In un lungo articolo del New York Times già il titolo racconta tutto: «Un mondo senza insetti». La storia parte da una passeggiata in bicicletta nei boschi a Nord di Copenaghen, del professore Sune Boye Riis, docente di scienze e di matematica alle scuole superiori: andava veloce con il figlio più piccolo, ma in bocca, durante tutta la calda mattinata, non gli era finito neanche un insetto. Possibile? Riis ricordava bene le gite in automobile con i genitori, quando il parabrezza e i fari si ricoprivano di insetti al punto che non si vedeva più nulla.
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DIMINUZIONE DEGLI INSETTI
Da quel giorno Riis, con alcuni colleghi, non si è mai fermato per cercare di studiare sul campo il fenomeno della diminuzione degli insetti, ed è andato girando con i retini sulle automobili per le strade secondarie della Danimarca. Con una preoccupazione in testa: le specie degli insetti sono tantissime, spesso poco appariscenti e quindi difficili da monitorare. Motivo per cui si può individuare l’estinzione di una specie, ma non il calo della sua popolazione. È come prendere atto di una morte avvenuta, senza alcuna possibilità di intervenire con una terapia per provare a scongiurarla in tempo utile.
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IL FENOMENO DEL PARABREZZA
La scoperta di Riis è già da tempo al centro dell’attenzione degli entomologi che, non a caso, l’hanno battezzata come il «fenomeno del parabrezza». Ovvero una progressiva scomparsa degli insetti registrata attraverso la netta diminuzione, innanzitutto nei mesi estivi, degli insetti che si appiccicano sul parabrezza dell’auto. Questo sterminio marcia a un ritmo annuale, secondo gli studi pubblicati su Biological Conservation, del 2,5 per cento, ma si tratta di un numero assolutamente approssimativo. Il 40 per cento delle specie di insetti conosciute è in costante declino, un terzo delle specie è in grave pericolo. E non a caso nell’Agenda 2030 dell’Onu per lo Sviluppo sostenibile, come goal numero 15 compare l’obiettivo di «Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre».
UN MONDO SENZA INSETTI
Nel 2014 la rivista Science ha cercato di quantificare il calo calcolando una sintesi dei risultati di diversi studi scientifici già conclusi: il risultato, per alcune specie monitorate, è stato di un crollo del 45 per cento. Ricerche più specifiche e circoscritte hanno dato numeri ancora più allarmanti. Per esempio, la quantità degli insetti volanti nelle riserve naturali tedesche si è ridotta del 75 per cento nell’ultimo quarto di secolo. Negli ultimi vent’anni la popolazione delle farfalle monarca negli Stati Uniti è diminuita del 90 per cento, con una perdita di circa 900 milioni di esemplari. In Inghilterra il 58 per cento delle farfalle nei campi coltivati sono scomparse in meno di dieci anni, dal 2.000 al 2009.
L’ECOSISTEMA DEGLI INSETTI
Finora sono state catalogate e descritte circa un milione di specie di insetti. Ma gli entomologi pensano che esistano altre quattro milioni di specie «sommerse», ovvero ancora non certificate dall’uomo. Completamente ignorate dalla scienza. Intanto abbiamo 12mila tipi di formiche, 20mila varietà di api, quasi 400mila specie di scarafaggi. A numeri così imponenti, prova tangibile della biodiversità della natura, si associa il rischio che, nel caso degli insetti, i problemi seri, per tutti, arrivino non già con la scomparsa di una specie, ma anche solo con la diminuzione che gli esperti chiamano «estinzione funzionale». Quando la diminuzione di una specie di insetti è tale da essere sufficiente per mettere a rischio la sua funzione all’interno di un ecosistema. Ci sono diversi uccelli e pesci che si nutrono di insetti, e se questi diventano troppo pochi, sorgono problemi di cibo e in generale di alimentazione. Allo stesso modo, nel caso degli insetti una perdita anche solo del 30 per cento della quantità di una specie può essere così destabilizzante da provocare l’estinzione totale di altre specie. E nell’80 per cento dei casi sono proprio quelle che hanno subito questo effetto secondario a scomparire per prime.
