Cronaca nera in tv, ha ragione Fiorello: ci vuole uno stop. Ma senza altre norme…

Il cinismo della televisione che alimenta orrore e violenza, solo per gonfiare gli ascolti, non va fermato con ennesime leggi e codici. Serve buon senso e responsabilità. Contro una forma di imbarbarimento dell’informazione.

cronaca nera in tv

CRONACA NERA IN TV –

Per carità, non parliamo né di censura né di nuove leggi, regolamenti, codici. No, parliamo solo di buon senso e di responsabilità. Due parole semplici e chiare, che se fossero usate con un tantino di abbondanza in più risolverebbero tanti problemi. Come quello denunciato da Rosario Fiorello, che di fronte all’uso sciagurato, irresponsabile e cinico, che le televisioni, senza distinzione tra servizio pubblico e aziende private, fanno degli episodi di violenza più bieca e più orribile, ha chiesto ai dirigenti dei vari network di scegliere la soluzione più radicale: Basta con la cronaca nera in tv. Fuori dai talk show della mattina, del pomeriggio e della sera, e dentro solo ai canonici telegiornale.

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CRONACA NERA IN TELEVISIONE –

Dico subito che l’idea di Fiorello è allo stesso tempo irrealizzabile quanto però utile e condivisibile. Vi immaginate che cosa accadrebbe tra le varie signore dei talk show se ci fosse davvero un divieto condiviso sui repertori da “lacrime, sangue e ascolti” dei quali questi programmi sono imbottiti? Ci sarebbero le barricate contro la censura, per il diritto dell’informazione, il dovere della cronaca, e tutte queste belle storie, vacue e utilizzate con ben altri scopi rispetto alle nobili dichiarazioni di principio. E ci sarebbe la marcia su Roma da parte delle concessionarie pubblicitarie che vendono quegli spazi tv sulla base degli ascolti, a loro volta gonfiati e pompati dalla cronaca nera. Un circuito che sarà perverso quanto vi pare, ma funziona con queste regole, e nessuno mai, salvo i don Chisciotte di turno e di maniera, potrà immaginare di smontarlo.

Ma se la cronaca nera non si può eliminare dai palinsesti, un meccanismo con il quale porre limiti e freni a questo barbaro cinismo televisivo, a questo spreco illimitato di linguaggio, di parole e di immagini, ci sarà pure. Ed è qui che sono d’accordo con Fiorello e con la provocazione che ha lanciato, almeno per muovere le acque di una palude dove le complicità sono molto estese. L’abuso della violenza più estrema in tv, come nel caso delle comparsate televisive di Ylenia, la donna bruciata e quasi uccisa dal suo ex fidanzato che lei ha già perdonato, produce una serie di veleni. Per esempio: induce all’emulazione (chissà perché l’uso dell’acido contro le donne sembra che vada di moda…), sicuramente, a delinquere, e porta a forma di giustificazionismo o di implicita condivisione. Secondo: altera le regole della civiltà giuridica, come nel caso dell’episodio di cronaca nera che diventa un processo surrettizio e truccato in tv, mentre magari quello in tribunale non verrà mai celebrato. Terzo: rompe qualsiasi confine, qualsiasi argine, tra il bene e il male, e affonda il telespettatore nel lago dell’indistinto. Quarto: semina stress, panico, tensione, tra un pubblico che, specie in certi orari, è formato da anziani e da donne. Tutto questo per un pugno di ascolti, di zero virgola di share, di soldi che arrivano (nei contratti dei conduttori e delle conduttrici come nelle casse delle tv) con la pubblicità.

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CRONACA NERA NEI PROGRAMMI TELEVISIVI –

Basterebbe mettere in fila questi quattro lati oscuri del problema, senza ricorrere ad alcuna metafora moralista, per rendersi conto che l’appello di Fiorello, ripetiamo: Basta con la cronaca nera in tv, ha un serio fondamento. A prescindere dalla popolarità del personaggio e dalle motivazioni che lo hanno spinto a questo gesto. E la risposta, in modo particolare per tutti i canali del servizio pubblico, non sarebbe né complicata né dilazionabile nei tempi se fosse ispirata per tutti, dai dirigenti ai giornalisti, dai direttori di rete ai conduttori e conduttrici dei talk show, a due semplici concetti che ho citato all’inizio: buon senso e responsabilità. Senza i quali non si può fare una buona televisione, rispettosa (come è giusto) delle regole della concorrenza ma innanzitutto dei diritti del pubblico, e si può solo coltivare il peggiore cinismo del tempo contemporaneo.

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