Alluvioni, morire di pioggia. Senza prevenzione, senza cura del territorio. E litigando sugli allarmi (foto e video)

La caduta dell'acqua può essere eccezionale: in poche ore ne arriva la stessa quantità di interi mesi. Ma dove sono i piani dei comuni? Perché sugli allarmi meteo finisce sempre a rissa tra comuni e Protezione civile? Quanto contano la distruzione del territorio e il surriscaldamento?

piano per prevenire alluvioni e terremoti

PIANO PREVENZIONE TERREMOTI FRANE E ALLUVIONI

Quando ti arriva sulla testa una bomba d’acqua di 250mm in 12 ore, oppure 110 litri di pioggia per metro quadrato, come è avvenuto a Livorno, a Roma, a Genova e in tante altre parti d’Italia, è chiaro che si tratta di alluvioni potenzialmente devastanti. Comunque. Parliamo, infatti, di precipitazioni non soltanto più intense della norma, come avviene spesso, ma di una quantità di pioggia che di solito arriva nell’arco di diversi mesi, e qui invece si concentra in poche ore.

Chiarita la porta degli eventi-alluvioni, non si può pensare però che ci siano persone, tra le quali anziani e bambini, che in Italia continuano a morire (a Livorno sei vittime tra le quali un bimbo di 4 anni) per la pioggia. Questo non è accettabile, né tantomeno comprensibile. E significa solo che la sulla Prevenzione delle alluvioni, invece di fare passi avanti, stiamo andando indietro. Paurosamente indietro. E qui le colpe dello spreco di vite umane, oltre che di tutela del territorio, riguardano noi, uomini e donne, e non gli eventi.

La prima prevenzione contro alluvioni, terremoti e frane, è infatti la cura e la cura del territorio, la sua manutenzione. Un intervento indispensabile in un Paese come l’Italia in cui oltre l’80 per cento dei comuni sono a rischio idrogeologico. Ben 24mila invece le scuole a rischio sismico. Un Paese in cui ogni volta che si verifica un disastro, una calamità naturale, va in scena un puntuale scaricabarile delle responsabilità e delle colpe.

 

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PIANO PER PREVENIRE ALLUVIONI E TERREMOTI

In secondo luogo, esistono, o meglio: dovrebbero esistere, piani dei comuni approvati dalla Protezione civile. Come rilevano alcuni dati pubblicati qualche mese fa sul settimanale Oggi, circa il 20 per cento dei comuni italiani non ha un piano di emergenza comunale, che per legge dovrebbe trasmettere alla Protezione Civile, per gli interventi necessari in caso di calamità naturale, alluvione o terremoto che sia. Che cosa significa questo buco nella macchina della prevenzione, parola della quale tanto ci riempiamo la bocca ogni volta che contiamo i morti per il Fato? Semplice: di fronte a una qualsiasi emergenza in questi comuni senza piano, nessuno sa quello che deve fare, i cittadini sono lasciati allo sbando, e l’intervento della Protezione Civile si complica dal primo momento, visto che poi bisognerà farlo ad horas un piano di emergenza, con un enorme spreco di risorse, di mezzi, di uomini. E talvolta di vite. Salvo poi andarci a consolare, altro rito collettivo dell’Italia fai-da-te, santificando i soliti eroi del giorno, gli angeli che pongono rimedio ai nostri pasticci, e alla nostra cattiva, ordinaria amministrazione.

