Un paese che sta bene? Quello dove i ricchi prendono l’autobus (Gustavo Petro)

Una lapidaria frase dell’ex sindaco di Bogotà sembra una provocazione. Ma in realtà è un incipit sul vero benessere. E sulla necessità, per i più fortunati, di non perdere il contatto con la realtà

GUSTAVO PETRO

Gustavo Petro, ex sindaco di Bogotà, una volta parlando in pubblico a proposito delle diseguaglianze crescenti nel mondo globale, ha detto una frase lapidaria, che dovremmo scolpire tutti, specie chi ha responsabilità politiche e amministrative, nella nostra testa. La frase è questa: «Un paese sviluppato non è quello in cui i poveri hanno le automobili. È quello dove i ricchi usano i mezzi pubblici».

In fondo, è un pensiero molto su misura per la comunità di Non sprecare. Innanzitutto demolisce, con una sola battuta, l’idea che il benessere possa essere solo quantitativo. Solo un pil, un ricavo in crescita, un decimale che sale, un numero più tondo. Come le automobili vendute, che ben fotografano questa non apparente contraddizioni: avere molte auto, troppe auto, significa avere più soldi, ma può significare anche vivere tutti peggio. Intrappolati nel traffico, avvelenati dallo smog, arrabbiati per multe e costi sempre in aumento.

Secondo concetto fondamentale della frase di Petro: la qualità, il benessere di una comunità, un benessere diffuso e non concentrato, si misura per esempio dal trasporto pubblico. Da come funzionano i mezzi per tutti. Se anche i ricchi salgono su una metropolitana, su un tram o su un autobus, allora vuol dire che il trasporto pubblico funziona, e questo è benessere per tutti, non solo per chi ha più soldi e può distrarsi in un autobus, oppure per chi non ne ha e deve necessariamente utilizzare un tram o una metropolitana. Se anche i ricchi, se anche i potenti, prendessero con più frequenza i mezzi pubblici, infine, diminuirebbero il rischio, incorporato nel loro alto livello di vita, di perdere il contatto con la realtà. Con l’altro, con il diverso; con gli altri, con i diversi.

Una regola che vale a maggior ragione per un uomo politico. Se stai chiuso nel tuo bunker del potere, un Parlamento o un Consiglio comunale, una sede di partito come un talk show televisivo, senza mai mettere il sederino caldo su un seggiolino freddo di un autobus, rischi di non capire che cosa passa per la testa di chi poi ti dovrà votare. Perdi il contatto con la vita reale, e con i suoi problemi, e prima o poi ti arriva il conto sul muso: e qualcuno ti manda a casa. A piedi.

La foto di copertina è tratta dalla pagina Facebook di Gustavo Petro

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