Crisi del maschio: così gli uomini sono sempre più soli

Il maschio ha perso la sua interiorità. Non trasmette più valori. Ed è più solo rispetto alle donne, alla famiglia e persino agli amici

crisi maschio

Dove nasce la crisi del maschio? E perché è sempre più solo? Padre, marito, fidanzato, amante: da qualsiasi angolazione si voglia guardare il fenomeno, depurandolo dei luoghi comuni e non facendo confusione tra maschio e macho, la sconsolante conclusione è sempre la stessa. Qualcosa non funziona più nell’egemonia maschile. E non è detto che in questo ci siano soltanto elementi negativi. Anzi. La crisi del maschio, con lo spreco del potenziale maschile, ha avuto una forte accelerazione con la rivoluzione tecnologica. La tecnologia, né buona né cattiva in partenza, ma mai neutrale, ha rovesciato diversi paradigmi. Tra questi l’interiorità del maschio, completamente svuotata dalla dipendenza dell’apparecchio elettrico ed elettronico, del gadget. L’universo del maschio dalla terra e dalla concretezza del reale si è trasferito nel deserto delle sabbie mobili del virtuale. E il maschio senza interiorità e senza un mondo di riferimento abdica anche alle sue funzioni più elementari. Come quella di trasmettere valori, bussole, punti di riferimento.

Il tramonto del maschio

Chi ha più voglia di trasmettere, anche ai figli, qualcosa che possa fortificare radici e anima, prima ancora del corpo, che con il culto del fitness e del benessere è diventato l’alfa e l’omega di qualsiasi attività maschile? Chi se la sente di affrontare una lunga traversata nel deserto per dare senza contropartite, e non stare sempre ad aspettare di ricevere? Un tempo un padre, uno zio, un nonno, erano le fonti di una trasmissione inesauribile di testimonianze, esperienze e racconti che, come nel caso delle favole, avevano sempre un’implicita morale. Erano loro a trasmettere le basi di etica ed estetica, la scuola arrivava durante e dopo.

La fine del maschio alfa

La fine del maschio alfa, quello dominante, non si è tradotta in un’emancipazione della donna che semmai ha conquistato posizioni grazie alla sua forza e al suo talento, non certo grazie agli uomini. Piuttosto ha portato a un’epidemia di deresponsabilizzazioni. I single sono diventati circa 8 milioni, con un aumento del 40 per cento negli ultimi dieci anni. Il mestiere di padre spaventa, nonostante l’aumento di leggi a favore della paternità, come il congedo parentale. Meglio fare un passo indietro. Avanza invece un’idea della sessualità, cosiddetta “fluida”, sulla quale non sappiamo se piangere o ridere. Non significa nulla, persone con diversi, e contemporanei, orientamenti sessuali, sono sempre esistite. Dall’antichità. Dove sarebbe la novità? Forse nella perdita di legittimazione dell’autorità maschile? Ma allora più che di fluidità bisognerebbe parlare di sclerosi dell’uomo, inteso in senso sessuale.

Me Too e corteggiamento

Sul maschio si è abbattuto il ciclone Me Too. La giusta ribellione delle donne di fronte a fenomeni di abusi, ricatti e violenze da parte del maschio, si è trasformata in un movimento d’opinione, la cui benzina è arrivata da un hashtag, e dunque da Internet, con tutta la potenza moltiplicata dalla viralità. Come sempre, quando i fenomeni di costume partono da uno slancio emotivo di massa e da circoscritti fenomeni di cronaca (le accuse rivolte, nel 2017, al potentissimo produttore cinematografico di Hollywood, Harvey Weinstein, da parte di una serie di attrici), le conseguenze diventano imprevedibili. Così all’indignazione di rito, a una maggiore consapevolezza di quanto e come il sesso possa incidere nelle carriere, specie in alcuni ambienti, si sono accompagnati due risultati a scapito del maschio. Il primo potremmo definirlo come la fine del corteggiamento, sinonimo anche di galanteria. Il maschio, e qui il discorso vale innanzitutto per le nuove generazioni, non vedeva l’ora di liberarsi del piacevole e graduale lavoro della seduzione. Molto meglio la scorciatoia, ancora una volta declinata dalla potenza della tecnologia, dell’approccio online, tutto giocato sul presente, senza slanci, con ruoli opachi e intercambiabili, dove l’iniziativa può partire dall’uomo come dalla donna. Indifferentemente. Esistono diverse piattaforme online, in competizione tra loro, che aiutano a incontrarsi, in termini di coppia, nell’universo del virtuale. Per poi passare in un attimo, senza alcuna tappa intermedia, alla prova del reale, spesso fragile e deludente. La fine del corteggiamento arriva dopo altri necrologi nel catalogo dell’approccio del maschio verso la donna: per esempio, la fuga quando finisce un matrimonio, una relazione, un amore, verso il sistema delle relazioni a pagamento (altro che violenza di Me Too…), scorciatoia perfetta per maschi a caccia di poche responsabilità e possibili alleggerimenti esistenziali. Il secondo risultato è l’onda lunga della demagogia e del politically correct . Guai a fare una battuta impertinente a una donna, ad allungare la mano per una carezza, a lanciarsi verso il bacio a rischio (sarà ricambiato?). Tutto bollato come anticamera del ricatto e della violenza, in una montagna di esagerazioni, mentre la vera violenza contro le donne, a partire dallo scandalo dei femminicidi, continua soltanto ad aumentare.