PIANO DI EMERGENZA COMUNALE

Quanto più le regioni, i territori, i comuni, sono a rischio, tanto più salgono le percentuali di quelli che non hanno fatto nulla in termini di prevenzione. La Campania è tutta sismica, e deve fare i conti con il rischio Vesuvio: bene, qui solo il 39 per cento dei comuni ha preparato il piano per affrontare l’emergenza. Stesso discorso per la Sicilia, dove si sale al 49 per cento. Comunque le regioni meridionali (anche questo è Fato?), in generale, sono lontanissime dalla Lombardia dove il 78 per cento dei comuni ha fatto il suo dovere. Adesso vorrete anche sapere quali sono i motivi di questa abdicazione al proprio ruolo, da parte di tanti sindaci e amministratori, in un Paese dove il rischio sismico, per fare un solo esempio, riguarda la stragrande maggioranza dei comuni. Ho provato a fare la domanda a qualche sindaco, e vi garantisco che neanche due di loro mi hanno dato la stessa risposta. Chi tira fuori la solita storia della mancanza di risorse, chi dice che il piano è in fase di approvazione e si è fermato per conflitti politici da superare, chi si giustifica con qualche dirigente degli uffici comunali andato in pensione con la paralisi di un pezzo della macchina comunale.

PIANO PER PREVENIRE CALAMITÁ NATURALI

Sapete che cosa penso di queste risposte? Sono tutte balle. Ovvero, sappiamo bene che i comuni sono sempre e comunque a corto di quattrini, ma non possono rinunciare a una priorità assoluta del loro mandato, della loro funzione: ovvero garantire la sicurezza dei cittadini in caso di calamità. È come se dicessero che, visti i problemi dello smaltimento dei rifiuti, loro rinunciano alla raccolta dell’immondizia. Più che giustificarsi, dovrebbero solo dimettersi e tornare a casa senza toccare nulla, altrimenti sarebbero guai, vista la loro incapacità.

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PREVENZIONE FRANE E ALLUVIONI

E infine, ci sono le previsioni e gli allarmi, ormai più che attendibili. E anche su questo versante siamo diventati, in occasione di ogni alluvione, maestri dello scaricabarile, a partire dai Comuni contro la Protezione civile, cioè il contrario di quanto dovrebbe avvenire. Come accade a Livorno dove il sindaco Nogarin ha criticato il livello di allerta, arancione e non rosso, diramato dalla Protezione civile. Una differenza che, per il Comune, ha determinato la messa in atto di un dispositivo di sicurezza diverso rispetto a quello che sarebbe stato previsto in caso di allerta rossa. Da parte sua, la Protezione civile precisa che il proprio compito è diramare l’allerta, poi spetta ai Comuni decidere sugli interventi da attuare.

Nella Capitale completamente in tilt a a causa della pioggia forte che ha messo in ginocchio la città con strade completamente allagate, alberi caduti, stazioni della metro chiuse, interi quartieri senza corrente elettrica, la soluzione prevista dal Campidoglio è stata invece quella di invitare i cittadini a limitare gli spostamenti «ai casi di urgenza» evitando «parchi e aree verdi». E nel X Municipio, nei quartieri Infernetto e Dragoncello, sono stati i residenti a scendere in strada e a provvedere autonomamente alla pulizia dei tombini.

Per non parlare dell’effetto legato al surriscaldamento climatico che, in questo caso il discorso non è solo nazionale, stiamo paurosamente sottovalutando. Non siamo ancora sull’orlo di una catastrofe ma è necessario intervenire immediatamente, come spieghiamo qui.

PREVENZIONE ALLUVIONI

La verità è che questi amministratori “distratti” andrebbero presi per le orecchie, uno per uno, da un’autorità nazionale e centrale, un Ministro, un Premier, un Capo della Protezione Civile, e messi di fronte alle loro responsabilità. O scrivono il piano di emergenza comunale, entro la scadenza fissata dalla legge, oppure vanno a casa e il comune viene sciolto. Allora sì che vedreste questi politici liquidi, senza né attributi né competenze, come scatterebbero sugli attenti, pronti a firmare piani. Invece, nel caos di quella zona grigia che separa poteri locali e nazionali, gli amministratori incapaci (ne abbiamo tanti, tantissimi che invece sono molto bravi e molto competenti), fanno il loro comodo. E se ne fregano dell’emergenza e dei possibili rischi, in caso di calamità, dei loro cittadini. Tanto, male che vada, e se dovesse toccare proprio a loro, c’è sempre il Fato da invocare.

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