Il sonno aiuta il nostro cervello a mantenersi sano, e protegge tutte le sue funzioni cognitive. Un essere umano dovrebbe dormire, serenamente, almeno sette ore a notte, al fine di scongiurare il declino delle facoltà cerebrali e l’arrivo di alcune forme di demenza che di solito si manifestano durante la terza età. Molte persone però soffrono di insonnia, fanno cioè fatica ad addormentarsi in maniera naturale e perciò ricorrono all’uso dei sonniferi, scorciatoie farmacologiche (e quindi chimiche), per poter ritrovare il sonno perduto.
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Rischi
Eppure i sonniferi non rappresentano una soluzione sicuramente valida per il trattamento dell’insonnia cronica, perché gli effetti collaterali ad essi associati possono essere davvero gravi e chi ne fa abuso rischia di danneggiare seriamente il cervello, di incappare in malattie gravi come l’Alzheimer e addirittura di aumentare il rischio di morte prematura. I sonniferi vanno assunti sotto stretta prescrizione medica affinché se ne scelga uno adatto alle proprie esigenze. Tra l’altro, non esagerando con questo tipo di medicinali avrete un enorme risparmio nel vostro budget. Il 17,2 dei farmaci di fascia C (quelli pagati completamente dal cittadino), consumati dagli italiani, riguardano proprio medicinali per agevolare il sonno.
Sonniferi e demenza
I sonniferi classici, come le benzodiazepine, lo zopiclone o lo zolpidem, che hanno un effetto sedativo sul cervello, possono scatenere reazioni nagative rispetto ad alcuni meccanismi che, di solito, si svolgono durante il sonno. In particolare questi sonniferi inibiscono la fase Rem, con effetti pesanti sul riposo cerebrale, che ne viene colpito, e di conseguenza sulla memoria. Le benzodiazepine, in particolare, possono dare una dipendenza che nel tempo aumenta il rischio di demenza.
Il nuovo sonnifero che non crea dipendenza
Molto interesse si è creato attorno a un nuovo farmaco, che l’Unione europea ha autorizzato nel 2022, e agisce in modo diverso da altri sonniferi. Si tratta del daridorexant, un antagonista dei recettori dell’orexina: per quanto è stato accertato finora non crea dipendenza e il suo principio attivo favorisce il sonno inibendo l’effetto dell’orexina, un neurotrasmettitore che stimola lo stato di veglia.
L’abuso di sonniferi puà essere letale?
Un maxi-studio condotto su 484.916 adulti, ha evidenziato che l’uso prolungato di sonniferi incide negativamente sull’aspettativa di vita del paziente. La ricerca, effettuata da un team di esperti dell’Università di Taiwan e pubblicata sul Sleep Health Journal, ha dimostrato che le persone che assumono farmaci per l’insonnia presentano un rischio di morte del 55% superiore paragonato a chi non vi ricorre. Il dato più sconcertante è che, a parità di quantità ottimale di sonno, chi assume sonniferi ha un rischio di morte superiore del 55% rispetto a chi non ne fa uso. In aggiunta, i sonniferi interferiscono negativamente anche con l’aspettativa di vita. Secondo lo studio, per gli uomini l’aspettativa di vita si accorcerebbe di 5,3 anni e per le donne di 5,7 anni.
Come funzionano i sonniferi?
I farmaci prodotti per trattare disturbi dell’ansia o dell’insonnia non sono tutti uguali. A seconda della tipologia di farmaco, o rimedio naturale, il prodotto agisce in maniera differente sull’organismo. In numerosi casi, tuttavia, sono prescritti medicinali che agiscono direttamente sul sistema nervoso. In particolare, in seguito alla somministrazione, il farmaco riproduce l’attività di un importante neurotrasmettitore per il controllo del sonno e dell’umore, ossia l’acido-gamma amino butirrico, meglio noto con la sigla GABA. Nello specifico, il sonnifero va ad agire sui stessi centri neuronali del neurotrasmettitore, potenziandone e prolungandone gli effetti.
I danni per la salute
Vediamo insieme quali sono i rischi legati all’uso, e all’abuso, dei sonniferi.
Tranquillanti a base di benzodiapezene
Tra i sonniferi comunemente prescritti ci sono i tranquillanti, a base di benzodiazepine, sostanze che servono a combattere l’ansia, le convulsioni, gli spasmi muscolari e che generano sonnolenza. Con il passare del tempo, l’efficacia di tali tranquillanti tende a diminuire e induce chi ne fa uso a volerne incrementare la dose per poter ottenere gli stessi risultati goduti all’inizio del trattamento. La dipendenza è dunque dietro l’angolo e gli effetti collaterali sono gravissimi. Tra questi si rilevano le depressioni, i disturbi della concentrazione, la nausea e le emicranie. Aumentano anche gli stati di agitazione e di ansia. Le benzodiazepine non dovrebbero mai essere assunte per periodi prolungati.
