui, come si vede in modo chiaro dai numeri, i conti non tornano.
(Photo credit: Avirut S/Shutterstock.com)
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COSTO ECCESSIVO BIKE SHARING UBER
L’affitto di una bici della rete di Jump by Uber, che ovviamente avviene come al solito attraverso un’app e con automatismi online, ha un costo fisso, al momento dello sblocco, di 50 centesimi ogni volta che si noleggia la bici e poi un costo variabile di 20 centesimi al minuto.
Due obiezioni. Il costo fisso, allo sblocco, è una vera e propria tassa, da non confondere con la tassa di iscrizione a un servizio di car sharing: quella si paga una tantum, e non ogni volta che si affitta un mezzo per muoversi. Seconda obiezione: 20 centesimi al minuto per una bici a pedalata assistita, in città, sono troppi. Non c’è alcuna giustificazione economica, e in termini di costi, che possa rendere congrua questa spesa.
(Photo credit: Kraft74/Shutterstock.com)
COSTO ELEVATO BIKE SHARING UBER JUMP
La conferma del sovrapprezzo, e quindi della speculazione, arriva dal confronto con i costi del car sharing di moto e auto. Per le moto abbiamo preso in esame la spesa per MiMoto scooter: 0,26 centesimi al minuto (praticamente lo stesso importo di Uber la la bici) e 0,01 centesimi per la registrazione (importo ben più basso dei 50 centesimi imposti da Uber). Inoltre MiMoto offre anche una conveniente opzione forfettaria: 4,90 euro, pari a 0,08 centesimi al minuto, per disporre della moto tutto il giorno. A conti fatti, e secondo quanto abbiamo visto da diverse bollette e ricevute il servizio di bike sharing costa più di quello equivalente per le moto. Mentre dovrebbe essere il contrario.
Stesso discorso per le auto. In questo caso abbiamo preso in esame i costi di Car2go, una piattaforma tra le più care, con affitti e servizi di sharing proposti a Roma, Firenze, Milano e Torino, solo per citare le città più importanti. Bene: la Smart Fortwo si paga 0,24 euro al minuto, mentre la Smart Forfour costa 0,26 euro al minuto. L’iscrizione alla piattaforma di car sharing Car2go ha un prezzo di 9 euro, mentre se si opta per un affitto che dura tutto il giorno la tariffa completa è di 13,90 euro. Anche in questo caso, dunque, la spesa è inferiore a quella prevista per la bici a pedalata assistita e non esistono motivazioni economiche. Se non una piccola furbizia da parte di Uber.
(Photo credit: Brain storm images/Shutterstock.com)
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JUMP UBER COSTO
La società americana ha capito due cose. La bici è molto trendy, va di gran moda, è usata in città, in prevalenza, da un pubblico di target medio-alto, pronto, anche pagando un sovrapprezzo, a lavarsi la coscienza con i suoi acquisti green. Ed è cavalcando questo pubblico che Uber conta di fare soldi in Italia. E tanti.
Immagine di copertina: rarrarorro/Shutterstock.com
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