La rivincita delle donne

Le donne sono riuscite a prendersi, invece, importanti rivincite sul lavoro e nella società. Grazie a qualità intrinseche superiori a quelle dell’uomo, oggi spiccano sul lavoro, e riescono, non più in modo marginale come una volta, a conquistare spazi importanti della società. Meritatamente. Ma anche in questo caso il maschio paga pegno. Nelle coppie giovani capita sempre più spesso che la donna sia avanti rispetto al suo compagno: nella carriera, nei riconoscimenti, nelle gratificazioni. E qualche volta anche nei compensi, nonostante le scandalose differenze di genere negli stipendi, a danno delle donne. Una donna con questa solidità non ha bisogno di aggrapparsi al maschio per trovare la strada dell’autonomia: la percorre prima di lui. Piuttosto, resta l’handicap dei carichi di lavoro che le donne devono ancora subire, abbinando al lavoro gli impegni nella doppia famiglia, la propria e quella di provenienza. La fase nuova è sul piano sociale: le donne sono finalmente in competizione con gli uomini per posizioni e stipendi migliori. E gli uomini dovranno decidere se resistere, chiudendosi, oppure aprirsi, e cedere qualcosa, sulla base di una reciproca convenienza. Qui si gioca la vera partita del MeToo.

La fine della superiorità del maschio

Nella crisi del maschio e nella rivincita delle donne si consuma anche il tramonto di un’ideologia che ha pervaso tutta la cultura dell’Occidente, dai tempi dei grandi filosofi greci. Fu Aristotele, infatti, a teorizzare la superiorità del maschio sulla femmina.  E lo fece sia da un punto di vista biologico sia spirituale. Scriveva Aristotele: “Il maschio è per natura superiore alla donna e la comanda. E lei, inferiore, deve essere comandata”. Aristotele sosteneva che la donna offre la materia, cioè il corpo, e il maschio l’essenza del corpo, cioè l’anima. Da qui una superiorità anche spirituale: i maschi, fornirti di anima, sono superiori alle donne. Questo pensiero sulla superiorità del maschio ha dominato per secoli, e sicuramente metterlo alle corde è merito delle donne e delle loro battaglie.

Autorità in declino

La crisi del maschio è simmetrica al declino dell’autorità. Qualsiasi figura sia destinata a questo ruolo è da tempo in caduta libera. Il padre, l’insegnante, il prete, solo per fare degli esempi. E poiché per secoli l’autorità è stata identificata nel maschio, è lui a subire le maggiori conseguenze di questa evaporazione di funzioni. Domina, anche se si intravedono alcuni segnali di cambiamento, un’ideologia del fai-da-te. Dove tutto è possibile, e tutto è messo in discussione, in una febbre di individualismo narcisista. Il padre diventa un amico, un compagno di giochi. L’insegnate che mette un cattivo voto a un ragazzo, rischia il linciaggio dei genitori. Il prete deve fare i conti con le chiese che si svuotano e con una morale à la carte, con la quale si pretenderebbe di accettare solo le parti di una religione che condividiamo. Dimenticando che la religione è innanzitutto una scelta di fede, dove c’è un tutto, compresa la gerarchia ecclesiale, di valori e di ruoli da accettare.

Perché gli uomini sono sempre più soli?

Infine, nel suo avvitamento il maschio paga un prezzo molto alto in termini di solitudine. Più solo da una famiglia sempre difficile da costruire; più solo rispetto a rapporti di coppia che richiedono anche prendersi qualche responsabilità; più solo persino nei confronti dell’immenso bacino di relazioni costruite attorno all’amicizia. Secondo una ricerca dell’ American Enterprice Institute, tra il 1990 e il 2022 il numero degli amici per gli uomini si è dimezzato. Mentre la percentuale di uomini senza amici veri e intimi è cresciuta al 15 per cento. La famiglia, nella prospettiva dell’uomo vittima della crisi del maschio, non è un traguardo, meglio aggirarla, con una scelta di vita da single (spesso a casa con i genitori) o al massimo con la formula dei “compagno”, la parola magica che serve a prendere le distanze dagli impegni di un coniuge. Il maschio sempre più solo non ha energia e desiderio di impegnarsi davvero nella fatica e nei rischi di un corteggiamento, e qui la soluzione più ricercata è quella degli amori a pagamento, o degli incontri occasionali con le piattaforme di Internet. Tutte scorciatoie di un sentiero che sempre lo stesso capolinea: la solitudine dell’uomo.

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