CAUSE DELLA DIMINUZIONE DEGLI INSETTI
Quali sono le cause più importanti che stanno portando a un mondo senza insetti, anticamera, secondo gli scienziati più catastrofici nelle loro previsioni, della sesta estinzione di massa? Tre in particolare. La prima riguarda la distruzione degli habitat naturali. Nella aree urbane con la riduzione degli spazi verdi e liberi, nelle campagne per effetto di un’espansione agricola che altera l’equilibrio della vegetazione. In secondo luogo, gli insetti sono minacciati da erbicidi e insetticidi: potentissimi nella loro azione, in grado di seminare veleni mortali che poi restano a lungo. Infine la causa più attuale e anche quella che sta crescendo con maggiore intensità: il surriscaldamento climatico. Anche gli insetti, a ciascuna latitudine del pianeta, sono abituati a vivere ed a riprodursi a certe temperature. Se queste temperature si alzano troppo non riescono più a fare le uova, e con questo la riproduzione rallenta. Ed è quanto sta avvenendo.
L’IMPORTANZA DEGLI INSETTI NELLA NOSTRA VITA
Siamo abituati ad associare gli insetti a una serie di fastidi nella nostra vita. Le formiche mentre stiamo facendo un picnic oppure quando, d’estate, abbiamo lasciato qualcosa in cucina che le attira. Le zecche attaccate al corpo dei nostri animali domestici. Gli scarafaggi, che di solito ci fanno urlare, segnalatori di sporcizia. I ragni in qualche zona della casa, per esempio sotto la doccia, dove si sono create macchie di muffa. Tutto vero. Però siamo completamente ignoranti, ed anche a scuola se ne parla troppo poco, di alcuni funzioni vitali che svolgono gli insetti. Vitali per l’ecosistema e per l’uomo innanzitutto. Gli insetti sono indispensabili impollinatori e riciclatori degli ecosistemi. E sono alla base della catena alimentare. Migliaia di miliardi di insetti, passando da fiore in fiore, impollinano circa tre quarti delle colture delle quali ci nutriamo, un’attività che vale 500 miliardi di dollari all’anno. Mangiando e facendosi mangiare, da uccelli e da pesci, gli insetti trasformano le piante in proteine e favoriscono la crescita di tutte le innumerevoli specie che si nutrono di loro. Ne abbiamo parlato anche sul nostro sito a proposito della diminuzione catastrofica di api e farfalle. Esiste poi un ruolo degli insetti del tutto invisibile, ma non per questo meno essenziale: la decomposizione, che consente il riciclo delle sostanze nutrienti, mantiene sano il terreno, favorisce la crescita delle piante e l’efficiente funzionamento degli ecosistemi.
COME SALVARE GLI INSETTI
L’allarme sulla catastrofica diminuzione degli insetti è ormai condiviso da tutta la comunità scientifica internazionale. Ma che cosa si può fare di utile e di concerto? Qui entrano in gioco la politica e gli organismi sovranazionali, a partire dall’Unione europea. Il vecchio Continente è stato sempre all’avanguardia in questo campo ed è venuto il momento di lanciare progetti di monitoraggio degli insetti su scala transnazionale, europea. La dimensione locale non serve più, e ha già fornito i numeri che in parte abbiamo visto. Più studi porteranno anche a una maggiore conoscenza del fenomeno ed a una nuova consapevolezza dei cittadini sull’importanza degli insetti. Bisogna andare avanti con divieti e riduzioni, a tutto campo, dei pesticidi, cercando invece di incentivare alternative che non pregiudicano i risultati del settore agricolo. E bisogna inventare nuovi spazi per gli insetti: alcuni ricercatori parlano di luoghi come strade, linee elettriche e ferroviarie. E gli stessi privati possono fare tanto: pensate alla moda dell’apicoltura urbana. Inutile dire, infine, che tutte le politiche contro il surriscaldamento climatico porteranno anche, indirettamente, a una riduzione del crollo degli insetti.
Non possiamo scivolare nel pessimismo cosmico e nel catastrofismo, ma non possiamo neanche immaginare che la resilienza sia eterna. Gli insetti hanno il vantaggio di godere una grande fertilità: ma per quanto tempo riusciranno salvarsi grazie a questo dono di Madre natura?
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