Piantagioni industriali di olio di palma e di legna per la carta. Sono queste le principali cause della deforestazione in Indonesia, che ha due facce: una diminuzione, dovuta esclusivamente all’arrivo del Covid-19, e un aumento in alcune zone con dati davvero impressionanti.
DEFORESTAZIONE IN INDONESIA
Partiamo dal fatto che la foresta pluviale indonesiana è distribuita su un’area di circa 18mila isole ed è la terza del mondo in questa categoria, dopo quella amazzonica e quella del bacino del Congo. L’ecosistema di questo straordinario patrimonio naturale è unico e ricchissimo. Pur occupando solo l’1 per cento delle terre emerse del pianeta, la foresta pluviale indonesiana ospita il 10 per cento delle specie vegetali, il 12 per cento dei mammiferi e il 17 per cento di uccelli. Qui vivono anche animali rarissimi, a rischio estinzione, come il canguro arboricolo e il dorcopside di Macleay. Un equilibrio vitale tra l’uomo e la natura, tra il clima e l’ambiente, regola la vita delle popolazioni dei 7.468 villaggi al confine con le aree forestali.
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DISTRUZIONE FORESTE IN INDONESIA
Secondo le indagini raccolte dalle immagini dei satelliti, il territorio della foresta fluviale dell’Indonesia si può dividere in due parti. Nella prima, che comprende innanzitutto le isole di Sumatra e di Borneo, la situazione è migliorata e la deforestazione sembra avere fatto un passo indietro. Nella seconda area, ovvero nella provincia di Papua sull’isola della Nuova Guinea, invece il quadro è pesantemente peggiorato e la deforestazione ha avuto una nuova accelerazione. Negli ultimi vent’anni, dal 2001, nella provincia di Papua, nell’est dell’Indonesia, sono stati distrutti 750mila ettari di foresta. Un’area equivalente all’intera regione del Friuli-Venezia Giulia.
DISTRUZIONE RISORSE NATURALI IN INDONESIA
Con quali obiettivi nasce questa distruzione di risorse naturali? Nel 28 per cento dei casi si tratta di fare spazio a piantagioni industriali di olio di palma e di legna per la carta. Nel 23 per cento dei casi le foreste sono vittime dell’agricoltura itinerante. Seguono poi, nell’ordine: il disboscamento selettivo, i progetti urbani, l’espansione di fiumi e laghi, gli incendi, e le attività minerarie.
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