Smonta e separa i pezzi di duecento iPhone in appena un’ora. Daisy, il nome del robot che lavora in un capannone di Breda, nei Paesi Bassi, è un campione del riciclo, capace di scomporre, con un perfetto meccanismo da economia circolare, quasi tutti i preziosi componenti dei vari modelli della Apple.
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DAISY ROBOT CHE RICICLA IPHONE
Il processo di lavorazione di Daisy è interamente automatizzato. Gli iPhone entrano, attraverso un nastro trasportatore, nel robot e vengono identificati da una telecamera. Poi inizia il lavoro di smontaggio, a partire dalle viti inferiori e dalla separazione dello schermo dal corpo del dispositivo. Successivamente viene rimossa la batteria a litio, con un getto di azoto; poi tutte le altre viti, eliminate con un punzone d’acciaio che fa saltare la scocca. Una volta liberi da colla e viti i vari componenti dell’iPhone cadono su un nastro trasportatore. E solo a questo puto interviene la mano dell’uomo, con un operatore che separa i componenti sulla base della diversa tipologia. I pezzi, infine, vanno in dei fusti, proprio sulla base della rispettiva tipologia, e vengono spediti alle ditte che poi li riutilizzano.
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MATERIALI CHE COMPONGONO UN IPHONE
Per avere un’idea delle potenzialità di questa attività da economia circolare, basta tenere presente che ciascun iPhone contiene 14 materiali, dei quali alcuni sono preziosi: alluminio, acciaio inox, carta, cobalto, litio, rame, oro, vetro, plastiche, terre rare, tantalio, stagno, tungsteno e zinco.
APPLE CARBON FREE
Con questa operazione Apple punta a raggiungere due traguardi già annunciati: diventare “carbon free” entro il 2030, e ridurre, attraverso il riciclo dei materiali contenuti in ciascun iPhone smontato, il costo per l’approvvigionamento delle materie prime. Sul primo punto il colosso high-tech americano ha molta strada da recuperare: per anni Apple è stata in fondo alla classifica del Big Five americane in quanto a scelte green e sostenibili. Adesso la tendenza si sta invertendo, e su un MacBookAir la quota di materiali riciclati è al 44 per cento, mentre su tutta la gamma dei prodotti Apple la media è al 20 per cento. In questo modo la società contribuisce a ridurre le estrazioni minerarie che sono una fonte primaria di Co2. Sul secondo punto, il colosso degli smartphone ha la possibilità, in questo modo, di ridurre i costi e aumentare i profitti, grazie a Daisy. Ancora una vota un numero rende l’idea: una tonnellata di schede logiche, modula fotocamera e cavi recuperati dal robot di Breda contengono la stessa quantità di oro e rame che si trova in 2.000 tonnellate di oro e rame estratti dalle miniere.
SMARTPHONE E SPAZZATURA ELETTRONICA
Un ultimo aspetto, ma non certo secondario, della scommessa di Daisy riguarda la riduzione dei rifiuti elettronici, non facili da smaltire. Oltre il 13 per cento della spazzatura elettronica di tutto il mondo è rappresentata dai cellulari, e soltanto nel 2022 ne sono stati gettati via 5,3 miliardi di pezzi e ne restano in circolazione 16 miliardi di pezzi. Uno smartphone vive in media due anni e mezzo, prima di essere sostituito dal consumatore, un periodo che si accorcia quando si tratta di cellulari aziendali. E in tre anni di vita uno smartphone produce emissioni di Co2 pari a 19 chilogrammi all’anno.
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