Influenza o coronavirus? Ci sono alcuni sintomi che possono assimilare i due problemi, in attesa di un tampone che faccia chiarezza, mentre altri servono, già nella fase iniziale, a fare chiarezza, e dunque possono risultare molto utili per il medico fornendo elementi decisivi per intervenire in tempo.
Indice degli argomenti
DIFFERENZE TRA CORONAVIRUS E INFLUENZA
Un esempio per tutti sulle evidenti differenze arriva dai risultati di uno studio multicentrico, al quale ha partecipato anche l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, pubblicato sulla rivista Allergy. Sono stati consultati quasi cento medici, in diverse parti del mondo, che hanno risposto alla domanda sui sintomi più frequenti di tre patologie: Covid-19, rinite allergica, comune raffreddore. Nel caso del Covid-19, in particolare, i sintomi specifici alle vie respiratorie sono la perdita dell’olfatto e del gusto, la mancanza di fiato e una tosse intensa.
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DIFFERENZE TRA COVID E INFLUENZA
In entrambi i casi, il contagio avviene principalmente attraverso le goccioline del respiro delle persone infette. Ad esempio quando starnutiscono, , si soffiano il naso o parlano. Anche toccare superfici contaminate dalle goccioline può essere pericoloso, motivo in più per utilizzare i gel disinfettanti, anche fatti in casa. Nel caso del Covid-19 starnuti e naso chiuso sono comuni; con l’influenza arrivano a volte.
COME DISTINGUERE I SINTOMI DEL COVID E DELL’INFLUENZA
Ma abbiamo altri elementi essenziali per fare una distinzione fondamentale e riconoscere il coronavirus rispetto a una normale influenza, anche grave. Ciò aiuta tutti, dalle famiglie agli operatori sanitari, a prendere le contromisure giuste, ad attuare le terapie necessarie, senza sprecare né tempo né risorse umane in questa complessa battaglia contro il virus.
I fattori fondamentali attraverso i quali riconosciamo il coronavirus, rispetto a una qualsiasi influenza (ferma restando che il Covid-19 appartiene comunque alla numerosa famiglia dei virus respiratori), sono tre: la febbre, le difficoltà respiratorie, la tosse. A questi poi vanno aggiunti sintomi minori.
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PRIMI SINTOMI DEL CORONAVIRUS
Ma vediamoli uno per uno, nel dettaglio:
- La febbre
Nel caso di Covid-19 arriva gradualmente, ed è più subdola, mentre con l’influenza è rapida. Poi con il coronavirus non scende. Questo è un campanello di allarme decisivo. Prendete la febbre, la fate sfogare e attorno al 37,5 non scende, anche in presenza di una terapia a base di antipiretici. La sintomatologia persiste dopo 48-72 ore dall’esordio: a questo punto, senza allarmismi, e senza andare inutilmente a ingolfare un Pronto soccorso, è indispensabile consultare il proprio medico generale e fare tutti gli approfondimenti necessari. Nel consulto comprendete anche la ricostruzione dei contatti umani che avete avuto negli ultimi giorni: possono fornire una traccia decisiva per la diagnosi corretta. La centralità della febbre nel coronavirus è stata confermata anche da un importante dato statistico raccolto in Cina, nell’epicentro del contagio, a Wuhan. Qui l’87,9 per cento dei casi avevano febbre che, dopo i primi giorni di terapia con antipiretici, non scendeva.
- Il respiro corto
Il coronavirus, ricordiamolo, è un’infezione respiratoria a carico delle alte vie aeree (naso, seni paranasali, bocca, faringe e laringe. Quindi il virus attacca specifiche parti del nostro organismo. L’effetto dell’attacco, in una prima fase, è il respiro corto, come se fossimo in apnea, e un affanno facile da avvertire. Questi sintomi, sotto forma di affaticamento e mancanza di fiato, arrivano già nei primi 4-5 giorni dell’infezione. Quindi avete il tempo di fare qualcosa e parlarne innanzitutto con il vostro medico generale. Prima che scatti una seconda fase, molto più pericolosa e purtroppo frequente nell’espansione del coronavirus: un attacco ai polmoni, con diverse complicazioni fino alla polmonite, per la quale potreste avere bisogno di una speciale ventilazione. In pratica, il virus, per dirlo in linguaggio semplice, è sceso dalle vie respiratori alte, dove può fare pochi danni, a quelle basse, dove invece i danni possono essere gravissimi.
- Tosse specifica
La tosse in seguito al coronavirus ha caratteristiche molto specifiche: è stizzosa, secca e insistente. Soltanto in seguito, e non sempre, diventa produttiva, ovvero con catarro. Tenetelo presente. Il mal di testa è comune in caso in caso di influenza; raro con il Covid-19. Il mal di gola, invece, è comune con il Covid-19 e arriva soltanto a volte con l’influenza.
- I giorni di incubazione
Nel caso del Covid 19 variano da quattro a dodici giorni; nel caso dell’influenza il tempo che passa tra il contagio e la comparsa dei sintomi è di due giorni.
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A CHI RIVOLGERSI IN CASO DI SINTOMI DA CORONAVIRUS
- Sintomi minori
Una volta presi in considerazione i tre fattori attraverso i quali è possibile già nella fase iniziale riconoscere il coronavirus, è bene tenere presente, magari per completare il quadro clinico da fornire ai medici, alcuni sintomi minori. La loro presenza o meno non è rilevante. Ma va valutata, accanto a febbre, respiro e tosse. Per sintomi minori, nel caso del coronavirus, si intendono essenzialmente il mal di gola e il mal di testa, i brividi per tutto il corpo, nausea, vomito o diarrea. Anche in questo caso evitate l’irresponsabile idea di scelte e diagnosi fai-da-te. Prendete contatto con il medico, raccontate tutti i sintomi, nei particolari, maggiori e minori, e seguite le sue indicazioni.
- Quando arrivano i primi segni del coronavirus
Il periodo dopo il quale siete già in grado di avere tutti gli elementi per valutare i rischi della vostra influenza o coronavirus è di 5-6 giorni. Molto prima, dunque, dei canonici 12-14 giorni entro i quali è possibile l’incubazione del virus.
- Le diverse fasce di età che vengono colpite
Il coronavirus, specie nei suoi aspetti più pesanti e pericolosi, colpisce innanzitutto la popolazione anziana, dai 75 anni in poi, oppure soggetti con patologie croniche pregresse. Al contrario, l’influenza attacca di più la fascia pediatrica, specie quella al di sotto dei due anni.
Tra le paure inutili e sprecate c’è quella di valutare statistiche in modo sbagliato, e descrivere il coronavirus per una malattia devastante in termini di vittime. Non è così. In casi di questo genere quello che conta è il tasso di letalità, ovvero il rapporto tra le persone infettate e i morti. Nei paesi esterni alla Cina il tasso di letalità del coronavirus è tra lo 0,4 e lo 0,8 per cento.
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