Chi riconosce il diritto alla disconnessione

Non si può essere tempestati di mail e telefonate anche fuori dall'orario di lavoro. Lo studio della società Bain & Company: la colpa è dei capi che non sanno organizzare il lavoro. L'ambigua situazione in Italia

diritto alla disconnessione

Qui siamo a un gesto di civiltà: dobbiamo avere, tutti e senza esclusioni, la libertà di scegliere e di potere ignorare mail, messaggi, sms, nel tempo libero. Per esempio, la sera tardi quando finalmente riusciamo a stare con la nostra famiglia o durante un giorno festivo, quando riscopriamo il piacere del silenzio. Si chiama diritto alla disconnessione, e mentre in Francia è scolpito in una legge dello Stato, in Italia è stato introdotto solo da alcuni enti o aziende. Come nel caso dell’università dell’Insubria a Varese: niente messaggi o posta elettronica per tutti i dipendenti dalle 20 della sera alle 7 del mattino.

La colpa sicuramente non è dei lavoratori, a qualsiasi livello, ma dei capi. La valanga di sms, mail e messaggi elettronici che i dipendenti devono leggere anche fuori durante l’orario di lavoro, e spesso nel fine settimana, è davvero insopportabile. Una ricerca appena pubblicata e realizzata dalla società di consulenza Bain & Company, indagando su più di 100 società in tutto il mondo, ha messo il dito nella piaga: sono i capi, i super manager, super pagati, che non sono capaci di organizzare bene il lavoro. E assediano fuori orario i loro dipendenti. E le vittime principali di questa ossessione sono le donne: un motivo in più per uscire dal tunnel. E disconnettersi.

Il diritto alla disconnessione è sacrosanto, abbiamo il diritto, oltre che il dovere, di staccare la spina, di prendere una pausa, di non essere triturati da questa infernale macchina tecnologica che ormai è entrata dentro le nostre vite. Tutti i giorni. Tanto ne abbiamo diritto, se queste comunicazioni riguardano il lavoro che la disconnessione diventa naturale, perfino ovvia, al di fuori degli impegni presi con un’azienda o con il titolare di un ufficio. Certo, tutti possiamo trovarci nella condizione di lavorare in un giorno di festa (a me capita anche frequentemente), ma deve trattarsi di una scelta e non di un obbligo, e comunque nei giorni di festa, in generale, non si lavora. E allora perché bisogna essere martellati da mail ed sms, magari con le parole minacciose di un Capo autoritario e dispotico, al di fuori, dopo o prima, del normale orario di lavoro? Perché una donna che finisce di lavorare e vuole dedicarsi alla sua famiglia, alla sua casa, ai suoi figli, deve poi subire la violenza di essere comunque rintracciabile dal suo ufficio?

Il diritto alla disconnessione è legge dello Stato in diversi paesi, a partire dall’Australia, mentre nell’Unione europea una risoluzione approvata in Parlamento nel lontano 2021 sollecita la Commissione a presentare una direttiva unica per tutti i paesi e per il settore sia pubblico sia privato. Ma finora la disconnessione non è mai stata regolamentata con chiarezza, anche per le pressioni delle lobby industriale, salvo, in Europa, che nel caso della Francia.

Diritto alla disconnessione in Francia

In Francia il tema è talmente sentito che il diritto alla disconnessione è diventato una legge dello Stato. Anzi, fa parte della nuova legge sul lavoro: nessun dipendente di un’azienda, può essere costretto ad essere reperibile, con il telefono o con il computer, dopo e prima dell’orario di lavoro. Quando si stacca, si stacca: punto ed a capo. La legge non prevede sanzioni specifiche, ma lascia aperte le porte al negoziato tra sindacati e datori di lavoro per avere una certa flessibilità sull’argomento. È chiaro, infatti, che in alcuni casi possa essere necessario, se non indispensabile, dare una disponibilità ad essere connessi anche fuori dall’orario di lavoro. pensiamo a un affare che si deve concludere e per il quale si attende una firma o una comunicazione in serata.

Diritto alla disconnessione in Italia

Anche in Italia i ritardi su questa materia sono enormi, e sulla base della legge 81 del 2017, che si riferisce al lavoro agile, il diritto alla disconnessione viene lasciato, come ipotesi, agli “accordi tra le parti”. Un decreto del 2021, però, afferma che spegnere il cellulare e non rispondere, dopo l’orario di lavoro, “non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi”. Ma non ci sono divieti.

Papa Francesco sul diritto alla disconnessione

Molto più esplicita la posizione di Papa Francesco che, in più occasioni, ha chiesto di dare il tempo a tutti i lavoratori di ritemprarsi, stare con la famiglia, divertirsi, leggere, ascoltare la musica, fare uno sport. E non essere assediati h24 dalle richieste dell’azienda e dei propri superiori. Altrimenti, ha detto il Papa, più che di un lavoro, si tratta di una “moderna schiavitù”.

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