Antonio de Curtis, principe della risata, ne era convinto: “La diffidenza rende tristi“. E certamente Totò non sbagliava su un argomento rispetto al quale poteva presentare il conto e l’esperienza del suo immenso talento di attore comico. La diffidenza, un atteggiamento che mescola timore e mancanza di fiducia, scetticismo e pregiudizi, spegne la luce anche del nostro corpo, e si manifesta, in una forma di somatizzazione, con lo sguardo triste, malinconico, la cicatrice di una sconfitta. Ognuno di noi ha tanti precedenti nella vita da poter scrivere un diario sui tradimenti, le delusioni, i rimpianti, che portano dritti a trasformare la diffidenza in una compagna di vita. Un’ombra. Ma ognuno di noi, se riavvolge il film con uno sguardo più aperto, ha anche tanti ricordi di persone che hanno dimostrato, magari in modo inaspettato, qualità e sentimenti straordinari. Uomini e donne che guardavamo con molta cautela e ci hanno sorpreso per il loro valore.
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Cos’è la diffidenza?
Ma perché sta aumentando tanto il tasso di diffidenza? Quali tossine e sprechi si porta dietro questo stato d’animo così scuro? E ancora: è possibile ribellarsi alla propria diffidenza, uscire dalla gabbia che ha costruito attorno alla nostra personalità? Un caso tipico che contiene insieme tutte queste domande è la diffusa diffidenza verso i vaccini, in generale, e in particolare contro il vaccino per il Covid-19. Le evidenza scientifiche che ne mettono in luce la necessità non bastano. I risultati, in termini di vite umane salvate, vanno in secondo piano. La realtà viene negata. Tutto sotto lo stimolo della diffidenza, facile da alimentare con infondate suggestioni che toccano le corde delle nostre paure e delle nostra fragilità. Da qui l’ampiezza, anche in Italia, del variegato popolo dei No Vax
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Perchè si diventa diffidenti?
Quasi l’80 per cento di noi (il 77 per cento per essere precisi) degli italiani sono convinti che “bisogna stare molto attenti nei confronti degli altri” e solo il 21 per cento pensa che “la gran parte degli altri è degna di fiducia”. Da notare, per completare la statistica, che le donne sono ancora più diffidenti degli uomini.
Le cause della diffidenza verso gli altri
Per rispondere alle domande che poniamo a tutta la comunità di Non sprecare, proviamo prima a definire la diffidenza, a renderla attuale nell’era dell’incertezza, del rancore e dell’insicurezza. Si tratta di un sentimento che si può definire attraverso due sguardi, entrambi piuttosto torvi. Da un lato c’è la mancanza di fiducia, il sentirsi poco rassicurato dall’altro, da ciò che fa, dice e pensa; dall’altro versante una somma di timori, sospetti e paure di essere ingannati. Sommate questi due sguardi e avrete una persona buia, che fa fatica a guardarvi dritto negli occhi, ad alto rischio solitudine. Una persona più anziana della sua età, tendenzialmente lamentosa, poco aperta alle relazioni. Ecco quindi che la diffidenza, specie se portata oltre la soglia fisiologica dell’uomo che ha sempre qualche precauzione da mettere giustamente sul tavolo della vita, semina i suoi veleni. L’esistenza si appesantisce, diventiamo stressati, irascibili. Rinunciamo a priori alla possibilità di nuovi rapporti e nuove relazioni, e mettiamo più facilmente in discussione quelle che già abbiamo in qualche modo consolidato. Così la diffidenza ci porta allo spreco di pezzi non proprio marginali di una buona qualità della vita.
I motivi della sfiducia verso gli altri
Per darvi un’idea più completa di questa deriva, molto poco sostenibile rispetto agli stili di vita che noi auspichiamo, vi racconto “l’effetto panchina”. Ovvero, i risultati di una ricerca, realizzata da Web Opinion Analytics che, nell’esaminare i nostri atteggiamenti in materia di socializzazione, ha compilato una statistica a proposito di uomini e panchine. Che cosa succede quando siamo seduti su una panchina e arriva una persona che prende posto al nostro fianco, oppure siede sulla panchina accanto alla nostra (tutte cose frequenti, per esempio, in un giardino o in un parco pubblico): questo è lo scopo dell’analisi. Bene, diciamo che in questo (non) contatto trionfa la diffidenza. Oltre il 40 per cento delle persone interpellate hanno dichiarato di essere interessate ad avere un contatto, semplicemente con la parola, con la persona seduta accanto, sulla stessa panchina. Ma poi, alla resa dei conti, 8 persone su 10 che si trovano in questa situazione, non fanno altro che ignorare, evitare e allontanare l’altro. Non vederlo. E preferiscono socializzare solo esclusivamente attraverso i social. Tra la possibilità di avere una relazione via chat e quella di fare una conoscenza fisica stando seduti su una panchina e avvinandosi all’altro, scelgono sempre la prima soluzione. Mai la seconda, fatta di contatto fisico e non virtuale.
