DIFFUSIONE DEL BANCOMAT IN ITALIA
Con mezzo secolo di storia alle spalle, è diventato lo strumento giusto per raccontare una storia che ci riguarda tutti: L’Italia vista attraverso il denaro elettronico. Già con l’atto di nascita, il Bancomat certifica l’esistenza di una doppia velocità, che nasconde molti sprechi e molti vizi, pubblici e privati: quella del mondo che corre e quella di un Paese che fa sempre grande fatica quando si tratta di declinare il verbo modernizzare. Il primo Atm, la macchina che distribuisce il denaro infilando al suo interno una carta magnetica e digitando un codice, debutta a Londra il 27 giugno 1967, mezzo secolo fa appunto. Siamo in un piccolo tempio della finanza, una filiale della Barclays Bank di Enfield, un quartiere a Nord della capitale inglese, e un genietto scozzese, James Goodfellow, inventa l’oggetto che cambierà in modo radicale i sistemi di pagamento in tutto il pianeta. Per il suo brevetto, al quale all’inizio credevano in pochi, Goodfellow fu premiato con un bonus di 15 sterline. Nulla, ma all’epoca l’età dell’oro dei super bonus bancari ancora neanche si immaginava. In Italia, poi, il sistema bancario era la nota «foresta pietrificata» (copyright di Giuliano Amato) e così nel Bel Paese il primo Bancomat si è visto soltanto il 23 novembre 1983. Sedici anni dopo il debutto di Londra.
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UTILIZZO DEL BANCOMAT IN ITALIA
Con i suoi tempi, però, il ceto medio benestante dell’Italia ricchissima di risparmio privato ha imparato a utilizzare il Bancomat come un inseparabile compagno del portafoglio e oggi circolano nel territorio nazionale 37 milioni di carte Bancomat e PagoBancomat, con 842 milioni di prelievi all’anno, e 1,4 miliardi di euro di pagamenti nei vari negozi e punti vendita dove la carta magnetica è accettata. In questa rincorsa, sempre in ritardo, della modernità, gli italiani brava gente e popolo creativo, nel bene e nel male, ci hanno messo il loro marchio di fabbrica. Da un lato, la stragrande maggioranza dei cittadini (quasi l’80 per cento) vorrebbe pagare i conti soltanto con strumenti elettronici, eliminando il contante, dall’altro versante soltanto con i Bancomat in Italia si contano, ogni anno, 21mila truffe. Se ci aggiungete l’uso fraudolento delle carte di credito, avete un’idea del rischio ancora alto, molto alto, rispetto alla trasparenza dell’uso di uno strumento diventato abituale, come il caffè sorseggiato la mattina, nei nostri stili di vita. In mezzo a questa forbice di comportamenti, ci sono poi le banche che, nonostante le tante autorità di controllo e di garanzia, non hanno perso, in molti, troppi casi, il vizietto di tosare i clienti con le commissioni per i prelievi di denaro dagli Atm.
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DATI SU UTILIZZO DEL BANCOMAT IN ITALIA
Insomma: l’Italia del denaro elettronico esiste e resiste, sbanda e al massimo cammina lento pede, mentre ovunque si corre. Svezia e Danimarca sono già due paesi cashless, dove il contante non si usa più. Le transazioni finanziarie con strumenti elettronici in Italia sono il 38,2 per cento per ogni cittadino-consumatore, nel resto dei paesi dell’Unione europea siamo al 97,7 per cento. Questo ritardo ha un costo per il sistema Paese e perfino per il debito pubblico. Il contante, come ricorda la Banca d’Italia, costa 133 euro l’anno per abitante, le carte elettroniche e magnetiche 11 euro. Ed è un ritardo che puzza non solo di sprechi, ma anche di corruzione, evasione e denaro sporco riciclato. Ancora una volta, i grandi mali dell’Italia visti attraverso lo specchio del denaro elettronico.
E, a proposito di conti dello Stato e di prelievi e pagamenti in automatico, la parola Bancomat è entrata perfino nel lessico, e nella prassi quotidiana, della nostra sconquassata finanza pubblica. Anche i governi, i partiti che li sostengono, i sindaci e gli amministratori locali, hanno scoperto la magia del Bancomat, perfetto, dal loro punto di vista, per finanziare gli sprechi della spesa pubblica. Così, appena bisogna rastrellare euro, alcuni strumenti fiscali e alcune sanzioni vengono utilizzati, impropriamente, proprio come il Bancomat: per prelevare soldi, i nostri soldi. Qualche esempio? Le case, la benzina, le sigarette, le multe. Anche qui, più che inseguire la modernità, l’Italia è rimasta inchiodata alla sua più antica e atavica abitudine. Arrangiarsi.
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