Barbiturici
Le benzodiazepine hanno, a poco a poco, sostituito i barbiturici, considerati ormai obsoleti oltre che altamente tossici. I barbiturici sono degli ansiolitici e degli anticonvulsivanti il cui impiego oggi è limitato al campo anestetico. Gli effetti collaterali sono molto gravi: atassia, nistagmo, eccessiva sedazione, turbe della coscienza.
Farmaci Z
I Farmaci Z, o Z Drugs, raggruppano alcune tipologie differenti di sonniferi. Le molecole di questi sonniferi hanno in comune solo la lettera iniziale, la “Z” e sono lo zolpidem, lo zaleplon e lo zopiclone. Anche questi sedativi comportano effetti collaterali serissimi, come allucinazioni, aggressività, incubi, amnesia retrograda e anterograda e mal di testa.
Allergia o intolleranza
I sonniferi possono provocare anche manifestazioni allergiche qualora si sia intolleranti ai principi attivi del farmaco. Le reazioni più comuni sono: vista offuscata, tachicardia, orticaria, raucedine, dolori al petto e sensazione di soffocamento.
Gli effetti collaterali dei barbiturici
I barbiturici sono stati tra i primi sonniferi a essere utilizzati per dormire. Oggi non sono più consigliati per il sonno, e vengono utilizzati contro le convulsioni nel trattamento dell’epilessia. Si tratta di farmaci, infatti, che agiscono sul sistema nervoso, deprimendolo, con un’attività calmante molto potente. L’esclusione dei barbiturici dal perimetro dei sonniferi è legata alle tante controindicazioni di questi farmaci. Tra queste:
- Febbre, con dolori muscolari e articolari.
- Eccessiva sedazione.
- Riduzione progressiva della coordinazione muscolare (Atassia).
- Nistagmo: movimenti improvvisi e bruschi degli occhi, orizzontalmente o verticalmente.
- Stato di confusione eccessivo, specie negli anziani.
- Depressione respiratoria.
- Rallentamento della contrattilità del cuore.
- Perdita di conoscenza e perfino coma.
Come prendere i sonniferi
Il sonnifero, a qualsiasi livello, non è mai un farmaco fai-da-te. Né nella scelta del medicinale, né tantomeno nella sua frequenza. I sonniferi si prendono soltanto su indicazione e con lo stretto controllo del medico, che potrebbe anche cambiare il dosaggio sulla base dei risultati e delle esigenze del paziente. In ogni caso, se il problema è l’insonnia, è consigliato assumere un tipo di sonnifero a breve durata d’azione. In questo modo, non solo si riduce il rischio che insorgano effetti collaterali, ma si favorisce il sonno naturale piuttosto a quello indotto. È da ricordare infatti che due delle maggiori problematiche associate alla somministrazione di sonniferi è l’assuefazione e la dipendenza. È pertanto fondamentale attenersi alle dosi prescritte e non abusare in alcun modo.
Chi prende i sonniferi?
Gli italiani che prendono sonniferi ogni giorno sono 2,6 milioni di persone, pari al 5,8 per cento della popolazione. Coprono una fascia di età che va dai 15 ai 74 anni, quindi con una larga presenza di giovani. In prevalenza si tratta di donne. E dopo gli ansiolitici ed i tranquillanti, farmaci talvolta piuttosto analoghi, i sonniferi sono i medicinali più usati dagli italiani.
I sonniferi naturali
Chi ha difficoltà ad addormentarsi può optare per tutta una serie di sonniferi naturali che non danneggiano l’organismo e accompagnano verso un riposo sereno e senza rischi. I sonniferi naturali si acquistano senza alcuna prescrizione e non comportano alcun tipo di effetto collaterale. La natura accorre in aiuto con piante che sono considerate dei veri e propri sedativi naturali, come la passiflora, la camomilla, il luppolo, la valeriana, la lavanda, la melissa, il papavero della California. Gli estratti di queste pianti hanno un effetto calmante che combatte anche gli stati di ansia. Ottimi anche gli infusi, dalle proprietà rilassanti. I sonniferi a base di erbe hanno un’efficacia ridotta rispetto a quelli di natura farmacologica, ma l’importante è assumerli con costanza perché possono sortire il loro effetto sedativo anche dopo qualche giorno dalla prima assunzione.
Sonniferi e aspettative di vita
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