Come comportarsi con una persona diffidente
Visto che siamo circondati dai diffidenti, cerchiamo di prendere alcune contromisure nei loro confronti, specie se vogliamo salvare la qualità del nostro rapporto umano. Non sfidiamoli, non provochiamoli, non mettiamoli nella condizione di sentirsi in un angolo. E diamogli spazio e fiducia. Questo significa, per esempio, non imbarcarsi in discussioni troppo divisive, che possono facilmente degenerare verso lo scontro, e restare su temi generici, anche a costo di rinunciare a qualche utile approfondimento. Non insistiamo con i nostri argomenti, ma restiamo autentici, leali e trasparenti. Sono sempre le armi migliori per relazionarsi con le persone complesse, e alla lunga premiano. Cerchiamo di essere cortesi, gentili, ma senza esagerare, altrimenti il gioco diventa scoperto e la persona diffidente tenderà a chiudersi a riccio. Così come è meglio evitare troppi complimenti, in forma barocca. Insospettiscono anche le persone ispirate dalla fiducia.
Come superare la diffidenza
Lasciamo al mestiere dello psicologo l’approfondimento di un atteggiamento così chiuso, e prendiamo atto che nell’isolamento, alimentato dalla diffidenza e anche dalla dilagante comunicazione umana via Internet, finiamo per sprecare amori, passioni, interessi. Curiosità. Troppa roba per non reagire, anche perché i più colpiti dalla nostra diffidenza potrebbero essere proprio donne e uomini ai quali, per diversi motivi, siamo più legati. Scriveva lo scrittore e filosofo François de La Rochefoucauld: “E’ più vergognoso diffidare degli amici che essere ingannato da loro”. Diffidare degli amici, quindi, è davvero un modo perfetto per perderli, in una lenta agonia di sospetti e paure.
I consigli
Per reagire all’urto, talvolta naturale, della diffidenza, si possono provare tante strade, tante piccole soluzioni, anche di banale buonsenso. Ma preziose ed efficaci. Per esempio: sciogliere la parte più velenosa della diffidenza (la somma di timori, sospetti e paure) nel dolce liquido dell’ironia, della leggerezza, della risata contagiosa. Sdrammatizzare questo stato d’animo buio, proprio mentre incalza. In secondo luogo, più riusciamo ad approfondire una relazione, ad avvicinarci all’altro, a capirne spigoli e angoli, meno rischiamo di scivolare nella zona grigia della diffidenza. L’apertura della testa, in questo caso, può diventare parallela all’apertura del cuore. Infine, non dimenticate mai il malessere che arriva dalla diffidenza. È un danno alla salute, oltre che una perdita di sentimenti ed emozioni di segno più. E allora, se ci tenete al vostro benessere, invece che all’ennesima dieta a tavola, pensate a come digerire bene qualche mal di pancia nei confronti dell’altro. Metabolizzate un comportamento che non vi convince, senza dargli eccessiva importanza. Una volta digerito, guardate avanti, con più fiducia, e con più sorrisi. Sarete diventati, in poco tempo, meno diffidenti e più felici.
Le frasi sulla diffidenza
- La nostra diffidenza giustifica l’inganno altrui (Francois de la Rochefoucauld)
La legge della fisica, a ogni azione ne corrisponde un’altra di segno uguale e contrario, ancora una volta si applica molto bene ai comportamenti umani. La nostra diffidenza è facilmente percepita da chi ci sta accanto. La sente nei toni del linguaggio, nei gesti, persino nell’approccio del nostro corpo. E come si difende dalla diffidenza? Una soluzione, perversa come gli stessi effetti seminati dalla diffidenza, è chiudersi nella corazza degli inganni, proteggersi con la bugia e la dissimulazione ricorrenti. Svuotando la vita della sua autenticità.
- L’approvazione degli altri è uno stimolo dal quale è bene diffidare (Paule Cezanne)
Questo è uno dei rari casi nei quali la diffidenza ha una sua giustificazione. Anche sensata. Avete presente le persone che con estrema facilità ci riempiono di complimenti e di elogi, ci dicono “Ma quanto sei stato bravo…” anche di fronte a un evidente smacco? Ecco: si tratta di opportunisti, poco sinceri, dai quali è meglio prendere le distanze. E non fidarsi.
- Diffidate di un filosofo che sa di sapere (Norberto Bobbio)
Con un marchio d’autore, in questa frase è contenuta tutta la disincantata saggezza di un filosofo nei confronti della sua categoria. La conoscenza non è mai assolutista, deve sempre lasciare qualche margine al dubbio, alla possibilità che il pensiero produca qualcosa di nuovo. Altrimenti, senza questa incertezza, saremmo ancora convinti che tutto gira attorno alla terra.
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