DANNI DEL PETROLIO IN MARE –
Quando si parla di incidenti ambientali c’è sempre il rischio di essere generici. Poi arriva la cronaca, e ti sbatte in faccia la realtà. Quello che sta avvenendo a Genova è gravissimo: un’esplosione nell’impianto della raffineria Iplom ha determinato lo sversamento di petrolio nel torrente Polcevera. In pratica, si è rotta una tubatura dell’oleodotto che trasporta il greggio dal porto di Genova alla raffineria e centinaia di metri cubi di petrolio sono finiti nelle acque che bagnano la città ligure.
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INQUINAMENTO PETROLIO IN MARE –
Le operazioni di soccorso, come al solito, hanno visto in prima fila l’esercito dei volontari, i veri «angeli» della catastrofi italiane. Ma la moria di pesci e uccelli è inevitabile. Almeno 70 uccelli, anatre, aironi, papere, oche, germani, sono risultati coperti dal petrolio e secondo gli esperti ci vorrà più di un anno prima che la flora del fiume in condizioni di normalità. Intanto, anche il mare che bagna la città è diventato a rischio.
IL DISASTRO DELL’OLEODOTTO A GENOVA SI POTEVA EVITARE? –
La Procura della Repubblica di Genova ha aperto un’inchiesta e ha sequestrato l’impianto oggetto della rottura. Non scriviamo alcuna sentenza prima che arrivi un giudizio della magistratura, ma qualche domanda è lecita. L’impianto funzionava in condizioni di sicurezza? O ci sono stati ritardi e mancanze nella manutenzione di una tubazione così delicata? L’allarme è stato lanciato al momento giusto? Si poteva fare qualcosa per evitare il danno ambientale? Le risposte, prima ancora della sentenza, le vorremmo presto e chiare.
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